[b] LA STAMPA INTERNAZIONALE

28/7/2008 – DOPO IL RICORSO ALLA CORTE SUPREMA[/b]

[b]Si è concluso il braccio di ferro con i palestinesi: saranno loro restituiti 260 ettari di terreno[/b]

Ci sono voluti cinque anni ma alla fine hanno vinto il loro ricorso all'Alta corte di giustizia israeliana gli agricoltori palestinesi. Il ministero della Difesa ha deciso di modificare un tratto di 2,5 km della controversa barriera di sicurezza – definita muro dell'aprtheid dai palestinesi – , avvicinandola così alla linea verde, il vecchio confine armistiziale antecedente il conflitto del 1967.

Secondo Haaretz il nuovo tracciato, pur continuando a passare in territorio cisgiordano, permetterà ai palestinesi di recuperare 260 ettari di terre agricole, nei pressi dei villaggi di Jalamiya e Jayus, vicino a Qalqiliya, nel nord della Cisgiordania. Com'è noto Israele afferma che la barriera, che a lavori conclusi sarà lunga oltre 600 km, è necessaria per prevenire infiltrazioni di palestinesi nel suo territorio e attentati suicidi nelle sue città.

La Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja alcuni anni fa aveva definito illegale la barriera – che in alcuni tratti è formata da un muro di cemento alto diversi metri – in quanto eretta in gran parte in territorio occupato. I palestinesi chiamano la barriera «muro dell’apartheid». Nel tratto controverso la barriera era stata costruita nel 2003, provocando ricorsi davanti all’Alta corte israeliana da parte degli abitanti dei villaggi palestinesi coinvolti. I ricorrenti hanno ottenuto già diverse vittorie legali e due sentenze, nel 2006 e il 2007, hanno sottolineato che il tracciato del «muro» deve dipendere da motivi di sicurezza e non dai piani di espansione degli insediamenti ebraici.

 

Comments are closed.

Set your Twitter account name in your settings to use the TwitterBar Section.