[b]PERCORSO ESPOSITIVO DI FOTOGRAFIE DOCUMENTI VIDEOINSTALLAZIONI CONCERTI
DEDICATO AL 60° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLO STATO DI ISRAELE
2/15 OTTOBRE 2008 FONDAZIONE GIOVANNI COLOMBO PIAZZA SAN MARCO 2 MILANO – INGRESSO LIBERO

Un progetto di Maurizio Turchet | Con la partecipazione di Federico Steinhaus | Anna Jencek | Miro Silvera | Sara Ferrari | Paolo De Benedetti | Haim Baharier | Emanuele Carlo Ostuni | Yevgenya Kimiagar | Oliver Imig | Giovanni Cannata | Yuval Avital[/b]

[b]Promosso dall'Associazione Amici d’Israele | Con il patrocinio di Comune di Milano Zona 1 | Ambasciata d’Israele | Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo | Israele 60 | Comunità Ebraica di Milano | Con il contributo di Easy Israel | Ahava Italia | Keren Hayesod | Con la collaborazione di Beth Shlomo | Room Artecontemporanea | Belforte Editori Librai[/b]

[b]RECENSIONI:[/b]

[b]DANIELA COHEN[/b]

[b]Tributo a Herbert Pagani[/b]

[b]Concerto di musica israeliana nella Basilica di San Marco[/b]

[b]ANTONELLA CAROLI[/b]

[b]Maurizio Turchet. Non solo un fotografo[/b]

[b]Exhibart – Israele Oggi[/b]

[b]Gianmaria Italia[/b]
http://gianmariaitalia.spaces.live.com/[/link]
SERATA TRIBUTO A HERBERT PAGANI

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[b]DANIELA COHEN[/b]

[b]Tributo a Herbert Pagani[/b]

A vent'anni dalla morte di Herbert Pagani, pochi sono stati i tributi riservatigli. Uno glielo regala Anna Jencek, che forse lo ha amato e che certamente è stata una sua grande amica. Lo fa con uno spettacolo-concerto martedì 14 ottobre all'interno della mostra Israele Oggi, una splendida raccolte di grandi fotografie sullo Stato che compie i suoi primi 60 anni, situata all'interno della Chiesa di San Marco, al 2 dell'omonima piazza milanese.

Herbert Pagani era un cantautore capace di esprimersi in italiano come pure in francese. Fu una delle voci di Radio Monte Carlo assieme a Gigi Salvadori, Ettore Andenna, Luisella Berrino e Roberto Arnaldi. Una sua canzone, Ahi … le Hawaii, entrò nel film di Alberto Sordi Amore mio aiutami, con il grande Albertone, una strepitosa Monica Vitti e la regia dal protagonista, nel 1969. Ma furono molte altre le sue canzoni divenute popolari, come Canta che ti passa la paura e Cin cin con gli occhiali. Degna di menzione è anche la sua canzone La bonne franquette del 1974, ripresa in seguito da Fiorello e a lungo jingle musicale dei Club Mediterranée.

Il suo pezzo forte resterà comunque e per sempre L'albergo a ore scritto nel 1970, brano che ebbe problemi con la censura e che era il poetico adattamento italiano dalla versione in lingua francese di Les amants d'un jour, una canzone portata al successo da Edith Piaf in Francia molti anni prima; questa canzone fu poi riproposta anche da Gino Paoli, da Mina, da Ornella Vanoni e da Milva. Negli anni '70 Herbert divenne ancor più popolare grazie all'apparizione in Marco Visconti, uno sceneggiato televisivo diretto da Anton Giulio Majano e
che lo rese ancor più famoso in Italia grazie alla canzone Cavalli ricamati, brano con cui si concludeva ciascuna puntata e che lui, al termine dell'ultimo episodio dello sceneggiato, eseguì dal vivo.
Anna Jencek sta proponendo la realtà della sua vita e canterà diversi brani dello scomparso cantautore, mentre su uno schermo saranno proiettati alcuni filmati sulla vita dell’artista. L'idea è che venga ricordato come cantante, come performer e con i suoi discorsi sionisti, in particolare quello sul 40esimo anniversario dello Stato d'Israele, pronunciato 20 anni or sono eppure ancora attualissimo. Anna Jencek si è fatta conoscere cantando poesie di Saba musicate in modo molto dolce. L'evento sarà arricchito dalla presenza di un pianista e di una danzatrice che ne seguirà la musica. Miro Silvera parteciperà per dire alcune cose su Herbert Pagani e ricordarne la figura di uomo pacifista e di convinto ecologista. Pagani infatti creò 'Megalopolis', un prodotto musicale ma anche un piccolo movimento politico, con ironia grottesca ma sempre sensibile ai temi di quella che oggi si chiama 'sostenibilità'. A causa di un brutto male, è scomparso a soli 44 anni nel 1988 negli Stati Uniti, dopo essere stato pittore, attore, cantante, poeta, scultore, disc jockey e, soprattutto, un uomo che tutti avrebbero voluto per amico.


