cedec266Testata: Corriere della Sera
Data: 13 settembre 2013
Pagina: 85
Autore: Eliano Rossi
Titolo: «Il pregiudizio sugli ebrei non finisce mai»

Riprendiamo da SETTE / Corriere della Sera, di oggi, 13/09/2013, a pag.85, il pezzo di Eliano Rossi dal titolo “Il pregiudizio sugli ebrei non finisce mai”.
Più che pregiudizio la parola giusta dovrebbe essere essere anti-semitismo e il suo prolungamento, anti-sionismo, ovvero l’odio verso Israele.
Dato che i tre presentatori dell’indagine sono giornalisti, dubitiamo che punteranno la loro attenzione sulla responsabilità dei media – i giornali in modo particolare – quali diffusori del virus. Menzogne omissive, ovvero cancellazione delle ragioni di Israele, ed eliminazione delle responsabilità palestinesi, sono infatti alla base della rinascita dell’anti-semitismo. Il male assoluto,rappresentato prima dai soli ebrei, viene trasferito su Israele, lo Stato degli ebrei.
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Ecco il pezzo:

Certi pregiudizi non cambiano mai, o non lo fanno alla velocità con cui si trasformano le società. Ne è convinta Betti Guetta, ricercatrice del Centro di Documentazione Ebraica di Milano, che ha condotto uno studio qualitativo sull’immagine degli ebrei in Italia. Si è chiesta se, in un Paese multietnico e globalizzato come il nostro, siano ancora percepiti come stranieri. E se gli stereotipi che li accompagnano resistono ancorati al modo di usare le parole, spogliate del loro significato dall’immaginario collettivo. Lo studio verrà presentato lunedì 16 settembre nella sala Buzzati a Milano, durante l’incontro I soliti ebrei. Come cambia il pregiudizio senza estinguersi mai, con Gad Lerner, Milena Santerini e Luigi Manconi, coordinati da Stefano Jesurum. È stato condotto su persone provenienti dal ceto medio, suddivise per età: giovani tra i 25 e i 35 anni e adulti tra 145 e i 6o. Guetta ha svolto una serie di colloqui di gruppo di due ore ciascuno. Una tecnica che permette di analizzare la comunicazione non verbale e gli atteggiamenti più sinceri. «I partecipanti sapevano solo che si trattava di un’indagine sociale, per non condizionarne le risposte». Ne è emerso che l’immagine dell’ebreo ha sfumature diverse da città a città. «Ho chiesto ai partecipanti di fare un disegno con la mappa della distanza, posizionando gli ebrei tra le varie etnie. A Roma sono stati inseriti nel cerchio dell’italianità, a Milano, a cavallo tra gli italiani e gli stranieri», racconta. «A Verona, città più piccola con forte componente cristiana, le persone si sono dimostrate più caute. Sono emersi temi storici che non ritrovavo da anni, dal deicidio allo stereotipo degli ebrei dal naso grande». La ricercatrice ha cominciato l’indagine nel 2o11, nel pieno della crisi economica, che secondo lo studio ha rafforzato ceci pregiudizi. «A Milano più che a Roma, dove la comunità ebraica è più popolare, le persone credono che gli ebrei non abbiano sofferto la crisi, perché sono solidali e fanno lobby fra loro», spiega. «il concetto di “potere” rimane associato a tutti gli ebrei, senza distinzione tra ricchi e poveri, che pur ci sono». I timori maggiori arrivano dai giovani, che sembrano avere le opinioni più radicali, come quella che gli Israeliani facciano ai palestinesi ciò che Hitler aveva fatto loro. O che il giorno della Memoria sia il momento in cui la politica si inchina al popolo ebraico. «Parole e stereotipi aggressivi, che dovrebbero preoccuparci. « La lontananza dalla Shoah ha affievolito certe sensibilità», dice la ricercatrice. «Vent’anni fa era impensabile che qualcuno si dichiarasse deliberatamente antisemita, oggi invece sembra normale». Problema culturale, che secondo Guetta, va combattuto con la formazione nelle scuole, «perché certe opinioni proliferano per la mancanza di conoscenza dell’altro. Battaglia difficile, ma non ancora persa»

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