[b]Aspetti legali (dal sito dell’Ambasciata) [/b]

1) Al largo della costa di Gaza è in atto un blocco marittimo. Tale blocco è stato imposto poiché Israele si trova attualmente in uno stato di conflitto armato con il regime di Hamas che controlla la Striscia di Gaza, regime che ha ripetutamente bombardato obiettivi civili in Israele, con armi contrabbandate e introdotte illegalmente a Gaza anche via mare.
2) I blocchi marittimi sono misure legittime e riconosciute dal diritto internazionale, e possono essere implementate come parte di un conflitto armato in mare.
3) Un blocco può essere imposto in mare, anche in acque internazionali, a patto che esso non impedisca l'accesso ai porti e alle coste degli Stati neutrali.

4) I manuali militari di vari paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, riconoscono il blocco navale marittimo come misura efficace e espongono i vari criteri che rendono valido un blocco, compreso l'obbligo di dare la dovuta notifica dell'esistenza del blocco.
5) Alla luce di quanto detto, va osservato che Israele ha reso nota pubblicamente l'esistenza del blocco e ha fornito le coordinate precise dello stesso blocco mediante i canali marittimi professionali internazionalmente riconosciuti. Israele ha anche inviato appropriata notifica del caso ai governi interessati e agli organizzatori della flottiglia di protesta per Gaza. Inoltre, anche in tempo reale, fino all’ultimo momento, le navi che partecipavano alla flottiglia di protesta sono state avvertite ripetutamente che era in vigore un blocco marittimo.
6) Qui è bene ribadire che in base al Diritto Consuetudinario, la conoscenza del blocco può essere presunta una volta che il blocco è stato dichiarato e una volta reso noto mediante le appropriate notifiche.
7) In base al diritto internazionale marittimo, quando è in vigore un blocco marittimo, nessuna imbarcazione può entrare nella zona interessata dal blocco. Ciò vale per imbarcazioni sia civili sia nemiche.
8) Uno Stato può intervenire per far rispettare il blocco. Ogni imbarcazione che violi o tenti di violare il blocco marittimo può essere catturata o persino attaccata secondo il Diritto internazionale. Il Manuale dei Comandanti Statunitensi sulla legge per le Operazioni Navali stabilisce che il tentativo di violare il blocco da parte di una nave è considerato tale dal momento in cui tale imbarcazione lascia il suo porto con l'intento di eludere il blocco.
9) Qui è opportuno ribadire che i manifestanti, per mezzo di numerose dichiarazioni scritte e verbali, hanno esplicitamente manifestato la loro chiara intenzione di violare il blocco. Inoltre, la loro rotta confermava la loro chiara intenzione di violare il blocco in violazione del Diritto internazionale.
10) Data l’esplicita intenzione di violare il blocco navale da parte dei manifestanti, Israele ha esercitato il suo diritto, in base alle leggi internazionali, di far rispettare il blocco. Va osservato che, prima di intraprendere misure concrete per far rispettare il blocco, sono stati trasmessi vari avvertimenti espliciti direttamente ai capitani delle navi, per esprimere l'intenzione di Israele di esercitare il suo diritto a far rispettare il blocco.
11) Israele aveva tentato di prendere il controllo delle navi che partecipavano alla flottiglia con mezzi pacifici e in modo ordinato, sempre al fine di far rispettare il blocco. Dato l’elevato numero di navi che partecipavano alla flottiglia, si è stati costretti ad adottare misure di sicurezza per far rispettare il blocco a una certa distanza dall’area del blocco.
12) Quando gli israeliani hanno tentato di far rispettare il blocco sono stati aggrediti con violenza dai manifestanti e hanno agito per legittima difesa per respingere gli attacchi.

