[i](Fonte: L'Unità.it)[/i]

[b]È scomparso a Tel Aviv, all'età di 90 anni, Yossi Harel, il comandante della nave "Exodus", la nave che nell´immediato dopoguerra divenne il simbolo della speranza per l´immigrazione ebraica.[/b]

Nato a Gerusalemme nel 1919, col nome di famiglia Yossi Hamburger, Harel fu uno dei protagonisti della lotta degli ebrei contro il mandato britannico sulla Palestina ed ebbe un ruolo importante nel favorire l´immigrazione clandestina ebraica nel paese, sfidando il blocco navale britannico.

A narrarci le peripezie dei profughi dello sterminio ebreo ci ha pensato nel 1958 Leon Uris con il celebre romanzo Exodus, tema ripreso nel libro Il comandante dell´ Exodus di Yoram Kaniuk, incentrato proprio sulla figura di Yossi Harel. A Exodus è dedicato anche un bellissimo film del 1960 di Otto Preminger interpretato da Paul Newman, Peter Lanfoird e Eva Marie Saint.

Alla fine della seconda guerra mondiale il Golfo della Spezia divenne la base di partenza degli scampati ai lager nazisti, uomini, donne e bambini che avevano conosciuto la persecuzione nazista, lo sterminio, la Shoá, l´inferno dei lager, un´esperienza che non fu a lungo raccontabile. E ora guardavano al mare con la speranza di lasciarsi alle spalle l´Europa degli orrori e di raggiungere la "Terra promessa". Dall´estate del 1945 alla primavera del 1948 oltre 23mila ebrei riuscirono a lasciare clandestinamente l´Italia diretti in Palestina. La potenza mandataria della Palestina, la Gran Bretagna, aveva emesso il Libro Bianco del 17 maggio 1939 per regolamentare l´afflusso controllato in Palestina di soli 75mila ebrei in cinque anni. Una misura che fu messa in crisi dalla drammatica situazione europea e contrastata con ogni mezzo dall´"Istituto per l´emigrazione illegale" sorto nel 1938.

L´Exodus, che in origine batteva bandiera americana, mosse da Porto Venere ai primi di luglio del ´47, sostò a Port-de-Bouc, caricò a Sète, fu assalita e speronata dai cacciatorpedinieri britannici davanti a Kfar Vitkin, in vista delle coste della Palestina. Ci furono dei morti a bordo e la nave fu sequestrata dalla Corona. Gli inglesi rimandarono i profughi ad Amburgo, al campo di Poppendorf, un ex lager trasformato in campo di prigionia per gli ebrei. Solo con la fine del mandato britannico i profughi poterono tornare in Palestina, quando la nave, insieme ad altre salpò di nuovo dal Golfo della Spezia, località che non compare nelle carte geografiche israeliana. La Spezia in Israele è infatti indicata col nome di «Schàar Zion», "Porta di Sion".

A soli ventisette anni, Hazel, « sotto la sua responsabilità morale – recita la sua biografia -, e con un audacia che sfiorava l´avventurismo, comandò le quattro navi più grandi della storia dell´immigrazione clandestina, navi sgangherate, con poche lance di salvataggio e senza salvagente, che trasportavano, stipate nelle loro viscere. Masse di gente che avevano perso tutto».

Il comandante dell´Exodus visse a Tel Aviv, conducendo una vita appartata. Tornò dopo sessant´anni alla Spezia per ricevere, nel 2007, il Premio Exodus, il riconoscimento che la città dedica ogni anno a figure che si sono spese nel campo dell´interculturalità e della solidarietà e che abbiano offerto un contributo significativo nell´ottica del dialogo come, per le edizioni passate, lo sono stati Moni Ovadia, Elena Loewenthal, Tullia Zevi, Elio Toaff, Amos Luzzatto e Predrag Matvejevic e Clara Sereni.

 

Comments are closed.

Set your Twitter account name in your settings to use the TwitterBar Section.