[b]Fiamma Nirenstein
Il Giornale, 18 aprile 2010

La Siria ha consegnato agli Hezbollah i missili Scud, che sono in grado di colpire il cuore di Israele. Il riarmo dei miliziani filo-iraniani segna l’ennesimo colpo alle utopie pacifiste di Europa e Stati Uniti[/b]

Tutti col numero sulla maglietta, il primo ministro Saad Hariri tutto sudato nello sforzo di fare gol mentre invece andava a rete solo Naim Gemayel, figlio di Bashir, il capo maronita assassinato, che si è detto tuttavia contento di giocare insieme agli Hezbollah che ha sempre criticato: questa è stata la scena idilliaca che martedì a stadio chiuso i politici libanesi hanno rappresentato per commemorare il 35º anniversario della terribile guerra civile che ha contrapposto le numerose fazioni, e la pretesa riconciliazione. Ma già venerdì, a una sessione del “dialogo nazionale”, di fronte alle altre fazioni gli Hezbollah (13 eletti e tre ministri nel governo Hariri) rivendicavano il possesso del loro esercito privato sostenendo che «il Libano non ha alternativa se non la resistenza» ovvero la guerra contro Israele, ormai ritiratosi dal 2000. Il segnale più immediato di pericolo per il Libano oggi si chiama Scud, un tipo di missile che porta una tonnellata di esplosivo e può raggiungere ogni parte di Israele, missile che, secondo fonti arabe e israeliane ha raggiunto per iniziativa siriana le mani degli Hezbollah.

Gli americani hanno cercato ieri di gettare acqua sul fuoco di questa notizia, dicendo che si sa che i missili si erano mossi ma non si sa se sono arrivati, o arrivati tutti, nelle mani degli Hezbollah. Ma non si vede davvero quale altra destinazione avrebbero potuto raggiungere, anche se gli americani, pur cercando di tenere bassi i toni, stanno prendendo contromisure.
Lo Scud è minaccioso per l’attuale situazione libanese, almeno quanto lo è per Israele. Oltre ai circa 40mila missili e alle altre armi ormai disseminate in tutto il sud del Libano, gli Hezbollah possiedono adesso, per iniziativa iraniana e con l’aiuto indispensabile dei siriani, il missile che Saddam Hussein usò per colpire Tel Aviv. Hezbollah oggi è parte del governo Hariri, e il ministro della Difesa Ehud Barak ha dichiarato che un attacco dentro i confini di Israele renderebbe necessaria una risposta israeliana che coinvolgerebbe le infrastrutture di tutto il Libano.

Il riarmo massiccio degli Hezbollah è prima di tutto un insuccesso per la politica mediorientale degli Usa e dell’Europa, che si erano proposte con visite e accordi, di strappare la Siria all’asse iraniano. Mercoledì, prima della marcia indietro di ieri, il Dipartimento di Stato, tramite il portavoce P.J. Crowley, ha detto che la consegna degli Scud da parte della Siria «mette il Libano in serio pericolo».
Il giornale kuwaitiano Al Rai Al Aam riferisce che i siriani hanno anche allenato gli Hezbollah nell’uso degli Scud. E si sa anche che un gruppo di senatori americani mette in forse la partenza dell’ambasciatore Robert Ford che avrebbe dovuto riaprire la sede diplomatica di Damasco, chiusa da cinque anni. L’amministrazione Obama è così costretta a tornare sui suoi passi, e a mettere in forse la politica di apertura alla Siria. Gli Hezbollah dapprima hanno ammesso la consegna pur dicendo che si tratta di inutilizzabili ferri vecchi, mentre la Siria ha seguitato a negare tutto. Poi il vice di Nasrallah, Naim Qassem, ha solo detto che sono fatti degli Hezbollah, che ha tutto il diritto di essere armato. Il tono belligerante conferma le preoccupazioni degli analisti che prevedono che la Siria e gli Hezbollah, oltre a Hamas, su input iraniano stiano organizzandosi per una guerra che potrebbe coinvolgere tutta l’area mediorientale.

Assad ha respinto in questi mesi il reiterato tentativo israeliano di incontri trilaterali tramite l’Undof, la forza di pace dell’Onu in Golan, sulle questioni del confine. A febbraio, durante un vertice a Damasco fra Ahmadinejad, Assad e Nasrallah, il rais siriano ha irriso l’intenzione dell’amministrazione americana di strappare la Siria dall’alleanza con l’Iran. Nel 2006 la Siria affiancò gli Hezbollah nella guerra contro Israele, il supporto di Damasco per la “resistenza” è stato ripetuto all’incontro della Lega Araba in Libia alla fine del mese scorso: Assad vi ha esortato Abu Mazen a «prendere le armi contro Israele», e tutto il mondo arabo a rompere. In febbraio, dopo l’incontro strategico di Damasco, nella ricorrenza della celebrazione del suo pantheon di eroi (Ragheb Harb, Abbas Mussawi e Imad Mughnyye), Nasrallah ha disegnato la sua nuova strategia mettendo in mostra la nuova potenza missilistica dell’organizzazione: «Se bombarderete l’aeroporto Rafiq Hariri, noi bombarderemo il Ben Gurion; se bombarderete i porti, noi bombarderemo i porti; se bombarderete le fabbriche, le raffinerie, gli impianti generatori di energia… noi faremo altrettanto». Insomma, possiamo arrivare ovunque con le nuove armi fornite dalla Siria.

Nei mesi passati si sono svolti continui vertici strategici fra Iran e Siria, sono stati aboliti i visti fra i due Paesi, Assad ha spiegato che il “supporto per la resistenza è un dovere morale e anche religioso”. La promessa iraniana di distruggere Israele insomma non consta solo della costruzione della bomba atomica, che ormai gli esperti giudicano imminente, ma anche di un fronte ben armato e coordinato legato a Teheran. Prima degli Scud, la Siria ha fornito agli Hezbollah anche moderne armi russe. E’ chiaro che l’Iran si munisce di armi in previsione di un eventuale attacco alle strutture nucleari, oppure che pensa di tenere occupato Israele sui suoi confini. E se al tempo della guerra del 2006 con il Libano, la Siria rimase fuori con accordo esplicito fra Assad e Olmert, adesso gli israeliani potrebbero valutare che Assad sia una parte essenziale nel programma iraniano. Troppo per restare immune se gli Hezbollah attaccheranno.

 

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