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È da ieri che i colleghi della stampa mi chiedono opinione sul voto di fiducia al governo di Ahmadinejad.
La mia visione è la seguente.

La riposta va cercata, se esiste un occhio aperto, nelle manifestazioni di protesta di milioni di persone che subito dopo le elezioni si sono riversate nelle strade scandendo "morte al dittatore, morte a Khamenei, morte ad Ahmadinejad".

di Davood Karimi, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia

giovedì 3 settembre 2009

È da ieri che i colleghi della stampa mi chiedono opinione sul voto di fiducia al governo di Ahmadinejad.
La mia visione è la seguente.

La riposta va cercata, se esiste un occhio aperto, nelle manifestazioni di protesta di milioni di persone che subito dopo le elezioni si sono riversate nelle strade scandendo "morte al dittatore, morte a Khamenei, morte ad Ahmadinejad".
La risposta va cercata, se esiste una viva coscienza, negli occhi di Neda che negli ultimi istanti della sua vita ha lanciato un messaggio inequivocabile: "viva la libertà e la democrazia".
La risposta va cercata negli arresti di massa delle giovani donne che sono state successivamente violentate in gruppo. Il caso della signorina Taraneh Moussavi è diventato emblematico. Dopo il suo arresto fu portata in una caserma comandata dall'attuale e nuovo ministro dell'informazione e di sicurezza, il mullah Heidar Moslehi (confermato con 194 voti su 286), e subito dopo sottoposta alle percosse e alle violenze sessuali da parte dello stesso comandante della caserma appunto attuale ministro di Info! rmazione Moslehi (il super premiato).
La risposta va cercata nelle violenze sessuali di gruppo contro gli stessi ragazzi maschi che venivano arrestati durante le manifestazioni e poi violentati (Mohsen Rouholamini, figlio del consigliere dell'ex comandante della Sepah Pasdaran è stato barbaramente violentato e ucciso nonostante il padre fosse uno degli uomini piu influenti del regime), e uccisi e seppelliti nelle fosse comuni al cimitero di Beheshte Zahra di Teheran, di cui recentemente lo stesso mullah Karoubi ha diffuso ampiamente i dettagli.
La risposta va cercata nei numerosi suicidi dei ragazzi scarcerati dalle famigerate carceri iraniane e in particolare dal centro di detenzione di Kahrizak.
La risposta va cercata nei numerosissimi corpi congelati e trasportati di nascosto nel cimitero di Beheshte Zahra e seppelliti senza nome e cognome e solo con l'assegnazione di un numero.
La risposta va cercata nelle manif! estazioni di rabbia delle "madri in lutto" che tutti i sabatigirano in vari parchi delle grandi città e raccontano tutto ciò che è successo ai loro cari e alle loro famiglie.

Ma ecco la mia risposta sintetica: il governo di Ahmadinejad è assolutamente illegittimo, impopolare e disumano.

Entrare nei piccoli dettagli come la composizione e la qualifica e il sesso dei ministri ci porterà sulle strade deviate e sbagliate. Per esempio a fianco di una donna ministro è seduto il violentatore della ragazza Taraneh Moussavi che deve gestire la sicurezza del regime e ancora a suo fianco è seduto Ahmad Vahidi che deve gestire la Difesa del regime ed è ricercato dall’Interpol per l'attentato contro l'Amia in Argentina. E poi a capo di tutti quanti è seduto Ahmadinejad, uomo famoso per aver sparato mille colpi di grazia ai detenuti Mojahedin fucilati nel carcere di Evin e responsabile di centinaia di azioni terroristiche al di fuori dei confini iraniani tra cui la morte dei soldati italiani a Nassiriya! Allora, le parole di fiducia e di legittimità sono anni luce lontani da questo governo-bis. Tutto ciò che si vede e si sente è l'espressione di un capo supremo che, pe! r le varie esigenze internazionali ed interne ha deciso di stringere la cinghia e di scuotere l'albero della repubblica islamica per alleggerirlo dalle foglie gialle e poco sane, onde poter affrontare momenti di emergenza sia interna che esterna. Io ho chiamato questa operazione "l'arricchimento degli uomini del regime". In senso che Ali Khamenei, capo supremo, ha dovuto passare al setaccio di ferro e fuoco tutti gli uomini che in trent’anni hanno servito politicamente e ideologicamente la repubblica islamica iraniana.

Oggi la situazione è diversa. Oggi il mondo è diverso. È diverso anche il pericolo che corre la repubblica islamica. Oggi il pericolo maggiore viene dall'interno e non dall'esterno. Le manifestazioni post-elettorali lo hanno dimostrato e la scia delle proteste che hanno invaso tutto il paese lo riconfermano."Il percolo interno è assai maggiore di q! uello esterno". Questa equazione è frutto di un grande lavoro di intelligence e di vari uffici predisposti alle valutazioni strategiche del regime dei mullah. Secondo una mia fonte interna, la conclusione è frutto di una grande fatica collettiva e politica di vari organi di valutazione. Tutto ciò spiega la necessità di riconferma di Ahmadinejad (con tutti i suoi rischi), e la composizione dei suoi ministri che provengono maggiormente dal Corpo della Sepah Pasdaran e dal personale assai "arricchito" e "provato" sul campo di battaglia. L'assegnazione della Difesa al famoso terrorista Vahidi ne è una chiara testimonianza oltre alla riconferma di Ahmadinejad per il secondo mandato. L’equazione "il pericolo interno è assai maggiore di quello esterno" è esattamente lo specchio dell’animo del capo supremo Ali ! Khamenei. Devo aggiungere che, secondo la mia fonte interna, durante i lavori delle varie commissioni di valutazione e di ricerca al pericolo esterno veniva data importanza minima tenendo conto delle difficoltà americane in Iraq e in Afghanistan e della politica di accondiscendenza europea che è ancora viva e vegeta. In modo particolare veniva data una enorme considerazione alla potenza terroristica legata al regime e chiamata "una diga protettrice e deterrente in difesa della repubblica islamica iraniana".
A voi la conclusione.

Davood Karimi, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia

 

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