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[b]Articolo pubblicato su L'opinione del 6 luglio 2007[/b]

Magdi Allam si darà alla politica? E soprattutto: è legittimo porsi questa domanda per il vicedirettore ad personam del Corriere della Sera che ha sempre negato di voler fare politica?

Di sicuro c’è tanta gente vorrebbe la nascita di un movimento guidato da Magdi Allam. “Magdi for president” titolava la copertina di “Tempi”, il settimanale diretto da Luigi Amicone e vicino al movimento di Comunione e Liberazione al momento dell’uscita del suo ultimo libro “Viva Israele”. E parlando con tanti ragazzi della base di CL, che lo hanno ascoltato in occasione del pellegrinaggio a Loreto e che sono accorsi alla presentazione di “Viva Israele” a Milano e a Roma, si scopre che questo desiderio è molto diffuso. Il giornalista musulmano che non intende convertirsi al cristianesimo, è popolarissimo nel movimento cattolico. Perché Magdi Allam parla di “realtà” nel senso aristotelico del termine: la realtà esiste al di fuori del pensiero e dell’ideologia, così come i diritti della persona esistono nella realtà e non possono essere negati nel nome del relativismo culturale. Pur nella differenza di religione, la causa di Magdi Allam è la stessa di tanti cattolici “politicamente scorretti” non allineati al buonismo pacifista ed ecumenico.
Anche Yasha Reibman, portavoce della Comunità Ebraica di Milano, in occasione della presentazione di “Viva Israele” ha lanciato l’idea: Magdi Allam sarebbe il miglior ministro degli esteri italiano. La Comunità Ebraica, in genere, sostiene il giornalista egiziano dissidente (incarcerato per motivi politici ai tempi di Nasser) che per primo ha teorizzato la difesa di Israele come primo passo da compiere per promuovere il rispetto del diritto alla vita. Negando il diritto degli Ebrei ad avere una propria terra, le dittature arabe e islamiche hanno giustificato la persecuzione degli Ebrei e dei loro “agenti”, poi la persecuzione dei cristiani e delle minoranze, poi quella delle donne e infine quella dei musulmani moderati. Difendendo il diritto di Israele ad esistere, dunque, si difende anche il diritto universale di vita e libertà di tutti gli individui, un valore che le nostre democrazie trascurano nel nome dell’appeasement e degli affari con i dittatori del Medio Oriente.
Al di là di queste elaborazioni più intellettuali, molti italiani della “porta accanto” seguono con entusiasmo Magdi Allam, intervengono sul forum del Corriere, seguono le sue conferenze con l’entusiasmo con cui si ascoltano i comizi dei leader politici più carismatici. Al Teatro Dal Verme di Milano, in occasione della presentazione di “Viva Israele”, la sala scoppiava di gente, i posti si sono esauriti ben presto, l’ingresso di Magdi Allam è stato accolto da una “standing ovation” di 1200 persone e il suo discorso è stato interrotto da applausi, acclamazioni, cori. Una scena analoga si è ripetuta a Roma, in occasione della manifestazione “Salviamo i Cristiani” in Piazza Santi Apostoli il 4 luglio scorso, dove più volte si è udito il coro “Magdi! Magdi!” scandito in modo ritmato e corale da centinaia di persone e dove ogni frase pronunciata dal giornalista era accolta da scrosci di applausi. A Roma, Magdi Allam è riuscito persino a rubare la scena a Silvio Berlusconi, protagonista per eccellenza, che pure era presente e che in questo caso si è limitato a fare da pubblico. Non c’è nulla di costruito o di organizzato dietro alla popolarità di Allam: si tratta dell’entusiasmo spontaneo di persone che, il più delle volte, non hanno mai partecipato a manifestazioni o a raduni politici. Il perché è chiaro. Il giornalista egiziano, esperto del radicalismo islamico (perché lo ha vissuto sulla sua pelle), è l’uomo giusto che può spiegare a tutti e in termini semplici che cosa è il maggior pericolo che corriamo (il terrorismo), quali sono le sue cause (l’ideologia islamista e il lassismo europeo) e come fare a sconfiggerlo: una rinascita del nostro orgoglio italiano ed europeo. Un qualcosa che i politici attuali, evidentemente, non sanno o non vogliono fare.
Magdi Allam dichiara di non voler scendere in campo, ma i suoi discorsi sono politici, anche se non possono essere ricondotti alla logica dei partiti. Sono politici perché non si limitano a descrivere il problema, ma vanno oltre e indicano una soluzione, tracciano un programma di lungo periodo. Allam fa politica nel momento in cui, nel corso della manifestazione “Salviamo i Cristiani” afferma che: “Siamo qui per sostenere il diritto alla libertà religiosa ovunque nel mondo, sulla base del rispetto della fede altrui e della reciprocità del riconoscimento di tale diritto. Rispetto e reciprocità più volte invocati da Sua Santità Benedetto XVI nel dialogo con le altre fedi che dovrebbe essere il fondamento delle relazioni bilaterali e comunitarie della nostra Europa con il resto del mondo, così come si dovrebbe esigerne l’applicazione all’interno stesso dell’Europa”. Magdi Allam fa politica, nel momento in cui polemizza con il governo (pur senza mai nominarlo) per la sua strategia di appeasement: “Cari amici e cari fratelli, dobbiamo smetterla, come disse Winston Churchill, di continuare a nutrire il coccodrillo con la speranza di essere mangiati per ultimi. Dobbiamo smetterla di andare a braccetto con chi predica e pratica il terrorismo in Libano, nei Territori, in Afghanistan e in Iraq”. Oppure quando traccia una strategia di lungo periodo culturale, oltre che politica: “Cominciamo a occuparci della libertà religiosa a casa nostra. Se vogliamo essere credibili quando rivendichiamo la libertà dei cristiani in Turchia e in Cina, dobbiamo avere la certezza che questo diritto sia rispettato in Italia, in Europa e in Occidente”.

 

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