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Scrittore, saggista e medico, Amos Luzzatto ha compiuto 80 anni lo scorso giugno 2008. Nato a Roma e vissuto a Gerusalemme fino ai 18 anni, Amos è diventato primario chirurgo e libero docente e ha esercitato per mezzo secolo in svariati ospedali italiani. Nel 1998 è stato nominato Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, riconfermato al Congresso del giugno 2002 per altri quattro anni., è sposato e ha tre figli. Mesi or sono è stato festeggiato in pubblico e ha ricordato come il suo impegno sia sempre stato di sinistra, senza timore di fare figure. 

Le sue opinioni sono rigorose e non nasconde quanti problemi esistano. Ascoltare i suoi suggerimenti è quanto meno interessante, in un periodo in cui pare che nessuno riesca a scodellare alcuna idea su come reagire allo sconforto verso le istituzioni e lo status quo di un sistema deludente. A metà degli anni '70, Amos Luzzatto era consigliere comunale ad Asti per il partito comunista e si occupava di politica sanitaria. Lucido e acuto, mi ha concesso un'intervista e risponde con cortesia e libertà. Parliamo subito di politica, una sua grande passione.

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Cosa pensa del mondo d'oggi? 
"La mancanza di informazioni sufficienti tra amministranti e amministrati" dice subito Luzzatto, "rende difficile compiere scelte elettorali. E' sempre difficile esercitare un'attività propositiva ma, più che disaffezione  alla politica, andrebbe considerata la rassegnazione, la chiusura nel privato, come nelle relazioni fra Paese e Governo. Questo rende più forte chi fa politica, senza confronti né reali approfondimenti. Oggi si parla e si ottengono consensi senza davvero aver offerto approfondite informazioni".   

Crede che si possa avere ancora fiducia nel sistema?
"La fiducia c’è, specie se andiamo a vedere i personaggi più qualificati, i quali godono poi dei voti degli elettori".
La meritano? 
"Se la fiducia deve essere data alla persona o alla persona in quanto proponente di soluzioni ai problemi della società, si dovrebbe poter votare quella persona. Ecco: o vogliamo delegare o partecipare, ma qui vediamo la carenza: oggi non si può più nemmeno scegliere chi delegare, ma solo chi potrà scegliere al posto nostro".    

Cosa pensa del Partito delle Libertà?
"Parla a slogan".   

E la Lega?
"La Lega è fuori dal mondo perché è una follia voler reinvestire i proventi di un'attività nel luogo in cui viene prodotto, se non altro perché le stesse materie prime vengono importate da fuori. E’ un ragionamento pericoloso e basato su una premessa che non regge. I calzaturifici un tempo erano comuni: conoscevo un imprenditore che era partito con la fabbrichetta di scarpe. Poi questo imprenditore, lungi dal reinvestire localmente, ha fatto una società ed è andato a vendere in Russia ottenendo in scambio, con un accordo particolare, del petrolio. Con una finanziaria ha venduto questo petrolio in occidente e ha fatto un’altra finanziaria per reinvestire questi proventi. Ecco come la globalizzazione può rendere ricchi senza che i soldi rimangano nel luogo da dove partano. Questo perché il capitale cerca il reddito migliore, è fatto così".   

Ma allora basterebbe lasciare libero il mercato per far andare tutto bene?
"Ora purtroppo i redditi maggiori sono nel mercato della droga, delle armi e delle armi nucleari. Che sanzioni vogliamo prendere contro l’Iran? Il mercato a cui l’Iran vende il suo petrolio si chiama Cina, che ne ha un bisogno folle e lo assorbirà per molti anni ancora e, attraverso la Corea del Nord, aiuta l’Iran coi materiali di prima necessità. L’Italia da sola non può fare niente, nel mondo forse può fare qualcosina in più".   Quindi potrebbe essere ancora utile sfuggire a questo caos con le energie naturali? Evitare petrolio, gas e nucleare?
"Questi sono problemi che la gente non conosce, non sa. Io ricordo quando ero chirurgo e il lunedì mattina poteva esserci la notizia di un’esplosione nucleare su un’isola lontana, eppure noi si parlava solo dei risultati di calcio. Figuriamoci gli altri".   

Ci crede nell'importanza dell'ambiente da proteggere?
"Quando ho fatto la prima prova sul godimento di un ambiente, senza il quale siamo condannati a morire, ho ottenuto risultati straordinari. Senza biodiversità, lasciando che scompaiano continuamente specie di flora e fauna in estinzione, non è che quanto resta sia meglio: ci vuole il ciclo dell’azoto, i predatori… Rischiamo di rimanere con un ambiente che non ci darà la possibilità di sopravvivere. Non in termini romantici ma in concreto. L'uso del territorio può entusiasmare studenti che a scuola non avevano mai seguito approfondimenti simili".  
Allora c'è ancora speranza di cambiare? Rivolgendosi ai giovani?
"Bisogna attivare un pensiero che induca all'azione attraverso un nuovo sistema di aggregazione. Perfino nelle parrocchie  c’è maggior libertà di parola. Dobbiamo creare dei canali che, con propositi analitici, combattano il potere costituito e usare tutti i canali che ci sono aperti. Questo riguarda anche noi ebrei, questa è una vera battaglia: bisogna rimboccarsi le maniche e lanciarsi in campo, parlare con la gente. Chi si chiude sbaglia, lascia dire di se stesso chissa che cosa".    

Si riferisce proprio a uscire e parlare con la gente? E dove?
"Pensi ai mercati, andare a parlare non per fare il comizio ma per parlare, conversare. Gli strumenti necessari sono quelli del dialogo, non i giornali, la radio e la televisione, tanto meno i sondaggi d'opinione. Bisogna fare uno sforzo e ricostruire circoli di quartiere, di paese, di socializzazione. Ne esistono ancora ma si sono spostati verso l'aspetto ludico, dove oltre allo sport si producono ultrà. Questi luoghi sono capaci di produrre una nuova cultura facendo scomparire i dialoghi sociali o politici".   

Invece…?
"invece dobbiamo costruire o ricostruire punti di incontri per dialogare, realizzare 'Seminari di formazione politica' per la gente, gruppi dove si parla, ci si incontra per l'accoglienza di gruppi umani che vogliono vivere con noi. Se non interveniamo, la politica fatta da sconosciuti si occuperà dei problemi della gente e mai la gente stessa. Dobbiamo cominciare a riappropriarci della politica".   

Ce l'ha un esempio concreto?
"Proviamo a creare una Mappa dei Bisogni: ci mettiamo l'alimentazione, la salute, la certezza del lavoro, la casa. Osserviamo adesso la Mappa degli Interessi: massimo ricavo per ciascun investimento, sul futuro, in denaro. Ebbene, queste due Mappe dovrebbero sovrapporsi, ma questo non avviene. Altro esempio: la produzione di bio-carburanti e il bisogno di cibo. Si dovrebbero allineare i profitti coi bisogni del maggior numero di persone, ma neppure questo avviene. Insomma, è sbagliato riunire problemi scollegati fra di loro per considerare il modo di risolverli. Serve di più allargare le questioni e osservarne in panoramica l'insieme".  
  

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