Missile a Gush Ezion, a sud della città. Non succedeva dal 1970. Tel Aviv riapre i rifugi. Hamas: “Abbattuto F-16”. Ma non c’è conferma. Continuano i raid. Morsi: non lasceremo Gaza.

Il terzo giorno dell’operazione Pillar of Defence, iniziata con l’omicidio mirato da parte di Israele del leader militare delle brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, come risposta ai tiri dalla Striscia di Gaza, inizia tra il fumo dei razzi, lanciati nuovamente da entrambe le parti.

Truppe e mezzi israeliani si avvicinano al confine.

Nella notte uno strike israeliano ha colpito una stazione di polizia a Gaza, mentre un missile è caduto vicino all’abitazione del ministro dell’Interno di Hamas, che al momento non si trovava però in casa.

Una nota dell’IDF, la forza di difesa di Israele, ha aggiornato i numeri dell’attacco contro la Striscia, sottolineando di avere bersagliato oltre 500 obiettivi dall’inizio dell’operazione. Molti dei razzi lanciati da Gaza sono stati intercettati dall’Iron Dome, il sistema anti-missile.

Nella giornata di ieri due lanci avevano raggiunto l’area di Tel Aviv, senza però causare danni né feriti. Oggi la città ha deciso di riaprire i suoi rifugi anti bomba. Non succedeva dal 1991, durante la guerra del Golfo, quando sulla città erano caduti gli Scud di Saddam. A raggiungere Tel Aviv ieri due missili Fajr, di fabbricazione iraniana. Gli allarmi sono tornati a suonare anche oggi, per il lancio di un nuovo missile. In un lancio da Gaza su Eshkol tre soldati dell’IDF sono rimasti feriti. Sono stati tutti portati in ospedale a Be’er Sheva.

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Sedicimila riservisti, dei 30mila per i quali ieri il ministero aveva dato il via libera, sono stati allertati per una potenziale azione via terra. I media israeliani parlavano di un’offensiva prevista per oggi, ma il vice ministro degli Esteri, Danny Ayalon, parlando alla CNN, ha sottolineato che passerà uno o due giorni prima che le truppe si muovano, a meno che cessino i lanci di razzi su Israele. In giornata il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha ordinato la mobilitazione di altri riservisti.

Razzo alle porte di Gerusalemme

Secondo testimoni, a Gerusalemme si sarebbe attivate le sirene anti-missile. Hamas ha confermato il lancio di un M-75 di produzione artigianale, sottolineando che non era mai stato lanciato in precedenza. La tv israeliana ha parlato di uno schianto nei villaggi attorno alla città. Non succedeva dal 1970. Le autorità hanno confermato la caduta del razzo a Gush Ezion, insediamento ebraico in Cisgiordania a sudest della città.

Morsi: “Aggressione contro l’umanità”

Il primo ministro egiziano, Mohammed Morsi, è tornato anche oggi a parlare della situazione. Ha bollato gli attacchi israeliani come “una eclatante aggressione contro l’umanità” e sottolineando che “non lascerà Gaza da sola”, perché “l’Egitto oggi non è l’Egitto di ieri”.

La posizione del nuovo presidente del Cairo è particolarmente in bilico. Da un lato Hamas è una costola della Fratellanza Musulmana che lo ha messo al potere. Dall’altra il “nuovo Egitto” post-Mubarak è messo per la prima volta alla prova in una crisi. E in gioco ci sono anche i trattati tra Israele e il Cairo. Nei giorni scorsi i rapporti diplomatici avevano mostrato una certa ambivalenza da parte di Morsi, che non aveva interrotto il dialogo, nonostante il ritiro del proprio ambasciatore. Egitto e Turchia si incontreranno per decidere una strategia comune per affrontare la crisi.

Hassan Nasrallah, numero uno di Ezbollah libanese, ha lodato il lancio di razzi su Tel Aviv, che “dimostra la maturazione, la sagacia, la forza e il coraggio della Resistenza palestinese nella Striscia di Gaza”. Nonostante nei giorni scorsi abbia sottolineato l’impossibilità di aiutare Gaza, per via della crisi siriana, non è esclusa una reazione dei libanesi, come già avvenne nel 2006, in favore della Palestina.

Da:IlGiornale.

 

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