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Israele. “Gli autori di questo crimine orrendo devono essere condannati con i termini più duri e subiranno il potente impatto della legge perché nella società israeliana non c’è spazio per gli assassini, ebrei o arabi”. “Non c’è differenza fra sangue e sangue, un killer è un killer e sarà punito con la forza della legge perché siamo uno Stato di diritto”. Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente Shimon Peres sono intervenuti dopo la notizia dell’arresto dei sei ragazzi israeliani presunti responsabili del terribile omicidio del sedicenne palestinese Mohammed Abu Khdeir, mentre continua l’allarme per il lancio di razzi da Gaza contro il sud del paese.

Sotto custodia dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, i sei sono sottoposti alla legislazione prevista per i sospetti terroristi e uno di loro avrebbe già confessato ammettendo il suo coinvolgimento e quello degli altri fermati (Maurizio Molinari sulla Stampa). A spingerli, la volontà di vendetta dopo il ritrovamento dei corpi di Eyal, Gilad e Naftali, stessa età di Mohammed, rapiti e assassinati da terroristi di Hamas nell’area di Gush Etzion lo scorso 12 giugno. Sul Corriere, Davide Frattini racconta anche della telefonata fra la famiglia di Naftali e quella di Mohammed, per un abbraccio nella condivisione dell’immenso dolore.

Sul Corriere e sulla Stampa si racconta anche la galassia da cui proverrebbero i colpevoli dell’omicidio del giovane palestinese: la frangia degli ultrà di estrema destra tifosi della squadra del Beitar Gerusalemme e il movimento del “Price Tag” che dal 2005 si rende colpevole di atti di vandalismo verso la popolazione araba.

“’Non è possibile’: queste parole stupefatte sono state da ieri pomeriggio il leitmotiv del senso comune israeliano. La peggiore delle ipotesi si è avverata. Il diciassettenne palestinese rapito e ucciso, Mohammed Abu Khdeir, sembra sia stato veramente ucciso da un gruppo di estremisti criminali israeliani. Si tratta di sei persone di varia età arrestate ieri di cui cinque confermati, forse in parte appartenenti alla stessa famiglia nella zona di Gerusalemme, né coloni né religiosi, si dice, ma semplicemente un gruppo di esaltati ignoranti e razzisti, con precedenti criminali – il commento di Fiamma Nirenstein sul Giornale – L’opinione pubblica è orripilata e incredula: questo non ha a che fare con l’ebraismo né con Israele, ripetono tutti.

Ma l’Italia ha avuto le sue Brigate Rosse, la Germania la sua Rote Arme Fraction, gli USA il Ku KluxKlan e questo non ha cambiato il carattere nazionale: minoranze criminali da chiudere in galera”. Nirenstein mette anche in guardia dalla “confusione fra le operazioni di ricerca” (degli assassini di Gilad, Eyal e Naftali, ancora in libertà ndr), “chiamate senza ragione di rappresaglia, e l’eliminazione a Gaza dei lanciamissili di Hamas”. “Due cose diverse. I missili seguitano a piovere sul sud d’Israele rendendo impossibile la vita dei cittadini e l’esercito cerca di fermarli.

Il governo al momento, compie il minimo (Netanyahu è deciso a tenere una linea moderata finché sia possibile) delle azioni di contenimento. Ma l’eco di Gaza e quello delle vicende di Gerusalemme si sommano nelle strade in cui i giovani palestinesi gridano ‘Intifada Intifada’. Lanciano pietre e bottiglie molotov. L’impressione della vicenda è così forte da oscurare l’arresto, sempre ieri, del guidatore di taxi arabo Hussein Khalifa, sospettato di un terribile delitto antisraeliano, quello della 19enne Shelly Dadon, colpevole di aver preso due mesi fa il taxi per andare a un colloquio di lavoro. Khalifa l’ha pugnalata a morte”.

 

One Response to “Non c’è spazio per gli assassini nella società israeliana”

  1. Parvus ha detto:

    Con i loro ripetuti crimini, gli arabi sono alla fine riusciti a muovere una contrapposta feccia israeliana.

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