[b]Netanyahu non deve cedere ai ricatti di Hamas. Commenti di Angelo Pezzana, Dimitri Buffa

Testata:Informazione Corretta – L'Opinione
Autore: Angelo Pezzana – Dimitri Buffa
Titolo: «Netanyahu non deve cedere ai ricatti di Hamas – Roma spegne le luci del Colosseo per Shalit»[/b]

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 25/06/2010, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Roma spegne le luci del Colosseo per Shalit ". Pubblichiamo l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Netanyahu non deve cedere ai ricatti di Hamas".
Ecco i due pezzi:

[b]INFORMAZIONE CORRETTA – Angelo Pezzana : " Netanyahu non deve cedere ai ricatti di Hamas "

Angelo Pezzana[/b]

Il soldato Gilad Shalit veniva rapito il 24 giugno di quattro anni fa dai terroristi di Hamas, rinchiuso in qualche prigione a Gaza, e da allora nessuno ha più potuto verificarne le condizioni, neppure la Croce Rossa, che ha accettato il divieto nell’indifferenza degli organismi internazionali. Hamas sa bene di avere in mano una potente arma di ricatto, Israele non contempla la figura dello shahid, la vita viene considerata sacra, non uno strumento per il martirio, un concetto estraneo alla cultura ebraica. Le condizioni poste finora liberare più di mille detenuti palestinesi colpevoli di spregevoli crimini e attentati, era un prezzo che Israele non avrebbe comunque potuto pagare. Con Gilad prigioniero, Hamas incassa un doppio vantaggio. Se non lo libera, rimane immutata in Israele l’angoscia per la sua sorte, se Israele accetta il ricatto offre ai terroristi la propria capitolazione. In ogni caso perde. Aviva e Noam, i genitori, da quattro anni aspettano che il governo gli riporti a casa il figlio, sanno bene qual’è la posta in gioco, ma sperano in uno di quei miracoli che Israele nel corso degli anni ha dimostrato di saper compiere. Sono andati in giro per il mondo, accolti ovunque con bellissime parole, che però sono rimaste tali, parole e non atti. E' questo che Aviva e Noam rimproverano oggi a Bibi, di continuare la politica del compromesso per avere meno critiche dagll'America, dall'Onu, dalla Ue, dai media che sembrano interessati solo a chiedere quali passi farà Israele per concedere ai palestinesi quello che vogliono e a descrivere una Gaza che non esiste.

Nella Striscia non c'è nessuna crisi umanitaria, i rifornimenti via Israele sono sempre arrivati dopo gli opportuni controlli, e se Bibi ha accettato le pressioni di Obama , e quelle di mezzo mondo, aumentando il numero delle merci con diritto di entrata, il risultato è stato l'opposto di quello previsto. Il commento più sprezzante è arrivato proprio da Hamas, che ha dichiarato di non essere per niente interessato a ricevere maggiori aiuti, quello cui mira è la fine del blocco navale, perchè è da lì che possono arrivare i riformimemti di armi e la trasformazione del porto di Gaza in un punto nevralgico sotto il controllo turco oppure iraniano.

Israele è stato troppo condiscendente. Se dicesse no, come ha fatto Bibi, in modo inequivocabile, quando ha avvisato che a nessuna nave sarebbe stato permesso forzare il blocco, si è vista subito la reazione di chi prima minacciava fuoco e fiamme, per carità niente violenza, attraccheremo ad Ashdod, e così via. Se Bibi da domani dicesse "Basta, o liberate Gilad o dal nostro confine e via mare non passa più niente, ma proprio niente, di confine ne avete un altro, quello con l'Egitto, rivolgetevi a quello", siamo sicuri , come qualcuno teme, che accadrebbe un incidente diplomatico internazionale ? E se anche fosse ? Il mondo finora si è limitato a mettere sul piatto della bilancia soltanto lo Stato ebraico, mentre in questo modo comincerebbe a vedere come reagiscono tutte queste belle dittature alle quali finora è stato soltanto lisciato il pelo. Gli ebrei, nella loro storia millenaria, nel momento del bisogno, hanno sempre potuto contare solo su se stessi. Mentre i governi israeliani si sono mostrati disponibili al compromesso pur di raggiungere la pace, i suoi nemici in tutta la regione hanno aumentato gli arsenali, e di tempo non ne è rimasto molto, di sicuro non ce ne sarà per aspettare il dopo Obama, la cui politica del cappello in mano è stata ridicolizzata persino dai suoi generali. Dai Bibi, fai il duro, non dimenticare che sei in Medio Oriente, non in Engadina o nell'Oxforshire, dalle tue parti la buona educazione e il fair play si chiamano debolezza. Per questo non hanno ancora liberato Gilad Shalit. Aviva e Noam, e tutte le persone per bene di questo mondo, aspettano che torni a casa. Cambia registro, fai qualcosa.

