[b]Saad Hariri dichiara la vittoria
Gli sciiti sconfitti dal fronte pro Occidente

Dal nostro inviato Lorenzo Cremonesi[/b]

BEIRUT — Sembra proprio che il fronte pro-occidentale del «14 marzo» sia in vantaggio rispetto a quello del «8 marzo » legato a Siria e Iran. Ieri, appena dopo la mezzanotte, era questo il risultato non ufficiale della giornata elettorale per il rinnovo dei 128 seggi al Parla mento di Beirut. Saad Hariri, il leader della coalizione filo-occi dentale, alla sua Future Tv ha annunciato la vittoria anche in mancanza di dati ufficiali.

E la Reuters citava non meglio iden tificate «alte fonti politiche» di Hezbollah (il maggior partito sciita) che ammettevano aper tamente di «avere perso le ele zioni ». Per Lbc, la tv cristiana le gata al «14 marzo», la vittoria sarebbe netta: 72 seggi contro 56. Ma il risultato è ancora par ziale. I due blocchi stanno da mesi conducendo una sfida in circoscrizioni elettorali estre­mamente frazionate e dunque nelle prossime ore potrebbero emergere dati diversi.

Il ministro dell'educazione Bahiya al-Hariri (Reuters)L'elemento più certo ieri se ra restava quello annunciato al la chiusura dei seggi dal mini stro degli Interni uscente Ziad Baroud. Il numero dei votanti è stato alto per questo Paese di 4 milioni di abitanti e una diaspo ra quasi eguale: il 52,5% degli aventi diritto, le presidenziali del 2005 si erano fermate al 45,8. La popolazione ha tirato un sospiro di sollievo nell'ap prendere che la competizione si è svolta in un’atmosfera tran quilla, con solo poche scara mucce minori subito sedate da gli oltre 50 mila militari dispie­gati per l'emergenza. Con gli at tivisti ben contenti di sbandie rare gli stendardi colorati dei loro partiti per le strade: rosso per i socialisti del druso Jum blatt, blu per il Partito del Futu ro sunnita di Hariri, il giallo dell'Hezbollah di Hassan Na srallah, l'arancione dei cristiani di Aoun in competizione con il bianco e verde delle molto più antiche formazioni maronite. «Ma nelle prossime ore ci po trebbero essere scontri di piaz za, non molto diversi da quelli che un anno fa insanguinarono Beirut e alcune zone della mon tagna drusa e cristiana. Specie se gli attivisti di Hezbollah ve dessero davvero deluse le loro aspettative» sostiene Rami Khouri, noto commentatore lo cale.

Cuore della tornata eletto rale è stata sino all'ultimo la di­visione lacerante del fronte cri stiano. Sembra che l'ex genera le Aoun, passato nel 2005 dal campo cristiano tradizionalista al pieno sostegno della necessi tà di collaborare con Hezbol lah, abbia ottenuto molti meno consensi di quanto avesse spe rato. Le zone cristiane a nord di Tripoli, il Metn, che sembra va lui potesse traghettare nel fronte dell'«8 marzo», pare in vece abbia deciso di restare nei ranghi del «14 marzo». «È mia opinione che guideremo il prossimo governo», ha com­mentato entusiasta Samir Gea gea, storico comandante delle Forze Libanesi, che rappresen tano il bastione militante cri stiano. Ancora a detta di Khou ri, la vittoria del «14 marzo» cambia di poco «la forte proba bilità » che i due campi, pure se profondamente diversi, non cerchino subito di tornare a co alizzarsi per un governo di uni tà nazionale. «I giochi sono sta ti imposti da Hezbollah con le violenze del maggio 2008. Il '14 marzo' non può che accet tare il loro diktat di essere par te del governo» sostiene Khou ri. «Oltre a ciò il futuro del Liba no è legato a filo doppio alle al tre potenze nella regione. Mol to a Beirut dipenderà da ciò che avverrà alle elezioni irania ne del 12 giugno».

 

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