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[b]Esce in Israele il nuovo romanzo di David Grossman, iniziato cinque anni fa e terminato dopo la morte del figlio Uri in Libano[/b]

[b][i](di Davide Frattini e David Grossman – Il Corriere della Sera citato da www.informazionecorretta.it)[/i]
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Cinque anni. Seicento pagine. Sei settimane di solitudine. In mezzo, il buco nero della perdita di un figlio. Quando David Grossman stava lavorando al nuovo romanzo, Uri è stato ucciso. «[i]Il 12 agosto 2006, nelle ultime ore della guerra in Libano, il suo carro armato fu centrato da un razzo, mentre cercava di soccorrere un altro carro[/i]», scrive l'autore israeliano in un testo che ha affidato alla casa editrice e di cui pubblichiamo altri estratti qui a fianco.

«[i]Avevo la sensazione — o meglio il desiderio — che il libro lo avrebbe difeso [/i]», spiega lo scrittore.

Come la protagonista. Il figlio è partito per una missione militare e lei scappa di casa, non può sopportare il tormento del-l'attesa, della cattiva notizia che è certa dovrà arrivare: se lei non c'è — è convinta — l'annuncio non si potrà materializzare e sarà riuscita a salvarlo (il titolo in ebraico è Una donna fugge da una notizia, quello in inglese Fino alla fine della terra).

Anche Grossman si è ritirato fino alla fine della terra, almeno quella israeliana. Tra le montagne della Galilea, al confine con il Libano, a pochi chilometri da dove Uri è morto. «[i]Il libro si svolge per lo più nella natura. Non potevo esimermi da accompagnare i miei personaggi. Sono andato nel punto più a nord. Sei settimane di isolamento lontano dalla città, il piacere del silenzio e degli incontri con altri gitanti occasionali[/i]». Lo scrittore ha vagabondato da solo. La donna del romanzo, Orah, sceglie di partire con un uomo che ha amato, quand'era giovane. Si muovono da una parte all'altra del Paese, mentre lei parla del figlio e ne ripercorre la vita per proteggerlo.

«[b]Si tratta di uno dei romanzi più significativi dalla nascita dello Stato d'Israele[/b]», commenta il critico [b]Menachem Peri,[/b] che ha seguito il manoscritto. La casa editrice Hakibbutz Hameuchad — in Italia il libro sarà pubblicato da [b]Mondadori[/b] — lo porterà nelle librerie fra due settimane in 20 mila copie e nei prossimi giorni il quotidiano
Yedioth Ahronoth, il più venduto, ne anticiperà un capitolo

[b]Una presentazione del romanzo scritta da David Grossman:[/b]

H o cominciato a scrivere nel maggio 2003, sei mesi prima che il mio figlio maggiore Yonathan finisse il servizio militare, e sei mesi prima che il suo fratello più giovane Uri fosse arruolato. Ho scritto di Orah, una donna di circa 50 anni il cui figlio soldato sta per essere impegnato in una importante operazione. Lei fugge da casa per non dover affrontare le cattive notizie che, non ha dubbi, arriveranno. Rifiutando le notizie, forse riuscirebbe anche a impedirle, e salvare la vita del figlio.
Durante la fuga, sulla strada per la Galilea, «dove la terra finisce», prende con sé un uomo, l'amore della sua gioventù e della sua vita, e per giorni e notti vaga con lui, facendo la sola cosa che può fare per proteggere la vita di suo figlio e dargli forza.
Parla di lui, vive la vita di lui.

Uri conosceva bene la trama del libro e i suoi personaggi. Ogni volta che parlavamo al telefono, e soprattutto quando era in vacanza, mi chiedeva che cosa c'era di nuovo nella storia e nella vita dei protagonisti («Cosa gli hai fatto fare questa settimana?», era la sua solita domanda). Ha passato gran parte del servizio militare nei Territori Occupati, in ricognizioni, perlustrazioni, attacchi a sorpresa e blocchi stradali, e ogni tanto mi metteva a parte delle sue esperienze. Ebbi, allora, un'idea — o, più esattamente, un desiderio — che il libro che scrivevo lo proteggesse.

Il 12 agosto 2006, nelle ultime ore della seconda guerra del Libano, Uri è stato ucciso. Dopo che Uri è caduto, dopo la Shiva, i sette giorni di lutto, sono ritornato al libro. Era in gran parte già scritto. Quel che è cambiato, soprattutto, sono i contorni della realtà in cui l'ultima versione è stata scritta.

Il libro ora c'è. Parla delle fatiche della famiglia, dell'essere genitori e del matrimonio, dello straordinario rapporto tra due fratelli, di amicizia e di amore duraturo, e anche dello sforzo, uno sforzo quasi eroico, di tenere assieme il delicato tessuto di una famiglia, la sua pienezza di vita, nel mezzo della violenza, dell'orrore e della singolarità della realtà israeliana.

 

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