[img]/new/e107_images/newspost_images/sinagoga_sabbioneta.jpg[/img]

[b]
Visita a Soragna e a Sabbioneta giugno 2007: notizie e riflessioni per chi non c'era
[/b]
Premetto, le parole non possono valere l'esperienza. Semplicemente, ho cercato di comporre, tra appunti e informazioni, il ritratto della giornata trascorsa, quale piccola aggiunta alla magnifica galleria di immagini, che vi invito a visitare.

Dopo la partenza da Milano, la prima meta raggiunta è Soragna, antico borgo situato tra Parma e Fidenza, il cui nome compare per la prima volta nei documenti di origine longobarda. Si presenta come un piccolo paese dall'atmosfera agreste, dove risalta la maestosa Rocca trecentesca edificata per volere dei Marchesi Bonifacio e Antonio Lupi. Adiacente alla Rocca, un affascinante palazzo del Seicento è la sede del nostro punto di arrivo: la Sinagoga e il Museo Ebraico, fondato nel 1982 da Fausto Levi con l'intento di raccogliere oggetti preziosi e arredi sacri provenienti dai templi, ormai inutilizzati, dei paesi vicini, e preservando così la memoria e la testimonianza della presenza ebraica locale, che risale agli inizi del cinquecento.
Nel 1562, in seguito all'istituzione dei ghetti, gli ebrei vengono invitati da Ottavio Farnese a lasciare le città principali e a trasferirsi nei paesi più piccoli, tra cui Soragna dove, grazie alla tolleranza dei principi Meli Lupi, la Comunità ha modo di vivere in una relativa tranquillità, disgregandosi nel corso degli anni e delle avversità storiche. Inaugurata nel 1855, la Sinagoga di Soragna, in stile neoclassico, rischiarata dalle grandi finestre, è un luogo particolarmente suggestivo. Il soffitto è decorato a stucco da Giuseppe Levi, il matroneo, che ospita una collezione di singolari contratti nuziali, è accessibile da una scala esterna e si affaccia verso la sala con una bellissima grata in ferro battuto. Al piano inferiore, le sale del museo, collocate lungo un corridoio che termina in una pittorsca corte fiorita, offrono approfondimenti culturali e storici dedicati alle tradizioni ebraiche, alla storia locale e alla memoria dell'Olocausto, delle cui vittime Parma conta un unico sopravvissuto.
Percorrendo una strada che s'inoltra nel verde della campagna, raggiungiamo il Cimitero Ebraico, situato alla periferia del paese, e letteralmente immerso nella quieta bellezza della natura. Realizzato probabilmente nella prima metà dell'Ottocento, è costituito da un campo rettangolare cinto da mura e chiuso da un antico cancello in ferro battuto. Il campo appare diviso in due sezioni, di cui una è quasi vuota, le lapidi sono disposte in fle parallele, a tratti consunte, ma ancora leggibili: le sepolture più antiche risalgono alla metà dell'Ottocento, le più recenti intorno al 2000. Forse anche in merito al paesaggio e alla naturale atmosfera di silenzio, è un luogo significativo ed emozionante, quasi surreale, che induce alla riflessione.
Qualche parola merita anche la scelta del ristorante, situato nel centro di Parma, che, in sintonia con l'atmosfera del passato, costante in tutta la giornata, ha rivelato la particolarità di avere sede in una grande casa d'epoca, magnificamente ristrutturata mantenendo sia l'aspetto rustico, sia la struttura di abitazione, con i tavoli disposti nei locali trasformati in piccole e suggestive sale.
L'ultima meta del percorso, raggiunta nel pomeriggio, è Sabbioneta, una vera città-gioiello, risalente al XVI secolo, la cui bellezza si deve a colui che all'epora era il signore del luogo, Vespasiano Gonzaga, architetto militare, la cui arte, tra le mura della cittadina medievale, è visibile ovunque. La Sinagoga di Sabbioneta, il cui ingresso s'apre sotto un caratteristico porticato, risale al 1824, edificata in sostituzione di un'altra più antica di cui non si conosce con certezza la locazione. E' situata all'ultimo piano di un edificio adibito all'epoca ad abitazione poiché, proprio per volere di Vespasiano Gonzaga, in città non fu mai istituito un ghetto, consentendo alla Comunità di espandersi sia culturalmente che economicamente. La sala, preceduta da un atrio, ha mantenuto il proprio aspetto imponente, accentuato dalle decorazioni dell'Aron, cui si accede attraverso un magnifico cancelletto in ferro battuto, probabile rimanenza dell'ignoto tempio precedente, dalle sorprendenti finiture in finto marmo, e dai preziosi stucchi che adornano il soffitto. Nel territorio di Sabbioneta, la cultura ebraica ebbe modo di espandersi e agire liberamente, mantenendo una certa importanza fino al declino economico del paese, avvenuto nel XIX secolo.
Sono convinta che per tutti i presenti, sia stata una giornata speciale, da chiudere nello scrigno dei ricordi.
Potete ammirarne le foto nella sezione della galleria di immagini.

 

Comments are closed.

Set your Twitter account name in your settings to use the TwitterBar Section.