[b]L'attentato al Cairo[/b]

[b]Al Hayat[/b]

[b]Beirut, 20 feb – (Servizi-italiani.net)[/b] –
Israele ha irrigidito ulteriormente ieri la sua posizione per quanto concerne le questioni della tregua a Gaza e dello scambio dei prigionieri con Hamas. Il primo risultato è stato il rinvio di una visita al Cairo di un inviato israeliano, prevista per oggi. Nel contempo il premier israeliano, Ehud Olmert, ha annunciato che consegnerà all'Egitto, che sta mediando fra le due parti, una lista alternativa con centinaia di nomi di prigionieri palestinesi che Israele intende rilasciare, segnalando che Hamas può sceglierne una metà per effettuare lo scambio con il caporale israeliano Gilad Shalit, sequestrato dai palestinesi di Gaza da quasi tre anni.

[b]"È una sfida a Obama
che ha aperto all’Islam"

Parla Frank Gaffney: «Vogliono mettere alla prova l'America, c'è il rischio che presto seguano altre stragi»

MAURIZIO MOLINARI
NEW YORK[/b]


[b]"È una sfida a Obama
che ha aperto all’Islam"

Parla Frank Gaffney: «Vogliono mettere alla prova l'America, c'è il rischio che presto seguano altre stragi»

MAURIZIO MOLINARI
NEW YORK[/b]
L’attacco avvenuto al Cairo è una sfida a Mubarak e un monito per Obama». Frank Gaffney, ex vice Segretario alla Difesa con Ronald Reagan e presidente del Center for Security Policy di Washington, consiglia di «non sottovalutare l’attentato del bazaar perché temo potrebbero esservene molti altri».

Perché parla di «sfida dei terroristi a Hosni Mubarak»?
«Non so chi abbia commesso l’attentato ma in passato simili azioni hanno avuto la firma di gruppi islamici che tendono a minare la stabilità dell’Egitto e con Mubarak in procinto di incontrare Obama alla Casa Bianca l’intenzione dei Fratelli Musulmani, o di altre fazioni simili, può essere quella di ribadire la sfida al governo».

E il monito a Obama?
«Sta nel fatto stesso che l’attentato è avvenuto».

Si spieghi meglio…
«Da quando si è insediato Obama ha avuto un approccio ai nemici dell’America basato su aperture, dialogo, diplomazia e offerte. In questa maniera ha fatto percepire ai nostri nemici la debolezza dell’America. L’impressione che ne hanno tratto è quella di una nazione incerta. Da qui la possibilità che questi nemici tornino a colpire. Lo hanno fatto in Egitto, potrebbero rifarlo presto altrove. Potremmo essere solo all’inizio».

Prevede dunque una stagione di attentati..
«Spero di sbagliarmi e voglio essere in errore ma è l’approccio scelto da Obama che spinge questi gruppi a colpire. Più l’America si mostra debole, più i suoi alleati appaiono vulnerabili, più i gruppi nemici colpiscono. In Medio Oriente questa è la logica. Il presidente finora sta percorrendo una strada molto pericolosa. L’attentato del Cairo è un campanello d’allarme. Se i gruppi islamici anti-Mubarak tornano a seminare il terrore contro i turisti stranieri è per far capire al presidente egiziano che oramai, con l’America così incerta, anche lui è diventato più vulnerabile».

Cosa prevede per l’incontro di Washington fra Obama e Mubarak?
«Credo che Mubarak risponderà a questo attentato con la tradizionale pressione contro i prevedibili responsabili, questo porterà ad arresti ed a provvedimenti duri sul piano della restrizione delle libertà personali in Egitto. Come già avvenuto in passato in simili occasioni. Ma se Mubarak ripeterà tale approccio potrebbe essere sorpreso dalla reazione di Obama…».

Perché?
«Per il semplice motivo che Obama, fedele all’approccio finora avuto, dirà a Mubarak che sbaglia l’atteggiamento con i fondamentalisti, che deve trovare vie di dialogo e comprensione con gli integralisti islamici. Gli parlerà del bisogno di creare una situazione di reciproco rispetto con i suoi nemici».

 

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