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[b]Negli editoriali di oggi, 17/11/2007, a pag.3 del FOGLIO, un pezzo dal titolo " I nemici della Palestina ", che dedichiamo anche noi all'attenzione del nostro ministro degli esteri e a quanti la pensano come lui:[/b]

Dopo che le milizie di Hamas hanno disperso con la forza le manifestazioni indette nella Striscia di Gaza per ricordare il rais Yasser Arafat, facendo otto morti e molti feriti, il presidente palestinese Abu Mazen ha abbandonato la prudenza che gli consigliava di tenere aperto un filo di dialogo con la fazione estremista ribelle. Ha pronunciato parole molto nette: “Dobbiamo far cadere questa banda che ha preso il controllo con le armi e sta abusando del nostro popolo”.

Nel clima teso della vigilia del vertice israeliano-palestinese di Annapolis, l’appello di Abu Mazen alla popolazione della Striscia di Gaza perché abbatta la “cricca golpista” di Hamas ha un chiaro significato, non soltanto interno alla dilaniata comunità palestinese. Rappresenta in primo luogo un test per gli amici della Palestina in occidente, alcuni dei quali, forse anche sulla scia di irragionevoli dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, hanno assunto una posizione di ambigua neutralità nella lotta che contrappone il presidente legittimo dei palestinesi alla formazione estremista e terrorista. Se qualche dirigente politico europeo avesse pronunciato le stesse parole di Abu Mazen – Hamas dev’essere abbattuto – sarebbe stato accusato di ogni nefandezza. Quelli che pensano, magari in buona fede, che senza Hamas non si può arrivare a una convivenza pacifica in medio oriente non tengono conto dei dati reali della situazione. Hamas vuole trasformare la Palestina in una dittatura teocratica impegnata per sempre jihad contro Israele, ha compiuto il colpo di stato a Gaza per evitare che si costituisse, sotto la guida del suo leader, un governo di coalizione che stemperasse in qualche modo l’estremismo suoi obiettivi. Non esiste una pace Hamas. Bisogna scegliere tra Hamas speranze di pace, per ardue che siano. Abu Mazen lo sa e lo ha detto modo più chiaro, chissà che prima o non lo capisca anche D’Alema.

Nel clima teso della vigilia del vertice israeliano-palestinese di Annapolis, l’appello di Abu Mazen alla popolazione della Striscia di Gaza perché abbatta la “cricca golpista” di Hamas ha un chiaro significato, non soltanto interno alla dilaniata comunità palestinese. Rappresenta in primo luogo un test per gli amici della Palestina in occidente, alcuni dei quali, forse anche sulla scia di irragionevoli dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, hanno assunto una posizione di ambigua neutralità nella lotta che contrappone il presidente legittimo dei palestinesi alla formazione estremista e terrorista. Se qualche dirigente politico europeo avesse pronunciato le stesse parole di Abu Mazen – Hamas dev’essere abbattuto – sarebbe stato accusato di ogni nefandezza. Quelli che pensano, magari in buona fede, che senza Hamas non si può arrivare a una convivenza pacifica in medio oriente non tengono conto dei dati reali della situazione. Hamas vuole trasformare la Palestina in una dittatura teocratica impegnata per sempre jihad contro Israele, ha compiuto il colpo di stato a Gaza per evitare che si costituisse, sotto la guida del suo leader, un governo di coalizione che stemperasse in qualche modo l’estremismo suoi obiettivi. Non esiste una pace Hamas. Bisogna scegliere tra Hamas speranze di pace, per ardue che siano. Abu Mazen lo sa e lo ha detto modo più chiaro, chissà che prima o non lo capisca anche D’Alema.


 

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