[b]L'OPINIONE
Stefano Magni[/b]

Eilat è un piccolo paradiso sul Mar Rosso, una vetrina luccicante dell’Occidente in pieno Medio Oriente. Arredi urbani creativi, negozi di lusso, alberghi a cinque stelle attraggono bagnanti e viaggiatori da Israele, America e Russia. Era proprio questa realtà che terroristi ben armati volevano distruggere.

Cinque razzi Grad avrebbero potuto devastarla. Ma non ci sono riusciti. Quattro sono finiti in mare e nel deserto. Poi la tragedia: un ordigno ha colpito in pieno Aqaba, un altro paradiso turistico nella vicina Giordania, distruggendo automobili, ferendo tre passanti, ammazzando un tassista arabo cinquantunenne. Forse i terroristi non volevano colpire quelle vite umane, ma, alla fine, la loro imperizia nell’usare armi di cui non sono all’altezza ha fatto sì che venisse punito un Paese musulmano. In assenza di una immediata rivendicazione, la Israeli Defence Force ha ipotizzato che l’origine dell’attacco fosse il Sinai, in Egitto. Da quella penisola, infatti, erano stati lanciati altri razzi contro Eilat, l’aprile scorso. L’Egitto, però, non accetta questa accusa. Il Cairo sostiene che il controllo sul territorio sia fermo e che gruppi terroristi non possano operare entro i suoi confini. Regge la tesi cairota? Nella penisola protesa nel Mar Rosso vivono tribù beduine ostili al governo egiziano. Sono loro che aiutano Hamas a importare merci di contrabbando a Gaza. Sono sempre loro che potrebbero aver “prestato” ai terroristi un pezzo di terreno sicuro. Anche se la matrice è tuttora ignota, il movente è chiaro. Si tratta dell’ennesimo botta-e-risposta nella striscia di Gaza. Venerdì un razzo Grad lanciato dalla striscia aveva centrato Ashkelon e per puro miracolo non aveva provocato una strage. L’aviazione con la Stella di David aveva risposto colpendo postazioni dei terroristi. Ieri mattina è stata distrutta la casa di Issa al Batran, uno dei leader di Hamas. Israele nega che si tratti di un suo attacco e parla piuttosto di un crollo causato dall’esplosione di un deposito d’armi, come tante altre volte è avvenuto a Gaza. Ma Hamas non vuole ammettere l’ipotesi dell’incidente: “Pagherete cara questa stupidaggine” recitava il loro comunicato ieri mattina. Chi ha lanciato i razzi contro Eilat, mancando il bersaglio e provocando drammatici “effetti collaterali”, si è inserito in questa escalation. Ha agito nell’interesse di Hamas, se non proprio per conto del gruppo terrorista che controlla Gaza.

 

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