[b]LE TELEFONATE E UN COMPLICE IN ITALIA
«Un pachistano a Brescia complice dei terroristi di Mumbai»
Il governo indiano: acquistò 5 schede telefoniche via Western Union[/b]

[b]Guido Olimpio
Fiorenza Sarzanini
24 febbraio 2009[/b]

Gli elementi raccolti dalla polizia e dall'intelligence locale sono in un rapporto trasmesso dalle autorità di New Delhi ai reparti dell'Antiterrorismo dei Paesi che potrebbero fornire collaborazione per ricostruire i movimenti degli estremisti del Lashkar-e-toiba, agli ordini di Ismail Khan, il pachistano di 25 anni che avrebbe guidato la missione di morte. Il dossier rivela i dettagli investigativi raccolti in questi mesi, le modalità operative, i possibili collegamenti con l'estero.

E rende pubbliche le comunicazioni di quella notte con i capi che raccomandano ai terroristi di «salvare i musulmani e uccidere tutti gli altri». Così le autorità indiane ricostruiscono i movimenti partiti dall'Italia: «Durante gli attacchi i capi hanno passato le istruzioni ai complici. Le indagini sui numeri utilizzati hanno rivelato che hanno usato un "numero digitale" e cinque schede con prefisso austriaco. Questa utenza digitale era stata trasportata dagli Stati Uniti e aveva un prefisso +1, il numero era 201 2531824. È stata attivata da una compagnia americana chiamata Callphonex su richiesta di un individuo che ha detto di essere indiano e di chiamarsi Kharak Singh. L'account è avvenuto attraverso un trasferimento di denaro a nome di Mohammed Ashfaq, codice 88647675.

Singh ha chiesto alla Callphonex di assegnargli anche cinque numeri austriaci per conto di suoi clienti che chiamavano da diversi Paesi, compresa l'India. Il pagamento per questo addebito è avvenuto attraverso la Western Union. Il pagamento è stato effettuato attraverso la filiale di corso Garibaldi 53A a Brescia, numero dell'operazione 0579326626 dal costo di 238,78 euro. Mittente era Javaid Iqbal, nato in Pakistan il 31 dicembre 1962 come risulta dal suo passaporto KC 092481, come risulta dai registri della Western Union». Le indagini svolte da Digos e carabinieri hanno consentito di scoprire che Iqbal — prima di spostarsi in Italia e arrivare in Pakistan dove è stato poi arrestato — è stato residente a Barcellona. Adesso si sta cercando di verificare come sia entrato nel nostro Paese e soprattutto se abbia goduto di complicità a Brescia o in altre città. Il rapporto entra nei dettagli dell'operazione, elenca i nomi dei dieci terroristi coinvolti (soltanto uno è sopravvissuto e la polizia indiana assicura che sta collaborando), dei turisti uccisi. Fornisce i numeri di serie delle imbarcazioni utilizzate dal commando per spostarsi dal Pakistan all'India e così invita le polizie occidentali ad effettuare ulteriori verifiche per individuare possibili nuovi collegamenti con estremisti che si trovano in Occidente.

Poi, proprio per marcare quanta importanza abbiano avuto le schede telefoniche nella trasmissione degli ordini ai terroristi che per ore e ore hanno gestito gli ostaggi, consegna la trascrizione delle telefonate avvenute quella notte tra chi guidava gli attacchi e chi era stato scelto per entrare in azione. La prima conversazione è con i due estremisti entrati nella Nariman House.

Chiamante: «Fratello, tu stai combattendo. Questa è la sostanza del prestigio del-l'Islam. Combatti, la tua battaglia diventa un luminoso esempio. Sii forte nel nome di Allah. Ti sentirai stanco o assonnato, ma i commando dell'Islam si sono lasciati tutto alle spalle. Le loro madri, i loro padri, le loro case. Fratello, tu devi combattere per la vittoria dell'Islam. Sii forte».
Ricevente: «Amen». Nella notte arriva una telefonata all'hotel Oberoi. Chiamante: «Fratello Abdul, i media hanno paragonato la tua azione all'11 settembre. Uno dei capi della polizia è stato ucciso». Abdul Rehman: «Sono tra il 10˚ e l'11˚ piano. Ho cinque ostaggi».
Chiamante: «Tutto viene registrato dai media. Bisogna infliggere il massimo danno. Date battaglia, non lasciate sopravvissuti».
Chiamante: «Ammazza gli ostaggi tranne i due musulmani. Prendi il telefono e accendilo in modo da farci sentire gli spari».
Fahadullah: «Io ho tre stranieri incluse le donne, da Singapore e dalla Cina».
Chiamante: «Ammazzali ». Annota la polizia indiana: «Si sente la voce dei due terroristi che intimano agli ostaggi di mettersi in fila e ai due musulmani di stare di lato. Poi si sentono gli spari».

[b]Guido Olimpio
Fiorenza Sarzanini
24 febbraio 2009[/b]

 

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