[b]una conferma del valore della Bibba come documento storico

Testata:Corriere della Sera – La Repubblica
Autore: Davide Frattini – Ethan Bronner
Titolo: ««Abbiamo le prove: Davide fondò un grande regno» -La città fantasma del regno di Davide»[/b]

Dal CORRIERE della SERA del 31 ottobre 2008, riportiamo una cronaca di Davide Frattini su una scoperta archeologica che confermerebbe l'attentibilità della Bibbia come documento storico, e in particolare l'esistenza del regno di Davide, il re che avrebbe unificato i regni di Giuda e di Israele.

GERUSALEMME — Le torri dell'alta tecnologia sono i giganti moderni che si innalzano sull'orizzonte della valle di Elah, dove Davide — racconta la Bibbia — ha sconfitto Golia con un colpo di fionda. Le nuvole basse avvolgono le pietre delle mura e i passaggi tra le fortificazioni. Due ettari di area archeologica che potrebbero diradare la nebbia attorno a uno dei periodi più controversi per i ricercatori.
Yosef Garfinkel, docente all'Università ebraica di Gerusalemme, è convinto di aver trovato qui, tra le colline vicino a Beit Shemesh, conferme al Vecchio Testamento, alla pagine dedicate al X secolo avanti Cristo. Allora, Davide avrebbe unificato i regni di Giuda e Israele, aprendo la strada al figlio Salomone e all'espansione del suo potere su una regione che andava dal fiume Nilo all'Eufrate.
Storia, religione e politica si mescolano tra la polvere degli scavi. Il movimento sionista ha mitizzato il regno di Davide come l'antenato glorioso dello Stato d'Israele. Il sito del ministero degli Esteri presenta il periodo come un fatto storico senza citare i dubbi degli studiosi. Fino ad ora, gli archeologi hanno potuto recuperare solo reperti limitati che provino il racconto biblico di quell'epoca. Alcuni sostengono che il regno di Davide sarebbe stato solo una piccola comunità. «Le costruzioni che abbiamo trovato a Hirbet Qeiyafa — replica Garfinkel — non possono essere il risultato di un'iniziativa locale. Muovere le duecento tonnellate di pietre utilizzate per le mura era un lavoro troppo grande per i cinquecento abitanti dell'area. Doveva esistere un regno organizzato».
Gli scavi sono sponsorizzati in parte dalla Foundation Stone, un'organizzazione educativa ebraica, che punta a raccogliere volontari per insegnare una lezione storica (e nazionalista) sul campo. «Quando mi guardo attorno, capisco che mi trovo sulla prima linea della battaglia tra gli israeliti e i filistei — commenta il rabbino Barnea Levi Selavan, direttore del gruppo —. Apro la Bibbia, leggo di Davide e Golia, sento di essere nel posto giusto ». In realtà, altri archeologi non sono ancora certi che le fortificazioni fossero abitate dagli israeliti. «Sarebbe più chiaro — spiega Aren Maier, dell'università Bar-Ilan — se fossero state scoperte prove della dieta locale: i filistei mangiavano carne di cane e maiale, gli israeliti no. Nell'area forse viveva una terza tribù sconosciuta ». È stato uno dei giovani volontari a trovare un frammento, con cinque righe di caratteri semi-cancellati. Le lettere usate sono di un alfabeto precursore dell'ebraico. «Pensiamo sia l'iscrizione più antica mai ritrovata in questa lingua», assicura Garfinkel. Lo studioso ha individuato una parola di tre lettere — «fare» — che esisteva solo in ebraico. Altri termini identificati sono «schiavo», «re», «giudice». Vorrebbe dire — sostiene Garfinkel — che gli israeliti erano già in grado di annotare gli eventi che sono stati poi raccolti nella Bibbia centinaia di anni dopo. Israel Finkelstein, dell'Università di Tel Aviv, avverte che sarebbe meglio mantenere un atteggiamento più rigoroso. «Non possiamo tornare a credere che quello che è scritto nel Vecchio Testamento sia accurato come un giornale».