LEGITTIMITA' DELL'AZIONE

1) Tra Hamas e Israele esiste uno stato di guerra. Hamas ha lanciato contro i civili israeliani oltre 10.000 missili e, ancora oggi, sta ammassando numerosi armamenti nel territorio della Striscia di Gaza. Questi armamenti arrivano via mare e via terra;
2) Secondo il diritto internazionale, Israele ha il diritto di proteggere la vita dei propri civili e prendere, conseguentemente, le misure di sicurezza che ritiene atte a questo scopo. Israele ha dichiarato, nel 2007, la Striscia di Gaza "territorio nemico" e imposto un blocco navale. In base al Diritto marittimo internazionale, quando un blocco navale è in atto, nessuna nave civili e militare può entrare e forzare il blocco stesso;
3) In linea con il Diritto internazionale, le navi dei dimostranti che hanno tentato di forzare il blocco, sono state avvisate e sono state invitate a fornire le loro coordinate;
4) Ripetutamente e fino all'ultimo momento, Israele ha offerto alle navi di attraccare nel porto di Ashdod e di trasferire gli aiuti a Gaza dai valichi già esistenti (valichi da cui transitano quotidianamente numerosi camion di aiuti internazionali).
L'offerta è stata rifiutata e gli organizzatori hanno dichiarato che "la missione non è destinata a consegnare aiuti umanitari, ma a rompere l'assedio di Israele" (Greta Berlin, AFP, 27 maggio 2010);
5) Mentre gli organizzatori dimostravano una solidarietà con la popolazione palestinese locale, la stessa solidarietà non veniva dimostrata verso Gilad Shalit. Gli organizzatori hanno rifiutato di chiedere pubblicamente ad Hamas di lasciar visitare Shalit dalla Croce Rossa;
6) Le intenzioni non pacifiche della flotta sono state dimostrate dalle numerose interviste rilasciate alle televisioni il 30 maggio dal comandante della Mavi Marmaris, Bulent Yildrim. In una delle interviste Yildrim teneva in mano un bambino da usare come scudo umano contro i militari israeliani;
7) La flotta verrà ora diretta ad Ashdod e qui verranno controllati i dimostranti e il loro equipaggiamento. Il carico umanitario delle navi verrà quindi trasferito a Gaza.

WHAT MEDIA ARE NOT SAYING

Activists carried out a pre-planned violence, armed with knives and metal bars, each sailor being attacked by a mob of a dozen extremists
The provocateurs were organized by an Islamist organization that has links to fundamentalist jihadi groups.
The extremists brought small children on board knowing that they intended to violate international maritime law.
Israel offered to transfer the aid to Gaza again and again – they refused – and chose confrontation.
Israeli Minister Danny Ayalon: "Weapons found on board; the organizers intent was violent, their method was violent and the result was, unfortunately violent"
Israeli Minister Danny Ayalon: "We repeatedly called on the organizers to stop this provocation"
Israeli Minister Danny Ayalon: "The maritime blockade in Gaza is because of the terrorism of Hamas"
Israeli Minister Danny Ayalon: Allowing the illegal flotilla to reach Hamas would have opened a corridor of smuggling of weapons to Gaza and resulting in civilian deaths.
Israel transfers about 15,000 tons of supplies and humanitarian aid every week to the people of Gaza.
"We fully intend to go to Gaza regardless of any intimidation or threats of violence against us, they are going to have to forcefully stop us," said one of the flotilla’s organizers
Using the Arabic term ‘intifada,’ Hamas spokesman Sami Abu Zuhri said "We call on all Arabs and Muslims to rise up in front of Zionist embassies across the whole world.
Hamas leader Ismail Haniyeh said this week: "If the ships reach Gaza it is a victory; if they are intercepted, it will be a victory too"; Hamas is responsible for the suffering of both Palestinians and Israelis.
Israel left Gaza in hopes of peace in 2005 and in return received more than 10,000 rockets and terrorist attacks.
Israel has said that it will deliver any humanitarian aid to Gaza, as it does daily.
No country would allow illegal entry of any vessel into their waters without a security check.
Any police force in the world would respond to aggression; the provocation is the reason for this regrettable outcome.
Wounded, including violent activists, are receiving medical treatment in Israeli hospitals.

VIDEO DOCUMENTI





 

One Response to LA FLOTTIGLIA PER GAZA E IL BLOCCO MARITTIMO DI GAZA

  1. Admin ha detto:

    Ciascuna notizia, ogni nota e qualsiasi informazione riportate da un relatore condividono il medesimo comune difetto: potrebbero essere autentiche anziché no; potrebbero essere fasulle, anziché no; potrebbero essere manipolate, alterate, edulcorate e rimodellate. L'ipotesi è così universalmente valida da non escludere nessuno. Per quel che mi riguarda, come privato cittadino, nominalmente estraneo alla vicenda e poco interessano all'autorità o al diritto di riconoscere una fonte piuttosto che un'altra, ho già avuto modo di proporre il confronto fra i vari modi di fare informazione, ma quel che più produce sconcerto è l'apparentemente inarrestabile accanimento attraverso cui le parti duellano, ciascuna usando immagini e fotografie e riprese cinematografiche e quant'altro; tutto materiale destinato al piccolo schermo, attraverso il quale, ormai, l'umanità intera è ammaestrata a ricevere le rappresentazioni della realtà. Se non vado errato, già Pasolini si accaniva contro questa collettiva deviazione, come se gli eventi potessero accadere proprio e solamente quando diventavano proiezione televisiva di una cinematografia.

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