Testata: Corriere della Sera Data: 15 dicembre 2012 Pagina: 18 Autore: Francesco Battistini Titolo: «’Frode’: si dimette il falco Lieberman».

Il CORRIERE della SERA è oggi, 15/12/2012, l’unico quotidiano a dare questa notizia, riassunta anche nel titolo, a pag.18 ” ‘Frode’: si dimette il falco Lieberman”. Uno scoop eccezionale, penserà qualcuno, Francesco Battistini ha battuto la concorrenza, è arrivato primo.  In realtà, le cose non sono andate proprio così, come si evince anche leggendo il pezzo. Ma ciò che stupisce di più è il tono, se fosse il 1° aprile si potrebbe pensare ad uno scherzo di cattivo gusto. Il suo stile è in genere equilibrato, perchè Battistini è sceso ad un livello linguistico inaccettabile persino da un giornale di Rocca Cannuccia ?  Battistini sembra trascinare un Lieberman già ammanettato in un tribunale dove la sentenza è già stata emessa. Lieberman può piacere o no, ma mai avremmo immaginato di vederlo descritto in termini così offensivi. Non ne riprendiamo nessuno, il pezzo ne è pieno, dovremmo fare copia-incolla. Caro Battistini, che cosa le ha preso ? Davvero può permettersi di dire che voteranno Likud-Beitenu i religiosi e i coloni ? E tutti gli altri ? Delusi, stupiti, amareggiati, prendiamo atto del suo adeguamento.

Ecco l’articolo:

Bibi Netanyahu con Avigdor Lieberman

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — L’ex buttafuori si butta fuori. Cinque settimane prima del voto, incriminato per frode e abuso d’ufficio da un’inchiesta che dura da tredici anni, il principale alleato del premier Bibi Netanyahu, l’ultradestro Avigdor Lieberman, una carriera che a 54 anni l’ha trasformato da «gorilla» moldavo nelle discoteche di Gerusalemme a leader del terzo partito israeliano, rinuncia all’immunità parlamentare e si dimette dalla carica di ministro degli Esteri, oltre che di numero due del governo: «Anche se so di non aver commesso alcun reato, me ne vado perché spero che il caso si risolva prima del 22 gennaio», data del voto, e «io possa continuare a far parte d’una leadership forte e unita». Se ne va anche perché non poteva far altro: le opposizioni alla Knesset avevano già pronto un ricorso alla Corte suprema, non avesse fatto il passo indietro. «S’è comportato da criminale comune», scrive la stampa che non ha mai risparmiato critiche a questo ministro che vive nelle colonie ed è tenuto fuori da tutti i dossier (vedi l’Iran) che contano, leader amato dal milione d’immigrati russi e che una volta propose di deportare in Cisgiordania gli arabi israeliani, politico detestato dal vecchio presidente Peres e irriso dai comici tv che lo rappresentano vestito di pelle nera e con due dobermann al guinzaglio. L’accusa stavolta è imbarazzante: caduta l’ipotesi più grave del riciclaggio e d’aver intascato milioni di dollari su conti off-shore da uomini d’affari stranieri, rimane quella d’avere utilizzato la carica per ottenere dall’ambasciatore israeliano in Bielorussia, poi ricompensato con una promozione, documenti confidenziali sulle indagini che lo riguardavano. Cambia qualcosa? I sondaggi dicono di no: al cosiddetto Biberman, l’alleanza Netanyahu-Lieberman che può già contare sul 25-30% dei religiosi e dei coloni, s’attribuisce circa il 30%, contro il 16 dei laburisti e il 10 di Tzipi Livni. Ma dopo il «mese nero» di guerra e diplomazia che ha riportato in gioco la Palestina di Abu Mazen all’Onu (e Hamas a Gaza), Bibi potrebbe essere rieletto con percentuali meno bulgare. E aprire a scenari nuovi: la Casa Bianca vuole riportare israeliani e palestinesi ai negoziati e da febbraio, con un Lieberman azzoppato, il futuro governo potrebbe essere meno ricattato dall’ultradestra.

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