Testata: Informazione Corretta Data: 16 gennaio 2013 Autore: Ugo Volli.

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli.

 

 Abu Mazen


Cari amici,

non so se l’avete letto, io sui giornali non l’ho visto. Ecco la notizia. L’altro giorno il presidente Obama, come sempre benefico e sollecito nei confronti dei suoi amici, usando un dispositivo comunicativo vagamente postmoderno che gli piace molto, ha fatto uscire un’indiscrezione non controllata attraverso un noto opinionista, Jeffrey Goldberg, che aveva ricevuto alla Casa Bianca, facendogli dire che la politica di Netanyahu sulle costruzioni nei quartieri di Gerusalemme e negli insediamenti è “suicida” e che è interesse essenziale di Israele cambiare posizioni che “danneggiano molto” il paese (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?id=299604 . L’articolo di Goldberh è qui: http://www.bloomberg.com/news/2013-01-14/what-obama-thinks-israelis-don-t-understand-.html).
Che bravo Obama, no? Non come quel pollo di Netanyahu che ha preferito tacere agli americani il fatto del tutto evidente a ogni persona di buon senso che la politica estera di Obama, ondivaga e per lo più compiacente con gli islamisti, “nuoce gravemente alla salute” dell’America, dell’Occidente e anche degli abitanti tutti del Medio Oriente. Durante le elezioni americane se ne è stato zitto, il primo ministro israeliano, e ciò nonostante gli obamiti l’hanno criticato moltissimo, perché conosceva da tempo il candidato repubblicano e soprattutto non si era prodotto nella proskynesis richiesta al premio nobel preventivo per la pace nonché presidente in carica. (Vi chiedete che cos’è la proskynesis? Si chiama così l’inchino profondissimo fino a terra che era dovuto agli imperatori bizantini…)
Comunque Obama ha fatto benissimo a parlare, anzi a gettare il sasso e nascondere la mano, a far parlare cioè Goldberg, esattamente una settimana prima delle elezioni. Immaginatevi se in Italia fra un mesetto Obama facesse sapere che considera, chessò, Bersani pericoloso per gli interessi dell’Italia. Verrebbe fuori una bufera mediatica. Eppure noi non siamo un paese molto autonomo o potente; immaginate se si permettesse di parlare pro o contro Cameron o la Merkel. In Israele hanno abbozzato tutti, salvo la Tzipi Livni, che, forse disperata per i sondaggi decisamente negativi e per l’incapacità di federare la sinistra, è subito montata addosso al bel destriero fornitole da Obama per partire a lancia in resta contro Netanyahu (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/164218#.UPVasmeyl-y). Vedremo fra una settimana se l’elettorato si farà influenzare davvero dagli editti obamiani, per ora sembra propenso a riconfermare Netanyahu, eventualmente affiancandogli a destra una pattuglia molto rafforzata di sionisti senza se e senza ma. Io scommetto che le chiacchiere di Obama resteranno senza esito, dato che gli elettori sanno benissimo che oltre alla bella figura di Obama c’è in gioco la loro pelle e quella dei loro cari. Vedremo.
Ma Obama ha fatto bene anche per un’altra ragione. E’ intervenuto proprio ieri a favore delle posizioni dell’Anp. In Israele è piena campagna elettorale. Ma nell’Autorità Palestinese? Non si vota, no. Ma nei suoi territori ricorre un anniversario, quasi elettorale. Sentite questa: ieri scadeva esattamente il quarto anno da quando è finito il mandato di Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen per gli amici. Finito, terminato, scaduto, esaurito, fuori corso.  Iniziato nel 2005, concluso il 15 gennaio 2009. Secondo la legge, naturalmente, la legge palestinese (scusatemi l’ossimoro). Non secondo i fatti, per cui Abbas è sempre là a fare il rais. Come se da noi Napolitano potesse continuare a fare il presidente della repubblica (senza penare a farsi rieleggere dal parlamento) fino a maggio 2017. Situazione imbarazzante, non credete? Il mandato del presidente dell’Anp per la sua costituzione dura quattro anni come in America. Siamo entrati nel quinto. Per cui a questo punto ieri doveva prendere il potere il successore del suo successore. Ma naturalmente non è accaduto. Come se noi, invece di pensare a chi seguirà a Napolitano, avessimo ancora Ciampi al Quirinale.
