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15 Feb 2015

Gli eventi hanno una successione temporale, si collegano tra loro in un ordine cronologico e per noi spesso si definiscono sulla base del luogo nel quale avvengono, delle modalità.
Tutto questo spinge la stampa oggi a parlare dell’attentato a Copenaghen mettendolo in relazione diretta con quello di Parigi alla redazione del giornale CH. Sappiamo infatti che a Copenaghen si stava tenendo un incontro sulla libertà di stampa, proprio in relazione a quanto avvenuto a Parigi, sappiamo che era presente il vignettista che da quando, alcuni anni fa per ha utilizzato maometto è minacciato, subisce aggressioni e da allora vive sotto scorta. Sappiamo che era presente l’ambasciatore francese. Insomma due eventi strettamente correlati.
Subito dopo questi due eventi sono accaduti altri due eventi: a Parigi sono state sequestrate e poi uccise delle persone in un negozio kosher, a Copenaghen è stato aperto il fuoco contro la Grande Sinagoga entro la quale si stava svolgendo un Bar Mitzva ed a perso la vita una guardia ebrea. Cosa hanno in comune questi due eventi? Hanno colpito ebrei, in quanto tali, nel momento in cui agivano in relazione a se stessi alla propria appartenenza, nel momento in cui “manifestavano” il proprio essere ebrei.
Perchè i giornali fanno tanta fatica a dire questo? Perchè i giornali non dicono, subito, apertamente, che di nuovo vengono colpiti ebrei, luoghi ebraici? Perchè nessuno si chiede come facessero a sapere che a Copenaghen a mezzanotte si stava svolgendo un Bar Mitzva nella Grande Sinagoga? Perchè nessuno si chiede per quale motivo sia morto un ebreo che opponendosi all’attacco terroristico ha salvato la vita a quanti all’interno della Sinagoga stavano raccolti per un evento lieto? Perchè non si chiedono per quale motivo, dopo che, nel 2012 lo stesso governo danese aveva dichiarato esserci un oggettivo percolo per gli ebrei, fuori dalla Sinagoga c’era la sicurezza della comunità ebraica a supportare forse la poca polizia messa a disposizione?