[b]La REPUBBLICA riprende dal New York Times un articolo sulla scoperta, nel quale si trova una curiosa affermazione secondo la quale la risposta alla domanda de Davide fosse a capo di un regno importante o soltanto di una tribù "può fare da puntello, o al contrario privare di legittimità, il sionismo".
La legittimità del sionismo deriva dal molteplici fattori: l'esistenza storica, incontestata, di uno Stato ebraico, distrutto dai romani, la continuità della presenza ebraica in Terra di Israele anche dopo la fine dell'indipendenza politica, la plurisecolare aspirazione degli ebrei della Diaspora al ritorno in patria, il fallimento storico dell'assimilazione degli ebrei alla società europea per il riemergere dell'antisemitismo, fallimento constatato da Herzl durante il processo Dreyfus e e confermato poi dall'ascesa al potere del nazismo e dalla Shoah. L'archeologia biblica non può certamente metterla in discussione, anche se la scoperta di Garfinkel può, al contrario, essere una smentita molto opportuna ai molti tentativi in corso di piegare la scienza a finalità ideologiche, negando il rapporto tra il popolo ebraico e la sua terra e quello tra i testi che fondano la sua identità nazionale e la storia.
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Ecco il testo dell'articolo:

Sopra la Valle di Elah, luogo della biblica lotta tra Davide e Golia, gli archeologi stanno riportando alla luce una cittadella di tremila anni fa. La scoperta potrebbe riscrivere la storia del regno di Davide sul popolo di Israele. Cinque frasi su terracotta costituiscono forse il testo ebraico più antico e modificheranno le conoscenze sulla storia dell´alfabetizzazione. Il sito di due ettari include fortificazioni, abitazioni, una porta e verrà impugnato come un´arma nel dibattito culturale e politico sul regno di Davide e la sua capitale, Gerusalemme. La domanda infatti è questa: Davide era a capo di un regno importante o si trattava soltanto di una tribù minore? La questione divide gli accademici, ma può fare da puntello, o al contrario privare di legittimità, il sionismo. Gli scavi, guidati da Yosef Garfinkel della Hebrew University di Gerusalemme hanno toccato solo una minima parte del sito, ma già creano fermento. «Questo sito spalanca una finestra su un´area finora quasi priva di interesse», spiega Aren M. Maeir, archeologa alla Bar-Ilan University.
Il decimo secolo a.C. è il più controverso tra i periodi dell´archeologia biblica perché fu allora che Davide, stando al Vecchio testamento, unificò i regni di Giuda e Israele, preparando il terreno al figlio Salomone che eresse il Grande Tempio e regnò su una vasta area compresa tra il Nilo e l´Eufrate. Per Israele, che si considera una nuova versione dello Stato fondato da Davide, le testimonianze che confermano il racconto biblico assumono enorme valore simbolico. Il sito web del ministero degli esteri israeliano presenta il regno di Davide e Salomone come un dato di fatto, con tanto di mappa. Ma le testimonianze archeologiche sono pressoché inesistenti, e alcuni accademici sostengono che il regno sia un mito creato secoli dopo.
Una grande potenza, osservano, avrebbe lasciato tracce di insediamenti urbani e attività, sarebbe stata citata dai popoli circostanti. Ma in quest´area non era emerso nulla di simile, finora. Garfinkel sostiene d´aver trovato quello che molti hanno cercato. Due noccioli d´oliva bruciati, sottoposti al test del carbonio 14 alla Oxford University, sono stati datati tra il 1050 e il 970 a. C., in perfetta coincidenza con il regno di Davide secondo molte cronologie. Altri due noccioli verranno testati. «E´ un sito importante», dice Amihai Mazar, archeologo alla Hebrew University. «Ma bisogna prima capire chi ha eretto le fortificazioni, chi abitava la cittadella, perché fu abbandonata e quale relazione esiste tra tutto questo e i regni di Davide e Salomone».
A finanziare gli scavi è la Foundation Stone, guidata da un israeliano americano di nome David Willner, che vive nella colonia di Efrat in Cisgiordania: «Rafforzare il legame del popolo ebreo con il territorio», spiega. Questo approccio disturba Israel Finkelstein, archeologo all´università di Tel Aviv: «C´è chi guarda al passato in maniera etnocentrica: tutto è israelita o giudeo. La storia non è così. Esistevano altre entità con un ruolo importante nella parte meridionale del paese».
Ilan Sharon, della Hebrew University, esperto nella datazione con il metodo del radiocarbonio, solleva un altro problema. «Testando noccioli d´oliva vecchi di tremila anni siamo al limite nella precisione delle misurazioni». Basare la conoscenza storica su due noccioli d´oliva, o anche quattro, è rischioso. Servono decine o centinaia di campioni. Garfinkel non lo discute. Spera che completando gli scavi nel probabile arco di 10 anni, vengano alla luce altre iscrizioni, altri noccioli d´oliva e altro vasellame per avvalorare una scoperta a suo avviso rivoluzionaria.
(Copyright The New York Times
traduzione di Emilia Benghi)

 

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