Concerto di musica israeliana nella Basilica di San Marco
[b]Un articolo di Daniela Cohen[/b]

Nella splendida Chiesa di San Marco, edificata a metà del ‘200 nel cuore di Milano, ospita dal 2 al 15 ottobre un magnifico percorso di fotografie dell’artista multimediale Maurizio Turchet, scattate in Israele l’estate scorsa durante un viaggio celebrativo per i 60 anni di questo piccolo Stato. Oggetti rari come monete, libri, francobolli, raccolti in una preziosa collezione di Federico Steinhaus, appaiono in una sala adiacente, con video installazioni e altri eventi organizzati con passione da Eyal Mizrachib, presidente dell’associazione Amici di Israele che ha saputo trovato appoggio sia presso la zona 1 sia nelle sfere ecclesiastiche. Tra gli eventi, tutti da non perdere, il primo avviene sabato 4 ottobre, con l’esibizione gratuita alle 20:30 di una cantante dalla voce molto interessante, bruna, alta, giovane e bella, Yevgenya Kimiagar. Le ho parlato e la prima cosa che mi ha colpita, oltre al suo aspetto entusiasta, sorridente e interessante, è l’essersi presentata come ‘Eugenia’. Più semplice.

Sappiamo che ti esibisci con un pianista tedesco, Oliver Imig e un contrabbassista italiano, Giovanni Cannata e che il titolo del concerto è Canti di giardino chiuso. Cosa canterai?
Io amo la musica ebraica e la canto utilizzando un programma molto vario, che utilizza compositori israeliani a partire da quelli che operano nel classico ma con un’aria tratta da opere molto rare, forse mai incise. Mi piace la ricerca musicale.

Beh, ma se parli di opere mai incise, tu come ne sei venuta a conoscenza?
Io le ho conosciute grazie a un ricercatore universitario italiano, che aveva fatto un lavoro proprio sulle opere belle ma sconosciute, come quelle di Jacob Weinberg. Una in particolare si intitola Haaluzim, che significa i pionieri, i primi arrivati in Israele. Poi cìè una canzone basata sulle parole del Cantico dei Cantici e infine un’idea, che consiste nel tradurre testi dall’ebraico in italiano in modo di permettere a tutti di capire cosa significano queste liriche.

Te ne sei occupata tu?
Io in italiano non sono troppo brava ma mi ha aiutata Salvatore Terranova, un insegnante di storia, appassionato d’opera che suona pure il pianoforte molto bene. Insieme abbiamo cercato di non perdere la bellezza dell’originale.

Come hai conosciuto questo personaggio?
Ah, ah, è stata una cosa strana. Vedi, sono amica di Oliver Imig che studia all’Accademia della Scala e tutti e due conosciamo un violoncellista finlandese col quale ho studiato all’Accademia di Musica di Gerusalemme. L'ho visto all’improvviso in metropolitana e ci siamo abbracciati, entrambi sorpresi dall’incontro imprevisto. Salvatore Terranova organizza concerti a casa sua per un ristretto cerchio di amici appassionati di lirica e vi sono stata invitata per cantare una sera con una mia amica. Lì Salvatore dice di avermi già sentita nominare: il contrabbassista finlandese è il suo migliore amico e gli aveva raccontato dell’insolito incontro in metropolitana! Molto bello.

Che succede nel campo della musica ebraica oggi?
Molti compositori ebrei assai noti un tempo venivano dalla Germania e hanno fatto scuola per tanto tempo, ma oggi in Israele si sta formando una nuova cultura, che definirei davvero israeliana. Un tempo si sentiva molto la differenza fra le musiche sefardite, quelle tedesche o quelle russe, oggi invece si cerca di creare una musica tipica israeliana.

E’ questo che sentiremo stasera?
Io mi occupo più di musica lirica, però in questa occasione mi è piaciuto tornare indietro e cantare canzoni ebraiche e israeliane, come quelle che si cantava quando si era bambini.

