obamabibi05Testata: Informazione Corretta
Data: 05 agosto 2013
Autore: Ugo Volli

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

a sinistra, Obama dice a Netanyahu, mostrandogli una mappa per i negoziati di pace “Ora non dobbiamo perdere di vista questo punto..”.

 

Cari amici,

conoscete quel motto un po’ triste che dice “dagli amici mi guardi  Dio, che dai nemici mi guardo io”? Purtroppo si applica spesso nella vita, ma soprattutto in politica. Pensate ai rapporti di Israele con l’America, eminentemente con l’amministrazione Obama. Una persona ingenua, come in fondo io sono, penserebbe che sì, ci sono dei contrasti, soprattutto sui rapporti con l’Anp, che l’America vorrebbe fossero di fiducia e di affidamento e di cui Israele sa invece di non potersi fidare; ma che le relazioni fossero quelle di due alleati stretti in una situazione molto difficile. Dopotutto Israele è l’unico alleato strategico vero che gli Stati Uniti hanno non solo in Medio Oriente, ma in tutta l’Asia fino al Giappone, il solo che non può e non vuole fare i giri di valzer della Turchia e del Pakistan, i tradimenti dell’Arabia Saudita, il solo che non condivide solo un interesse militare limitato e calcolato, ma un modo di vivere e di organizzare lo Stato. In una parola, il solo stato pienamente occidentale fra l’Europa e il Giappone.

Una persona ingenua come me fa fatica ad afferrare che questa sia una colpa per i politici, i sindacalisti, gli intellettuali e i giornalisti europei, che potrebbero vivere e fare più o meno il loro mestiere come cittadini israeliani, ma che in Siria o in Iran, in Arabia Saudita o in Cina, in Algeria o in Pakistan rischierebbero immediatamente la vita per quel che sono (cristiani o gay, comunisti o cronisti d’assalto, pensatori indipendenti o organizzatori culturali). Ma l’Europa, si sa, è ideologica e irresponsabile, la sua classe intellettuale era filofascista fra le due guerre e filocomunista fino alla caduta del Muro di Berlino, come oggi è filoislamica,  senza prendersi mai la responsabilità delle sue utopie, sempre pronta a sputare addosso a chi la salva da se stessa.


Noam Chomsky     Judith Butler

Ma l’America? Anche lì gli intellettuali ideologici e irresponsabili della serie dei Chomsky e delle Butler non mancano, ma il cuore dell’amministrazione dovrebbe conoscere per lunga esperienza la responsabilità, la distinzione fra quel che si immagina e si desidera e quel che è necessario fare, la basilare opposizione poilitica fra amici e nemici, al di là dei giochini tattici. C’è una solida tradizione in questo senso, naturalmente, ma oggi essa sembra sconfitta da un’ondata di irrazionalità onirica senza precedenti.

Prendiamo ancora il caso di Israele, che è quello che ci importa qui. Non solo l’amministrazione Obama ha imposto con tutto il suo peso la ripresa di trattative che hanno molta più probabilità di condurre a un’esplosione di violenza che a degli accordi, anche provvisori; non solo essa non si prende le sue responsabilità di fronte alla minaccia dell’atomica iraniana, che riguarda non solo Israele, ma tutto l’equilibrio del Medio Oriente e del petrolio (non avendo avuto il coraggio di impedire all’Iran di armarsi con l’atomica, quando gli ayatollah l’avessero realizzata e minacciassero con la guerriglia la destabilizzazione di Arabia Saudita e stati del Golfo, o chiudessero lo stretto di Hormuz bloccando i rifornimenti energetici di mezzo mondo, che credibilità avrebbe la deterrenza americana?). Non solo gioca in maniera confusa e pasticciona con le rivolte arabe, appoggiando ora una parte ora l’altra in Egitto, minacciando di intervenire in Siria senza farlo mai, armando i propri nemici in Libia e di nuovo in Siria…

C’è di peggio. Ormai è chiaro che gli Stati Uniti, molte fonti dicono per decisione diretta della Casa Bianca, stanno sabotando sistematicamente gli sforzi che Israele sta facendo per evitare che armi tecnologicamente avanzate e pericolose arrivino ai movimenti terroristici come Hamas e soprattutto Hezbollah. Negli ultimi mesi, abbiamo letto, Israele è intervenuto alcune volte non per influenzare il conflitto siriano, che è stato lasciato incancrenire tanto che nessuno sa come prenderlo e in cui comunque ogni intervento diretto dello stato ebraico sarebbe controproducente, dato che gli avversari usano propagandisticamente l’accusa di alleanza col “sionismo” come anatema. E’ intervenuto per impedire che armi avanzate a tecnologia russa e mezzi di distruzione di massa come i gas  cadessero nelle mani dei terroristi.

Israele, quando interviene in questo modo, non dichiara le sue azioni e non le smentisce. Lo fa per non aiutare i nemici a ricostruire le loro modalità d’azione e poterle ripetere e anche per non costringere i suoi nemici a reagire per salvare la faccia, secondo una logica molto mediorientale. Anche in questi casi recenti è stato così. E il regime siriano ha per lo più ignorato i danni, proprio per non perdere la faccia. Perché dunque conosciamo quel che è accaduto, comprese le modalità d’azione presunte (un sottomarino, basi in territorio turco, distrutti i missili antinave russi oppure no, per lo più salvi, ecc. )? Semplice, perché ai giornali l’hanno raccontato “fonti dell’amministrazione americana”, cioè i servizi segreti.

Si può pensare che a Washington sia in atto una faida nei servizi segreti, alle spalle di Israele. Dopo la strage di di Bengasi con l’ambasciatore americano lasciato morire senza difesa, il siluramento di Petraeus, la strana malattia e le dimissioni della Clinton e i vari falsi allarmi fra cui quello dell’altro ieri, non è improbabile. Ma è ragionevole anche pensare che in questa persona ci sia la zampina personale di Obama, si riconosca il suo stile vigliacchetto e obliquo. Sarà, si potrebbe dire, ma forse sono punture di spillo, avvertimenti che fra alleati possono passare.

E però, far trapelare le azioni militari di un alleato può avvenire dopo l’azione, ma forse anche prima e durante. E la soffiata può andare ai giornali, ma anche ai governi nemici. Israele per sopravvivere deve affrontare una guerra segreta, con molte iniziative che per riuscire debbono restare segrete. Semmai dovesse agire contro l’Iran, sarebbe vitale cogliere di sorpresa i sistemi difensivi degli ayatollah. Forse il senso di queste rivelazioni è che l’America dispone dei segreti di Israele, come è abbastanza ovvio, e non necessariamente li rispetta. Se ritiene utile può rivelarli, a chi crede. Magari anche all’Iran, non solo al New York Times. Sempre che Israele non si comporti come vuole Obama, non lo segua nella sua linea avventurista e suicida. Un avvertimento. Che magari spiega anche una certa remissività non solo di Netanyahu, ma anche della componente nazionalista dentro il suo governo di fronte alla forzatura delle trattative e all’imposizione di liberare i terroristi che l’Anp vuole come   mancia per la sua partecipazione alle “trattative”.  Dagli amici mi guardi  Dio, che dai nemici mi guardo io.

 

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