Il momento più toccante è stato a Yad Vashem, quando il presidente Napolitano ha deposto una corona alla memoria degli ebrei uccisi nella Shoah e ha lanciato un appello perché l’orrore di quei giorni non abbia mai a ripetersi. Quello più festoso al Tempio italiano di Gerusalemme, dove gli italkim che vivono in Israele hanno rinnovato il loro rapporto di amicizia con l’ebraismo italiano prospettando ulteriori forme di scambio e di collaborazione.

Si può racchiudere tra questi due attimi, simbolicamente tesi tra passato e futuro, la partecipazione della delegazione Ucei alla visita che nell’ultima settimana di novembre ha visto in Israele il presidente Giorgio Napolitano. Per la prima volta una rappresentanza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, guidata dal presidente Renzo Gattegna, ha infatti preso parte a una missione del Capo dello Stato suggellando così il suo ruolo di riferimento. “E’ stato un viaggio di grande interesse – commenta Renzo Gattegna – che ha confermato la solidarietà, l’intesa e la comunanza di sensibilità e d’intenti che da tempo contrassegnano i rapporti dell’Ucei con il Quirinale”.
Presidente Gattegna, proviamo a delineare un primo bilancio della missione.
E’ stata un’esperienza ottima sia dal punto di vista istituzionale sia sul versante culturale ed economico, in cui il presidente Napolitano ha mostrato una conoscenza molto approfondita e puntuale dei diversi problemi sul tappeto in Medio Oriente.
[b]Cosa significa per l’Ucei questo viaggio al fianco del Capo dello Stato?[/b]
Da tempo il presidente Napolitano sta coltivando uno stretto rapporto con l’Ucei, attraverso la partecipazione alle nostre iniziative e inviti rivolti alle nostre istituzioni. La recente missione ha rafforzato questo dialogo. Si tratta infatti della prima volta che un Presidente della Repubblica italiana invita l’Unione delle Comunità ebraiche a intervenire a un viaggio del Quirinale.
[b]L’Ucei faceva parte della delegazione presidenziale?[/b]
No. Come corretto non eravamo ufficialmente inclusi, la nostra è stata una presenza autonoma. L’Ucei non ha dunque preso parte a nessuno degli incontri politici ma ha partecipato a tutti gli altri eventi e incontri.
[b]Da quanto si è letto sui giornali gli appuntamenti sono stati tantissimi. Ce n’è qualcuno in particolare che le piace richiamare?[/b]
Il viaggio si è aperto con una visita al museo di Yad Vashem e al memoriale dei bambini uccisi nella Shoah. E’ stata per tutti noi un’esperienza molto intensa e commovente. Poi potrei ricordare la visita alla Foresta delle nazioni, l’incontro nella residenza di Peres, il bel concerto di Uto Ughi nell’auditorium dell’Ymca a Gerusalemme, il conferimento a Napolitano della laurea honoris causa all’Università ebraica e tanti altri momenti emozionanti e di altissimo profilo tra cui vorrei menzionare il bel convegno, promosso dall’Istituto italiano di cultura diretto da Simonetta Della Seta, che ha messo a confronto scrittori italiani e israeliani.
[b]Un dialogo letterario di stringente attualità[/b].
Senz’altro. Il grande successo della letteratura israeliana in Italia è ormai consolidato. Gli scrittori d’Israele sembrano essere riusciti a toccare corde profonde nel cuore degli italiani grazie al loro forte impegno civile e artistico.
Poi l’incontro con gli ebrei italiani che vivono in Israele.
E’ stato senz’altro uno degli eventi centrali della nostra visita. Oggi la comunità degli italkim è la terza nel mondo dopo Roma e Milano. Quella italiana è un’alyah numerosa e d’elevata qualità, che mantiene stretti legami con l’Italia e che può darci molto. Tanti di loro sono amici con cui da anni intratteniamo rapporti di conoscenza e di scambio.
[b]Dalla visita è emersa qualche prospettiva per il futuro?[/b]
E’ stata riconfermata la volontà di coinvolgere ancora di più gli ebrei italiani che vivono in Israele nelle attività dell’ebraismo italiano attraverso incontri di studio e approfondimento. Ma anche mediante la loro partecipazione ai nuovi strumenti di comunicazione realizzati dall’Ucei, tra cui il portale Moked. Il web può essere un modo innovativo per valorizzare le loro attività, dialogare e stringere sempre più i legami reciproci.
[b]La visita in Israele ha avuto anche un risvolto economico, con la missione promossa da Confindustria, Istituto per il commercio estero, Abi e governo. Possiamo proporre qualche spunto?[/b]
Direi che la suggestione più forte è arrivata da Shimon Peres che in un discorso appassionante ha riproposto la sua idea di un Medio Oriente di pace, fondato su un comune sviluppo economico. E’ stato un appello alla speranza e al futuro che ha toccato nel profondo i cuori di tutti noi.

[b]Daniela Gross[/b]

 

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