Testata: Informazione Corretta Data: 22 agosto 2012 Autore: Giulio Meotti

A destra, Mahmoud Ahmadinejad, Adolf Hitler.

Giulio Meotti

Il conto alla rovescia Israele-Iran è iniziato, e insieme ad esso una grave crisi nei rapporti Usa-Israele a causa della corsa al nucleare di Teheran. Aiuterà l’America il piccolo stato ebraico ? Israele si fiderà della parola della Amministrazione Usa che tratta Gerusalemme come una banana republic ? Alcuni giorni fa, fonti governative hanno dichiarato al giornale Yediot Aharonot che  « la posizione americana spinge l’Iran ad acquisire la capacità nucleare ». Ben pochi in Israele credono che gli Stati Uniti inizieranno mai una guerra preventiva contro gli ayatollah. Gli Usa, specialmente se Obama verrà rieletto, cercheranno un compromesso con gli iraniani. Israele dipende dagli Usa sul piano economico, militare e diplomatico. I cittadini americani contribuscono alle spese militari israeliane per il 20/25%, mentre Israele riceve aiuti  più di ogni altro stato dalla 2a guerra mondiale a oggi. Parte di questi aiuti Israele deve riinvestirli nell’acquisto di armamenti dell’Amministrazione militare di difesa americana. Nessun altro paese – di sicuro non in Europa – si interessa alla protezione del diritto all’esistenza degli israeliani. Vanno contati anche i veti degli Usa  al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, 40 almeno negli ultimi anni.

C’è quind un ‘quid pro quo’ in questo rapporto, ma c’è anche un limite che la dipendenza non può superare. La corsa iraniana al nucleare l’ha chiarito molto bene, in un modo così chiaro, che gli Usa stanno per abbandonare, di nuovo, gli israeliani.

Washington non sostiene Israele perchè è una democrazia, per la Shoà o perchè non rispetta i diritti umani. La motivazione principale del suo sostegno è l’intresse verso  i suoi valori strategici.

Tutto ciò può cambiare domani, specialmente se la sopravvivenza di Israele può diventare un peso per Washington ( la Francia era stata il primo alleato importante dopo la guerra, ma abbandonò presto gli ebrei a favore del mondo arabo). Israele non deve dimenticare di essere alleato e cliente dell’America, non suo ‘amico’.

I primi presidenti dopo la costituzione di Israele – Truman, Eisenhower, Kennedy e Johnson – non concessero nulla allo Stato ebraico. Eppure si era in un tempo in cui le ceneri di Auschwitz erano ancora calde, mentre oggi la memoria della Shoà sta svanendo. Truman mantenne l’embargo americano sulla vendita delle armi a israeliani e arabi, che però fu valido solo nei confronti di Israele. Nel 1948, fu la pressione americana che obbligò Israele a retrocedere dal Sinai, dove aveva sconfitto gli egiziani.

Nel 1960, Adolf Eichmann fu catturato da agenti israeliani  in Argentina e trasportato a Gerusalemme per essere processato. L’Argentina si rivolse al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, chiedendo la condanna di Israele e la restituzione di Eichmann. Washington era del parere di sostenere la richiesta argentina, e solo la forte reazione dell’allora Ministro degli Esteri Golda Meir convinse gli Usa a desistere.

Prima della Guerra dei 6 Giorni, Abba Eban incontrò Lyndon Johnson, ma tutto quello che ottenne fu un embargo alla vendita di armi in Medio Oriente. Nel 1970, mentre si stava avvicinando la guerra con l’Egitto di Nasser, gli Usa respinsero una richiesta urgente di aiuto di Israele.

Nel 1992, l’Amministrazione Bush-Baker umiliò Israele con un ultimatum : « territori o prestiti » (fu il Ministro Rehavam Ze’evi che allora chiamò Bush senior ‘antisemita’). Gli Usa del dopo Guerra del Golfo si impegnarono affinchè Israele abbandonasse i territori, mettendo così a rischio la sua sicurezza. L’ex direttore del New York Times, A.M.Rosenthal, scrisse che « l’Amministrazione Bush ha una affinità spirituale con i capi arabi e i produttori di petrolio, ma digrigna i denti quando Gerusalemme mostra indipendenza « . Il pacifismo di Bill Clinton è stato una tragedia per il popolo ebraico, sin da quando creò le premesse del Processo di Oslo, ne incoraggiò le iniziative, portando su di sè la responsabilità di una sanguinosa intifada che costò la vita di 2000 israeliani.