[b]L'OPINIONE – Dimitri Buffa : " Roma spegne le luci del Colosseo per Shalit "

Dimitri Buffa[/b]

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno alla mezzanotte di ieri ha spento le luci del Colosseo per ricordare Gilat Shalit e il suo dramma, cioè quello di un giovane soldato israeliano prigioniero da quattro lunghissimi anni di questa sorta di anonima sequestri ( e assassini) islamica di nome Hamas. E il presidente della Camera Gianfranco Fini, in visita di stato a Gerusalemme, non ha esitato a definire “terrorista” un’organizzazione con cui però le cancellerie degli stati di mezza Europa si ostinano a trattare, spesso sottobanco, riconoscendo loro di fatto lo status di organizzazione combattente e legittimamente rappresentante gli interessi della popolazione palestinese. Quello che nessuno vuole vedere è che Hamas gestisce Gaza, aiuti compresi, esattamente come la mafia e la ‘ndrangheta gestiscono in Italia una bella fetta di appalti pubblici o il mercato della droga. Dire questo non è “islamically correct” e quindi si resta sempre nell’ambiguità. Magari chiedendo a Israele di alleggerire un embargo alimentare o sanitario per Gaza che in realtà non esiste.
Basta andarsi a prendere su internet le numerosissime foto (e gli ancora piuù numerosi filmati su you tube) dei mercati e dei supermercati della Striscia, tutti starcolmi di cibi e medicinali. E persino di giocattoli per bambini. Il problema è che hamas non permette alla gente di andare e comprare ciò di cui ha bisogno. Tutto deve passare tramite i loro “picciotti barbuti” e questo, non altro, determina lo stato di bisogno della popolazione. Stato di bisogno che poi si fa ricadere sulla “cattiva Israele”. E con questo gioco delle tre carte mediatico si pretenderebbe che lo stato ebraico togliesse del tutto il blocco navale di modo che l’Iran potrebbe ricominciare a fare affluire a Gaza armamenti vari, tra cui le componenti per costruire i famigerati Kassam. Che saranno anche missili artigianali ma che se cadono su un’abitazione la distruggono e se colpiscono una persona la uccidono.
Per questo, dunque, viva la faccia del presidente della Camera Gianfranco Fini che ieri, al contrario del suo collega Franco Frattini, ministro degli esteri pro tempore, ha usato parole chiare e di condanna contro hamas per la vicenda del caporale Shalit.
“Chi ha rapito il militare israeliano Ghilad Shalit, che compirà il suo quarto anno in prigionia – dice Fini – va considerato per quello che è: cioè un terrorista”. Poi ha proseguito così: “è positivo e bello che Roma sia in prima fila nel ricordare il dramma di Shalit, ormai da quattro anni nelle mani di Hamas”. Il tutto incontrando i membri di origine italiana della comunità ebraica locale.
“Questa vicenda – ha sottolineato Fini rispondendo all'appello di un esponente della Comunità affinchè l'Italia si faccia promotrice di un'iniziativa per ottenere che il militare israeliano sia visitato almeno dalla Croce Rossa – dimostra in modo inequivocabile quello che tutti sanno ma non tutti vogliono ammettere. Che chi lo ha rapito non può essere considerato un combattente perchè ciò che gli è stato imposto viola le convenzioni internazionali e i diritti della persona umana. Il fatto che nessuno lo ha potuto visitare è la riprova che chi lo ha rapito non è un resistente, non è un combattente, ma va considerato per quello che è: cioè un terrorista”.
La manifestazione romana, alla quale ieri sera è stato presente amche il padre di Gilad, quello deriso in un fumetto cinematografico da hamas diffuso poi su “you tube” in mezzo mondo poche settimane fa, era stata promossa dalle associazioni giovanili Bené Berith Giovani e Ugei (Unione Giovani Ebrei Italiani). Che si sono mosse “per salvare la vita di un loro coetaneo”. “All'evento sono stati invitati tutti i cittadini – hanno commentato ieri sera il sindaco Gianni Alemanno e il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici – perché l'obiettivo è quello di unire le forze e sensibilizzare l'opinione
pubblica per riportare Gilad a casa, nonché per rilanciare il processo di pace in Medio Oriente”.
I “pacifinti”, però, come al solito non si sono fatti vedere.

 

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