L'ADI ha aderito con entusiasmo all'iniziativa promossa da Magdi Allam contro la persecuzione dei cristiani. D'altronde non potevamo non esserci.

Stare con Israele infatti, non vuole dire stare con uno Stato solo perché ci è simpatico. Ma vuol dire stare dalla parte della democrazia e della libertà. Per questo militare nelle associazioni pro-Israele – come dice anche il candidato alla presidenza degli USA Barak Obama – è una forma di educazione politica. Chi sta con Israele infatti aderisce a principi di umanità e di democrazia, oltre che di tolleranza facendone la propria bussola. Per questo da parte nostra non c'è stato un attimo di titubanza nell'aderire all'appello di Magdi Allam. Abbiamo anche organizzato una spedizione a Roma nel giorno della manifestazione, per portare di persona la nostra solidarietà ai cristiani perseguitati. Nella piazza Ss. Apostoli abbiamo trovato altri amici, tra cui ragazzi libanesi e pachistani con le loro bandiere. Il nostro presidente Eyal Mizrahi è andato subito a stringere loro la mano con la bandiera israeliana in mano e – contrariamente a quanto qualcuno si sarebbe aspettato – ha ricevuto un'ottima accoglienza. Non dimentichiamo infatti che l'odio contro Israele è nei cuori e nelle menti dei fanatici, non di tutto il mondo arabo-islamico. Stringendo loro la mano, abbiamo chiesto di fare alcune foto con i ragazzi libanesi, proprio a simboleggiare che anche dopo la guerra Israelo-libanese dell'anno scorso la pace è possibile. Questi ragazzi però ci hanno chiesto di non diffondere le immagini ai giornali, poiché avevano paura di ritorsioni una volta tornati in Libano. Questa è la situazione in Medio Oriente: ad essere amici di Israele e a chiedere diritti per i cristiani c'è da rischiare la vita. Anche per questo è doveroso partecipare a manifestazioni come quella di Magdi Allam: per dare voce a chi non può parlare a casa sua. Per non abbandonarli, e per non scambiare il loro forzato silenzio per soddisfazione dello stato in cui vivono. Non dimentichiamo la lezione dell'Unione Sovietica: le interviste e le dichiarazioni della gente che abitava oltre cortina erano sempre favorevoli ai governi. Quando poi sono caduti quei governi dispotici, abbiamo ben visto come le cose stessero in maniera ben differente.
Dal palco della manifestazione a parlare, oltre a Magdi Allam, c'erano rappresentati del mondo evangelico-protestante ed ebraico. I politici erano stati volutamente tenuti tra il pubblico, per evitare di politicizzare troppo l'evento. In questo senso vi è una nota da rilevare, anche se dolorosa: alla manifestazione sono stati soprattutto i politici cattolici ad intervenire. Quasi come se la persecuzione dei cristiani fosse una questione solo dei cattolici. Chissà perché – per esempio – non c'erano tutti quegli attori e cantanti che presenziano sempre alle manifestazioni per i diritti umani. Un errore grave, quasi come se la libertà religiosa non fosse un diritto umano fondamentale come gli altri. Quasi come se le (giuste) campagne pro-diritti umani si potessero fare solo in favore degli "altri" e non anche per i "nostri". A dire il vero, anche i cattolici hanno dovuto aspettare l'appello di un musulmano come Magdi Allam per mobilitarsi. Strane anomalie, quelle sopra descritte, che speriamo vengano sanate nelle prossime occasioni. Quella manifestazione della settimana scorsa infatti, deve diventare solo l'inizio di un nuovo modo guardare alla politica estera. Che deve sempre avere un occhio per i diritti umani, pena la riduzione della politica estera alla pratica della mediazione per la mediazione.

Le foto della manifestazione sono pubblicate nella photogallery del sito ADI

Amici Di Israele

 

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