Nel 1981 lo stato ebraico bombardò il reattore nuclere iracheno di Osirak. Documenti dell’ archivio britannico, pubblicati recentemente, rivelano quanto si sono detti l’ambasciatore inglese a Washington, Sir Nicholas Henderson, e l’allora Segretaio della Difesa Caspar Weiberger mentre si stavano diffondendo le notizie dell’attacco.

«  Weinberger disse che Begin era divenato matto e che era molto preoccupato per le reazioni degli israeliani e le possibili conseguenze », così il cablo di Henderson a Londra. Ma l’allora Segretario di Stato, Alexander Haig, ha ricordato « sostenni che, mentre alcune dichiarazioni vanno fatte per evidenziare la disapprovazione americana, i nostri strategici interessi non devono essere soggetti a politiche che umiliano e indeboliscono Israele »

Coloro che ricordano Ronald Reagan come buon amico di Israele, farbbero bene a non dimenticare la sua furiosa reazione contro Israele. Fu la sua Amministrazione ad imporre subito sanzioni contro lo stato ebraico, e sospendere la consegna degli aerei da combattimento F-16, comportandosi in un modo che persino Jimmy Carter avrebbe rifiutato : usare il ricatto delle forniture militari per influenzare Israele.

Washington ha anche armato fino ai denti i vicini di Israele. L’esercito egiziano è oggi molto più moderno e letale di quanto lo fosse quando sferrò, con successo, l’attacco contro Israele nella Guerra del Kippur.

Non possiamo poi dimenticare come è stato trattato Jonathan Pollard, l’unico americano condannato all’ergastolo per avere fatto la spia per un paese alleato. A parte il fatto che nessuno ha mai potuto spiegare quali danni  possano aver danneggiato gli Usa, eppure Pollard è ancora oggi, in cella di isolamento.

Nessuno ha mai subito una condanna come lui, per avere passato documenti riservati ad un paese straniero ma amico ( le condanne in questi casi – tranne che il paese fosse l’Urss- arrivano al massimo a tre anni). Per il suo contributo alla sicurezza dello stato ebraico, Pollard è un eroe di Israele.

Le informazioni trasmesse durante la Guerra del Golfo, quando Saddam Hussein lanciavi i missili su Tel Aviv, e gli israeliani giravano con le maschere antigas, si dimostrarono utili  per conoscere in anticipo i piani di Saddam, mentre la Siria stava ammassando quantità di armi chimiche.

Tutte informazione che gli Usa avebbero dovuto trasmettere a Gerusalemme. Mentre invece vennero bloccate da Weinberger.

Oggi Israele può sentirsi forte e indipendente sulle sue posizioni davanti al potente alleato, perchè non ha mai chiesto una sola goccia di sangue americano per la sua difesa.

E’ Washington che deve essere interessata all’alleanza con Israele e proteggere gli ebrei, e non disimpegnarsi dall’unica democrazia in una regione dominata dall’islam.

Saranno gli Usa alla fine costretti a sacrificare Israele sull’altare del ‘realismo’, al prezzo del petrolio, quando il coltello dell’Iran arriverà alle loro gole ?  E la leadership dello stato ebraico vorrà portare Israele, con le mani legate, doverosamente su quell’altare ?

Come ha scritto Charles Krauthammer «  per Israele la posta in gioco è molto più alta : la stessa esistenza di sei milioni di ebrei e la sopravvivenza di una  nazione  piena di voglia di vivere »

Se Israele non è in grado di modificare la linea rossa sull’Iran, e Gerusalemme si arrendesse al pacifismo di Washington, l’Iran si doterà entro breve dell’arma nucleare. E gli ebrei ? Saranno sempre più deboli e totalmente dipendenti dall’aiuto altrui. Come era durante la Shoà. Occorre ricordare a qualcuno come Washington si rifiutò di aiutare gli ebrei mentre stavano entrando nelle camere a gas ?

 

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