19 LUGLIO 2014 BY RIGHTS REPORTER
Scritto da Sharon Levi

L’uso corretto dei termini nella politica internazionale e nel Diritto Internazionale è una cosa fondamentale per capire le cose. Non sto parlando dell’uso propagandistico dei termini fatto in queste ore da una folta schiera di anti-israeliani (non li chiamerei filo-palestinesi perché a questa gente del bene dei palestinesi non frega nulla) ma proprio dei termini da usare nel consesso internazionale.

Ora, quello che sta avvenendo nella diplomazia del mondo arabo in queste ore è significativo per capire come la guerra a Gaza venga interpretata anche dagli arabi. Lo so, ci sono rimasugli della Fratellanza Musulmana che protestano al Cairo, sostenitori dell’ISIL che protestano in Giordania, c’è pure qualche gruppetto organizzato che protesta in Pakistan, ma il sostanziale silenzio sulla operazione di terra israeliana a Gaza (fatta eccezione per qualche sporadica denuncia dei morti civili) la dice lunga su come la pensino gli stati arabi su Hamas. Addirittura per la prima volta abbiamo visto in alcuni giornali arabi articoli apertamente critici verso il gruppo terrorista palestinese. L’intransigenza dimostrata dall’Egitto nei confronti di Hamas, intransigenza supportata apertamente dall’Arabia Saudita, è forse il segnale più indicativo di come sta cambiando il quadro nei paesi arabi. Per la prima volta si interpreta l’operazione israeliana per quello che è veramente, una guerra difensiva.

Nei Paesi arabi i governanti hanno da tempo capito che i loro veri nemici non sono a Gerusalemme ma stanno da altre parti. Sono l’Iran e l’ISIL, due nemici completamente diversi ma ambedue estremamente pericolosi. Hanno capito che il piccolo Israele non minaccia la loro sicurezza, non minaccia la loro leadership o i loro interessi. Anzi, spesso la loro sicurezza è direttamente legata a quella di Israele (vedi espansionismo iraniano). Intendiamoci, al di la delle dichiarazioni ufficiali e di facciata, molti Paesi arabi collaborano già da tempo con Israele anche se nessuno lo ammetterà mai. Solo che adesso questa realtà, questa percezione del vero pericolo si sta facendo strada anche nell’uomo della strada arabo e così anche importanti opinionisti arabi possono prendere apertamente posizione. E allora assistiamo alla dura presa di posizione contro Hamas da parte del più grande giornale egiziano, Al-Ahram, oppure a editoriali di fuoco contro Hamas come quello di Hayah al-Dardiri che parla di “mercato del sangue” da parte del gruppo terrorista palestinese. Cose del tutto impensabili fino a poco tempo fa.

Paradossalmente è l’occidente che continua a sostenere Hamas (si badi bene, non i palestinesi) anche se bisogna ammettere che anche in Europa molti giornali importanti si stanno svegliando. La BBC ha denunciato finalmente Palliwood mentre molte testate importanti hanno denunciato la scoperta di un deposito di missili di Hamas in una scuola dell’Onu. Ma ancora la maggioranza dei media si attiene alle linee guida del gruppo terrorista. E l’Italia purtroppo è il covo di questi sostenitori del terrorismo che si spacciano per difensori dei palestinesi. Il Movimento 5 Stelle ha avanzato sette proposte che non hanno nulla a che vedere con il sostegno ai palestinesi ma hanno moltissimo a che vedere con il sostegno ad Hamas e l’odio verso Israele. Gli “intellettuali” di sinistra come Vattimo arrivano a proporre la formazione di “brigate internazionali” contro Israele, guarda caso la stessa proposta avanzata da Forza Nuova. Sui social media i sostenitori di Hamas sono letteralmente scatenati. E naturalmente nessuno ammette che la guerra a Gaza è di totale responsabilità di Hamas e che Israele sta conducendo una guerra difensiva.

La triste realtà è che anche questa gente usa i civili palestinesi come scudi umani del loro odio verso Israele. Non sono poi così differenti da Hamas. E magari per parecchi di loro questo è pure un complimento.

Sharon Levi

 

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