A tutte queste domande esiste una sola risposta, ed è strettamente correlata agli attentati che hanno colpito la redazione di CH e la conferenza di ieri: l’antisemitismo che dal 1967 in europa ha ripreso vigore (dopo, forse, una brevissima pausa!) legittimando il terrorismo islamico.
Purtroppo ciò che contraddistingue l’azione politica e non solo, della maggior parte degli europei è l’incapacità di compiere quei semplici collegamenti che avrebbero dovuto portare oggi ad una situazione assai differente da quella che vediamo. Ciò che ha reso l’islamismo così aggressivo è stata una sostanziale e completa complicità europea, soprattutto attraverso l’appoggio alla cosiddetta “causa palestinese” contro Israele, lo Stato degli ebrei.
Il senso di colpa per la Shoah è durato giusto una ventina d’anni poi è stato facile inventare una nuova scusa per mettere lo Stato ebraico nella stessa posizione in cui da sempre erano stati (ma forse dovrei dire, sono) posti gli ebrei. Per questo ed altri motivi, la giornata della memoria appare il più delle volte come una ricorrenza vuota, non essendo di fatto elemento di autoanalisi ed autocratica per quelli che hanno reso possibile la Shoah e che oggi rendono possibili gli attentati antisemiti.
Non mi interessa evidenziare, la sudditanza ai paesi arabi legata al petrolio, perché questa costituirebbe una scusa ad un comportamento che non può in alcun modo essere assolto.
Credo che chiunque voglia ricostruire la storia dal 1967 ad oggi e verificare le scelte poste in essere dall’europa in merito alla politica internazionale, piuttosto che l’inazione di alcuni paesi, come il caso dell’italia che mai volle punire chi compì gli attentati della Sinagoga di Roma, dell’aeroporto di Fiumicino, dell’Achille Lauro, può farlo e troverà molto materiale su cui riflettere. Ciò che oggi risulta evidente è che perfino gli analisti, che dovrebbero essere in grado di guardare al medio-oriente con maggiore chiarezza, che hanno la possibilità di evidenziare le relazioni che esistono tra il famigerato discorso di Obama al Cairo e la situazione attuale, le correlazioni e le similitudini tra i vari gruppi terroristici e come questi si siano potuti rafforzare grazie alle politiche europee ed alla totale assenza della politica statunitense, quando quando si tratta di inserire nel ragionamento Israele hanno come una sorta di blocco atavico. Sembra non riescano a dire che hamas è un di cui dei fratelli mussulmani, oppure che Abbas è un negazionista (chissà se grazie alla nuova legge nel corso della sua prossima visita in italia verrà processato per questo!). Che ha dimostrato di essere totalmente inaffidabile che, come il suo predecessore Arafat, finge di trattare con Israele per poi fomentare gli attentati terroristici.
Per la maggior parte degli analisti è come se ci fosse una specie di impossibilità di superare il proprio viscerale antisemitismo, quel desiderio profondo e neppure molto nascosto di fare finta che l’ebraismo non sia matrice essenziale della cultura occidentale, come se fosse possibile oggi, come in passato è stato tentato più volte, sacrificare gli ebrei alla belva. Che la belva fosse l’inquisizione, i nazisti o oggi il terrorismo islamico, non cambia nulla, l’idea che affiora per prima è quella di addossare la colpa agli ebrei.
Allora c’erano le bugie su rituali mai esistiti nell’ebraismo, c’era l’accusa di deicidio, poi c’è stato il nuovo antisemitismo illuminista che pretendeva di azzerare la tradizione ebraica e che ha costruito il substrato sul quale si è innestata la possibilità dell’Affaire Deryfus e poi tutta la propaganda nazista alla quale, quasi per intero gli antisemiti europei si sono abbeverati per legittimare lo sterminio del popolo ebraico. Sono trascorsi pochissimi anni ed i nuovi antisemiti europei si abbeverano alla peggiore propaganda prendendo per oro colato tutto quello che viene detto dagli arabi, dai nagazionisti e dai neonazisti contro Israele, dimenticando completamente che quegli stessi arabi che molti della sinistra credono essere un “popolo martire”, in realtà sono stati al fianco di Hitler ed hanno fin da allora sposato completamente il nazismo.
Se guardo all’europa oggi ho l’impressione che ancora non sappia scegliere la libertà, che ancora non abbia imparato che la libertà, quella autentica nasce dal rispetto di regole condivise, che la capacità di vivere insieme non accade per il fatto che il forte sottomette il debole. L’europa mostra ancora una volta di non esser capace di difendere le minoranze, finge di farlo ma in realtà si lascia dominare dalla cultura che maggiormente mostra d’essere aggressiva e machista: l’islam radicale.
Ancora una volta l’europa si sta lasciando sedurre da una dittatura e sta espellendo da se stessa l’unico reale antidoto, l’unica cultura e tradizione che ha mostrato nei secoli, fin dalla propria nascita, d’essere in grado di costruire se stesso su basi solide di amore e di rispetto: l’ebraismo.
Spero che tutti gli europei che non hanno paura della libertà, che realmente desiderano una società più giusta e più equa sappiano per una volta ribellarsi all’antisemitismo, quello che è dentro la società europea e quello che è portato dall’islam, che sappiano scegliere di difendere gli ebrei, sappia ribellarsi risolutamente al fatto che ci viene chiesto, o nel migliore dei casi viene fatto presente che non è opportuno per noi, ebrei, esporre elementi che contraddistinguono la nostra identità.
Chi ci sta chiedendo di rinunciare alla nostra identità? Chi sta imponendo la propria visione del mondo con la violenza e con il terrore?
Se davvero abbiamo imparato qualcosa dalla storia passata è che la complicità, più che la violenza stessa, rende possibile uno sterminio. Se tutti i tedeschi prima e gli europei poi si fossero ribellati alla dittatura nazista, alla persecuzione nei confronti degli ebrei non ci sarebbe stata la Shoah. Ognuno di noi, ogni giorno può scegliere di farsi spaventare e di offrire il proprio vicino come vittima sperando che poi non arrivi il suo turno, cosa che sta già accadendo, oppure possiamo decidere di ribellarci definitivamente alla dittatura ed alla violenza, imparando come prima cosa a denunciare l’antisemitismo, a chiamare le cose con il proprio nome.
Come potete lasciare che ci chiedano di non essere ebrei per sopravvivere? Voi stessi che permettete questo rinunciate alla vostra umanità, rinunciate alla vostra libertà, rinunciate a tutto ciò che fa dell’esistenza un qualcosa di unico che merita di essere vissuto.
Ariel Shimona Edith Besozzi

 

3 Responses to Terrorismo in Europa: come potete lasciare che ci chiedano di non essere ebrei per sopravvivere?

  1. JeffBymngype ha detto:

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    Se per poter sopravvivere un ebreo deve rinunciare ad essere tale occorre che tutta l’Europa si mobiliti contro chi vuole imporre il rinnegare se stessi perchè ebreo. Io mi sento ebreo e non intendo rinnegare quello che sento in me. E poi se ci diciamo cristiani dovremmo essere tutti filo ebrei e fratelli di tutti. Shalom

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