Testata: Corriere della Sera Data: 30 giugno 2012 Autore: Francesco Battistini Titolo: «L’Unesco riconosce la Basilica della Natività» //*IC*

Il CORRIERE della SERA di oggi, 30/06/2012, pubblica due corrispondenze di Francesco Battistini da Gerusalemme sulla decisione dell’Unesco di proclamare Betlemme patrimonio dell’umanità. Riprendiamo quella del sito internet, che inizia con la citazione di un “lungo applauso”, non si capisce bene se è da parte di Battistini oppure no. Il pezzo sul Corriere cartaceo è meno trionfalistico. Battistini Dr Jeckill e Mr Hide ? Non ci sarebbe nulla da obiettare sulla scelte di Betlemme, quale testimonianza della cristianità, se non per il fatto di come tale scelta si è realizzata. L’Unesco, da quando si è schierato politicamente dalla parte palestinese, ha perso ogni credibilità. Mentre i cristiani, perseguitati nel territori governati dall’Anp, Betlemme inclusa, se ne vanno, la decisione dell’Unesco appare ancora più sorprendente. L’UNITA’ titola ” Betlemme sotto tutela Unesco, minacciata dall’occupazione”,rivelando – ma non ce n’era bisogno- come la menzogna storica continui ad essere parte integrante del giornale ‘vicino’ al PD. Betlemme non è occupata da Israele, è sotto la totale sovranità dell’Anp, per questo i cristiani fuggono. Ma questo è un aspetto secondario, ciò che conta è mentire, secondo la lunga trtadizione del giornale già comunista.

la bandiera che sventola su Betlemme è quella palestinese, ma all’UNITA’ la scambiano con quella israeliana.
Ecco il pezzo di Battistini:

GERUSALEMME – Sedici sì e un lungo applauso. I palestinesi ce l’hanno fatta e nove mesi dopo la battaglia per una poltrona all’assemblea Onu, dopo essere entrati a pieno diritto nell’Unesco, con un voto che non sorprende sono riusciti a inserire un tesoro artistico della Cisgiordania nell’elenco dei patrimoni mondiali dell’umanità da tutelare. È la prima volta che accade. E accade con la Basilica della Natività di Betlemme. «È un giorno storico – esulta Abu Roudeina, portavoce del presidente Abu Mazen – È una vittoria della nostra causa e della giustizia. È un riconoscimento globale dei diritti del nostro popolo. Perché si tratta d’un sito a rischio, a causa dell’occupazione israeliana e della costruzione del Muro di separazione. Dimostra inoltre che è naturale che il mondo sia con noi e riconosca i diritti del popolo palestinese e lo Stato di Palestina».

 

VENTI SITI – Il Comitato per il Patrimonio dell’Unesco, riunito a San Pietroburgo sotto la presidenza russa, su richiesta dell’Autorità palestinese ha preso in considerazione il caso Betlemme con una procedura d’urgenza, contestata da israeliani e Usa, stralciandolo dall’elenco dei venti siti da proteggere (da Hebron alle grotte di Qumram, fino ale coste di Gaza) che il governo Fayyad aveva sottoposto nei mesi scorsi all’Onu. Una volta votato il sì all’inclusione di altri tesori assai meno controversi, come la città di Timbuctu o la tomba di Askia in Mali, l’Unesco ha aperto il dossier della Natività e ha deciso rapidamente: solo sei i contrari e due gli astenuti. La decisione era prevista ed era anche stata anticipata nei giorni scorsi, durante la visita del presidente russo Vladimir Putin proprio alla Basilica di Betlemme.

«DECISIONE POLITICA» – Il voto non è, naturalmente, solo culturale. Per i palestinesi, significa un altro riconoscimento nelle organizzazioni internazionali (la città vecchia di Gerusalemme, per esempio, è elencata dall’Unesco fra le zone contese e quindi non attribuibili a uno Stato, nonostante Israele la consideri parte della sua capitale). E per questo, la decisione è considerata dagl’israeliani «totalmente politica, capace di danneggiare l’Onu e la sua immagine». Severi anche gli americani, che si dicono «profondamente delusi»: «Si tratta d’un sito sacro per tutti i cristiani» e «non dovrebbe essere politicizzato», nota l’ambasciatore David Killion. La procedura d’urgenza in particolare, usata assai di rado e solo per le situazioni gravissime, secondo Usa e Israele non doveva essere invocata in questi casi. La Natività non viene restaurata da 150 anni, un recente studio del Cnr italiano ha stabilito che vi sono alcuni punti a rischio di crollo, giudicando l’intervento di restauro «di media complessità».

LA CHIESA PIÙ ANTICA – Per quanto strano, in un elenco che pure comprende il Salto del Bufalo schiantato in Canada o le vecchie fabbriche siderurgiche svedesi, luoghi di sicura bellezza ma forse non conosciutissimi, la più antica chiesa consacrata della cristianità era finora rimasta fuori dall’elenco dei luoghi da salvare, proprio per un incrocio di veti politici e di contese religiose. L’ultima raccolta di soldi per i restauri, per un paradosso, era stata organizzata mesi fa da governi musulmani come l’Arabia Saudita, la Giordania e il Qatar. E anche la gestione dei fondi necessari al restauro, stimati in circa 30 milioni, è stata finora affidata all’Autorità palestinese e al suo ministro per gli Affari cristiani. Contrarie al riconoscimento di patrimonio Unesco, nei mesi scorsi, si sono dette anche la Custodia francescana di Terra Santa, la chiesa armena e greco-ortodossa, che conservano la Basilica secondo una rigida rotazione stabilita dallo storico «status quo»: avrebbero preferito che l’Unesco mettesse sotto tutela l’intera città di Betlemme, lasciando la Natività fuori dal «tentativo di strumentalizzare i luoghi santi a uso politico».

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