Ricordo agli interessati che fra gli altri eventi c’è la lezione di ermeneutica biblica del cabalista Haim Baharier domenica 5 alle 11:00. Martedì 7 alle 18:30 Miro Silvera legge Forte come la morte è l’amore, 3000 anni di poesia d’amore ebraico, con l’introduzione di Sara Ferrari. Sabato 11 dalle 19:00, degustazione di vini israeliani e, alle 20:30, Emanuele Carlo Ostuni offre la voce a letture scelte. Martedì 14 alle 20:30 si svolgerà un Tributo a Herbert Pagani, amatissimo cantante scomparso da tempo, con Anna Jencack e l’intervento di Miro Silvera. Infine mercoledì 15 alle 11:00 Paolo De Benedetti chiuderà con un saluto la mostra e gli eventi celebrativie. Chi vuole saperne di più può linkarsi a www.amicidisraele.org o a questa pagina web della Rete Civica di Milano: link: http://fc.retecivica.milano.it/Novita'/Ebraismo/S0955D8D7-0955D98F?WasRead=1.

[b]ANTONELLA CAROLI[/b]
http://tuttoasoqquadro.blogspot.com
MARTEDÌ 7 OTTOBRE 2008
[b]Maurizio Turchet. Non solo un fotografo[/b]

Certo, che dire..
Fin'ora su questo blog, si sono susseguiti artisti più o meno giovani, quasi all'inizio della loro esperienza di vita e di lavoro, di creatività, sacrifici e incomprensioni.
La qual cosa, la mancanza di esperienza, quella vera, straordinariamente incisa sulla pelle, non determina necessariamente il valore di un 'opera ma.. verosimilmente se c'è, ne conferma una dato.
Mi trovo ora, un po' inesperta e ancora impacciata, a descrivere l'opera di un artista compiuto.
Una persona che vive ogni giorno, da tempo, l'arte, quasi come fosse una vocazione.
E' indubbio che,dal mio modo di discorrere si evince che conosco questa persona, e che il racconto di certe cose vissute, che molti studiano sui manuali, in parte mi guida. Non è facile non pensare che le strade artistiche che s'incontrano nella vita, e Maurizio ha ad esempio incontrato Fluxus, quello di Yoko Ono ( per i meno esperti ) o di Gianni Emilio Simonetti per quelli che meno, non interagiscano con quelle proprie, non quando si è sorpassato il limite della loro trasfusione in noi.
Non posso, anche dopo aver parlato con l'artista, omettere quanto non la foto, ma il viaggio, non il viaggio, ma il percorso individuale e artistico che ha portato a farlo e ancora non questo ma tutta una vita possa essere responsabile di certi scatti di adesso. Non posso per Maurizio considerare le foto come una fatto a sè. In parte sono degli happening, vanno visti come tali.
Una persona che nella sua vita medita su come dare una senso all' espressioni colte al massimo del loro personale e singolare valore estetico, non può non essere un artista.
Mi spingo oltre; a quel punto di assorbimento di una vita votata all'estetica delle forme e del pensiero ci può volere anche poco per comporre un 'opera d'arte. Non mezzi sofisticati- l'esperienza semplifica- non un'idea che sorprenda senza colpire, non un'esecuzione perfetta e sterile: l'armonia di un 'opera d'arte ci raggiunge da sè.
Parliamo allora di queste fotografie, contingentemente nate da un viaggio in Israele per il suo sessantesimo anno di vita e promosse dall' ADI; si tratta di un viaggio, certo, in una terra altra e diversa.
Il viaggio testimonia la terra, che ognuno afferra secondo il proprio vissuto, valutandone progresso e tradizione secondo i proprio parametri.
Ma che succede quando un 'immagine dai colori vistosamente pop è lì a rinnovare la tradizione, quando ci trasmette intensamente la possibilità di star comodamente a guardare un altro punto di vista interiore, magari di un oggetto, magari di un muro di strada, di una stele, di una roccia, di una semplice "tavola" apparecchiata?
Riceviamo l'immagine. Riceviamo la tradizione. Riceviamo il vissuto di un artista che ha vissuto tradizione e progresso.
Riceviamo ancora, senza rendercene conto, i colori di un 'epoca, l'incontro con un paese fisico e spirituale, la memoria di un viaggio non solo…in Isreale. Certe cose non si possono materialmente quantificare. E' un valore e un disvalore; un valore perchè di certo, non ora non qui, ci hanno dato qualcosa che rimarrà nella nostra "memoria storica", di testimoni del nostro tempo; un disvalore perchè la gente le sottovaluta.
Provate ora a guardare queste foto,
attentamente come se leggeste un libro di storia contemporanea illustrato da un artista della storia dell'arte.

 

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