La parashà di Zakhòr prescrive di ricordare ciò che ci ha fatto Amalèk. Questo ricordo è una delle 613 mitzvòt della Torah ma che cosa dobbiamo ricordare? Ovviamente l’attacco di Amalèk, il tentativo di distruzione del popolo ebraico e i vari tentativi di distruzione che si sono susseguiti nella storia. I Chakhamìm però sottolineano anche la situazione del popolo ebraico alla vigilia di quell’attacco. Divisioni interne e il momento di crisi nel rapporto con Dio (gli ebrei si chiedono se Dio è in mezzo a loro). Da questo punto di vista il ricordo diventa un invito a un auto-esame. C’è però un aspetto che spesso si dimentica. Lo spiego attraverso una cosa che mi è capitato di sentire nel Giorno della memoria. In un’intervista, una sopravvissuta italiana alla Shoah disse che il numero tatuato sul braccio rappresentava per lei, fra le altre cose, il segno di una vittoria, il simbolo della sconfitta del tentativo di soluzione finale. È questo un ulteriore elemento del ricordo. Amalèk viene sconfitto, il tentativo di distruzione del popolo ebraico fallisce. La parashà di Zakhòr precede la festa più allegra dell’anno ebraico, la festa di Purìm.

Da: moked/מוקד

 

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