Testata: Informazione Corretta
Data: 10 febbraio 2015
Autore: Ugo Volli

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

islamfree.266A sinistra: l’islamismo sgozza la libertà di parola.

Cari amici,
vi siete indignati anche voi del rogo con cui lo Stato Islamico ha bruciato vivo il pilota giordano caduto nelle sue mani? Giusto, naturalmente: è raro vedere filmata e propagandata una barbarie del genere. Meno giusto è dire che si tratta di un caso eccezionale o che non c’entra con l’Islam. In realtà la crudeltà più feroce verso i nemici o i “trasgressori” (le due categorie per gli islamisti sono intercambiabili) è un comportamento perfettamente normale non solo dell’Isis, ma anche dell’Iran e in generale dell’Islam politico. Il Corano è pieno di assassinii comandati e giustificati da Maometto contro chi gli dava ombra, lo criticava o si permetteva di rifiutare la conversione e di combatterlo. E questa pratica non è mai cessata nei mille e quattrocento anni dell’Islam: roghi e impalamenti e sgozzamenti e scuoiamenti sono comunissimi, capaci di fare impallidire anche l’Inquisizione. Se volete capire perché l’ufficiale giordano è stato ammazzato proprio in questo modo, ne trovate i precedenti e i principi legali pertinenti spiegati in questo articolo di Kedar:http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/16415#.VNNzvy6zchQ.


Muath Kaseasbeh
,il pilota giordano bruciato vivo dallo Stato islamico.

Non oso definirlo bello, ma istruttivo lo è di certo e dovrebbero leggerlo in particolare gli ignoranti o i complici (a voi la scelta) come Obama che pretendono di giustificare la crudeltà tradizionale dell’Islam con le crociate (http://www.ilgiornale.it/news/politica/cos-obama-offende-storia-1090838.html). Gli ebrei sanno benissimo che le crociate sono state un movimento violentissimo e barbaro: quel che i crociati della prima spedizione hanno fatto alle comunità della Renania, che non c’entravano niente con la guerra, prima ancora di partire e poi agli ebrei che vivevano a Gerusalemme e nei dintorni; quel che hanno fatto poi in Gran Bretagna i reduci dell’impresa è ancora peggiore: i loro massacri possono solo essere paragonati al nazismo. E’ da qui del resto che ha origine la catena ininterrotta di stragi che arriva fino ad Auschwitz. Ma rispetto ai musulmani le crociate furono solo una controffensiva. Quel che i jihadisti arabi avevano fatto nei quattrocento anni precedenti alle crociare contro ebrei, cristiani, zoroastriani è altrettanto terribile. Non vi è stato nessun genocidio più grande di quello che ha devastato per mano araba il mondo antico fra i Pirenei e l’India, l’Anatolia e il Marocco. Decine di popoli, di fedi, di monumenti culturali furono eliminati senza pietà in una guerra di distruzione di terribile crudeltà e inaudito impeto distruttivo. Dovunque voi oggi vedete nazioni arabe e islamiche, c’erano altri popoli, altre religioni, altre culture, vittime della pulsione omicida della “religione della pace”. Chiunque oggi associ “pace” e “progresso” all’Islam, lo ripeto, è ignorante o tendenzioso.

Ma in fondo queste sono questioni storiche che sembrano lontane da noi molti secoli e c’è chi può pensare di avere il diritto di ignorarle. Sbaglia, perché l’esecuzione dell’Isis come le lapidazioni dell’Iran e la permanenza del conflitto sciita-sunnita mostrano che l’Islam non è cambiato, non vuole cambiare, modernizza alcune tecniche ma rifiuta di diventare più umano o civile, perché questo vorrebbe dire attribuire diritti alle persone contro la religione, il che è del tutto contrario alla sua ideologia di fondo. E anche per quanto riguarda le tecniche: in quel rogo, nella mani tagliate dei ladri, nelle mille frustate cui è stato condannato il blogger dell’Arabia Saudita Raif Badawi, che ha già iniziato a scontare la tortura al ritmo di cinquanta frustrate alla settimana (http://www.ilgiornale.it/video/mondo/prime-50-frustate-blogger-saudita-saranno-1000-tutto-1082065.html), ma se ne ignora la sorte perché si tratta di un trattamento ben al di là della resistenza umana (http://it.radiovaticana.va/news/2015/01/30/timori_per_il_blogger_saudita_condannato_a_mille_frustate/1120748). Lo scopo di questi trattamenti inumani è chiaramente il terrore. Si tratta di fare appello alla forma più elementare di paura, quella che viene direttamente dagli strati più antichi del cervello e della sensibilità.

Questa sfida riguarda soprattutto le popolazioni di frontiera, che la fronteggiano direttamente. Israele sa di esserlo, ma anche l’Europa lo è, con le bande islamiste che dominano la Libia e soprattutto con l’influenza sempre maggiore che esse esercitano su masse di immigrati sempre crescenti. Bisogna resistere, non bisogna lasciarsi intimidire, rifiutare la tentazione sciocca di non fare nulla perché le cose si sistemeranno da sole. Dopo gli attentati di Parigi molti riconobbero che siamo in guerra. Non bisogna dimenticarsene.

 

One Response to Ricordiamoci che siamo in guerra.

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