In verità nel 2009 Abbas si fece un decreto da solo per prorogare di un anno il suo mandato, decreto che fra l’altro non passò affatto nel consiglio legislativo  o parlamento (non ci passò perché non avrebbe avuto la maggioranza, che è controllata da Hamas, il quale ovviamente protestò molto). Poi neanche più quello. Dal 15 gennaio 2010 Abbas fa il “presidente” senza neppure il pretesto di autoprorogarsi. Presidente squatter, presidente attaccabottoni, prorogatio non petita. Molto imbarazzante, per chi pretende di incorporare il diritto legale del “popolo palestinese” al suo stato.
Non c’è nessun titolo legale che possa giustificare il titolo di presidente che Abbas si attribuisce. Come se De Mita dicesse di essere il presidente del consiglio italiano e segretario della DC: anacronismo spinto. Sulla base della costituzione il presidente dell’Anp è il presidente del consiglio legislativo Abdel Aziz Dweik, di Hamas. Meglio perderlo che trovarlo, direte voi. Certamente, ma la democrazia ha le sue regole.
E, a proposito, anche il primo ministro palestinese Fayyad non è legalmente in carica. Al primo incarico, nel 2007, non provò neanche a ottenere la fiducia del Parlamento, che per costituzione è necessaria lì come da noi (vi ricordate, fu il momento in cui Abbas forzò la situazione contro Hamas). La seconda volta, a maggio del 2009 fu nominato da un  presidente scaduto e di nuovo, non cercò di avere la fiducia. Nel 2012 si è poi dimesso, perché doveva subentrargli direttamente Abbas nel quadro di un ennesimo accordo con Hamas, ma poi, senza atti formali, ha continuato a fare il primo ministro lui. Quanto al parlamento o consiglio legislativo, non si riunisce dal 2007 e nel frattempo è scaduto anch’esso da un paio d’anni. (per questi dati e la relativa documentazione, vi consiglio di guardare qui: http://daledamos.blogspot.it/2013/01/today-is-4th-anniversary-of-end-of.html? , seguendo i link indicati nel corso del testo per ulteriori approfondimenti).
Inutile dire che nessuno pensa di modificare questa situazione. Ogni tanto si parla di elezioni, l’anno scorso ci sono state anche delle comunali molto confuse e a quanto pare taroccate, in cui pure Al Fatah che è il partito del solito Abbas è andato malissimo. Negli anni si sono fissate tre o quattro date per le elezioni politiche, poi regolarmente annullate. Il potere perpetua se stesso, è corrottisssimo, i figli di Mahmoud Abbas hanno fatto i soldi, davvero tanti soldi, con gli aiuti internazionali, che è meglio che farci i missili, ma… La libertà di stampa è sotto zero, il dissenso rischiosissimo e sostanzialmente clandestino, la guerra a bassa intensità contro Israele e la lugubre continua celebrazione della morte è il solo sfogo di questa situazione.  Del resto non dico.
Ha fatto benissimo dunque Obama a intervenire contro la democrazia israeliana e a tacere sulla cleptocrazia (dittatura dei ladri) dell’Anp, facendo finta di credere che Mahmoud Abbas sia presidente legale di qualche cosa.  Così si fa. Dopo aver regalato il caos alla Libia (sacrificandogli anche il prezzo di un ambasciatore non difeso e linciato dai qaedisti) e alla Siria, l’islamismo all’Egitto e alla Tunisia, la più grave sconfitta storica dell’Occidente in quelle terre dalla caduta dell’impero ottomano, non pretenderete davvero che Obama senta un minimo di simpatia o almeno di responsabilità per la sola democrazia della regione o magari si limiti a rispettarne i meccanismi elettorali… Ma per favore, nessuno vada a un giornale a dire che la politica di Obama è un suicidio per l’America. Sarebbe un’interferenza. Grave e del tutto scorretta. Contiamo gli anni, ne dobbiamo subire ancora quattro, poi speriamo che non si proroghi anche lui. E soprattutto, noi speriamo che ce la caviamo grazie a quel cattivone di Netanyahu.

 

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