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14 aprile 2015

Carissimo Direttore,
Mi sento in obbligo di rispondere al signor Barone in merito a quanto scrive riferendosi alla mia lettera sulla partecipazione della Brigata Ebraica alla manifestazione del 25 aprile per la liberazione della penisola dai nazisti.
Come prima cosa vorrei sapere chi ha conferito ad il mio interlocutore la titolarità per decidere quali sono gli ebrei che vanno bene, definiti questa volta “progressisti” e che quindi possono partecipare?
Ovviamente il 25 aprile che cita questo signore non ha nulla a che vedere con la lotta al nazifascimo, ma ripropone una realtà che si perpetua solo nell’odio dell’altro, nella violenza contro un capro espiatorio che serve solo a non assumersi la responsabilità del proprio incidere nel quotidiano. Quando vengono insultate le bandiere delle forze alleate da parte di questi che si autodefiniscono comunisti o di sinistra, senza che si riconosca il contributo fondamentale degli eserciti alleati nella liberazione dell’europa, si mistifica la realtà a proprio uso e consumo. Ignorando deliberatamente i fatti si vanifica l’azione di milioni di soldati che morirono per la nostra libertà. Ricordo a questo signore, per riaffermare la verità storica, che l’unica resistenza popolare al nazifascimo che si liberò autonomamente fu quella guidata dal Maresciallo Tito in Jugoslavia.

Nel proporre un’analisi occorrerebbe fare riferimento non tanto all’idealismo ed alla metafisica, come proposto dal mio interlocutore, quanto al materialismo storico ed all’analisi scientifica dei fatti e della società.
Occorrerebbe avere come minimo una conoscenza di base delle parole, non utilizzate come un slogan, ma come elementi dotati di un preciso significato.
Vorrei sapere cosa significa per questo signore essere internazionalista, essere per caso dei seguaci di Guevara? Rigettare le questioni nazionali? Fare dei distinguo su quale popolo merita l’autodeterminazione? Non guardare ciò che avviene fuori dall’uscio di casa propria perché ciò prevederebbe un intervento sollecito, ed mia azione immediata? Fare i boicottatori e sponsorizzare i dittatori “socialisti” del terzo mondo? Fare del revisionismo storico a proprio uso e consumo, e magari poi diffonderlo tra i giovani che cercano qualcuno che “spieghi” il mondo?
Brevemente ricordo: lo Stato d’Israele rinasce a seguito di una risoluzione ONU nel 1948 (ciò può piacere o no ma è la verità storica), contestualmente, sempre nella stessa risoluzione, viene proposta la costituzione di uno stato arabo, rifiutata dagli stessi arabi che attaccano Israele essendo certi di rigettare gli ebrei, appena usciti dai campi di sterminio, in mare. Questa sarà la prima di numerose guerre d’aggressione dei paesi arabi e del terrorismo islamista per la distruzione di Israele. In tutto questo, non c’è alcun riferimento ad un ipotetico popolo palestinese, si tratta molto più prosaicamente del fatto che l’islam, tranne qualche eccezione, rigetta la presenza ebraica (come anche quella cristiana o di qualsiasi altra identità religiosa o non religiosa che non sia islam) se questa non è costituita da sudditi.
Il “popolo palestinese” (come inteso dal mio interlocutore, perché è doveroso ricordare che per palestinesi s’intendevano fino al 1948 gli ebrei che risiedevano nel mandato britannico di palestina, così chiamata da un imperatore romano in sfregio proprio alla resistenza del Popolo Ebraico contro l’imperialismo romano) nasce nel 1964 come invenzione della lega araba in funzione antiebraica.
In particolare a questo punto sarebbe interessante chiedere, al nostro lucido analista, come mai nessuno dei tanto solleciti internazionalisti di sinistra rivendicò con forza il diritto ad autodeterminarsi di queste persone fintanto che furono dominati fino al 1967 dalla Giordania (Giudea e Samaria, conosciute come Cisgiordania) e dall’Egitto (Gaza), paesi che non vollero offrire l’appoggio per la costituzione di uno Stato.
La risposta la troviamo nella cronaca di questi giorni proveniente dalla Siria: probabilmente gli internazionalisti, che la scorsa estate riempivano le piazze inneggiando alla distruzione d’Israele (perché sono pacifisti!), con le bandiere palestinesi e la kefia, oggi preferiscono organizzarsi per attaccare chi il 25 aprile porterà orgogliosamente la Bandiere con la Stella di David, piuttosto che protestare per la morte dei palestinesi che vengono uccisi dall’ISIS a Yarmuk, in Siria. Ciò rende evidente che a questi cosiddetti comunisti non interessa nulla dei palestinesi se non in maniera strumentale contro Israele: il loro è unicamente antisionismo, e questo come direbbe l’ex presidente della Repubblica Napolitano ” significa negazione della fonte ispiratrice dello stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele”.
E’ evidente che il fine non è la difesa ed il riconoscimento all’autodeterminazione di un popolo ma la distruzione di Israele.
Altrimenti per quale motivo gli ebrei, per questo signore, non hanno diritto ad autodeterminarsi? Come si è innalzato a giudice in merito a chi potesse partecipare al 25 aprile, si erge a giudice per valutare chi abbia la titolarità di rivendicare la propria autodeterminazione di Popolo. Sicuramente come gli ebrei non hanno diritto di avere uno stato, lo stesso diritto viene negato ai popoli della penisola italiana, perché in questo caso, ovviamente, stante l’idealismo e la metafisica, non si può trattare di una legittima rivendicazione, si tratta certamente di fascismo e xenofobia! Questo mostra con chiarezza il risultato di un’approssimativa conoscenza della storia.
Sono certa che chi si definisce internazionalista ha una profonda conoscenza delle lingue dei popoli dei quali si erge a paladino e soprattutto ha l’onestà intellettuale di riconoscere (proprio in virtù del fatto che conosce le lingue e quindi è in grado di ascoltare tutte le comunicazioni fatte da questi), che Abbas, come del resto il suo “illustre” predecessore, il terrorista Arafat cui dobbiamo tra gli altri l’attentato alla Sinagoga di Roma del 1982, l’attentato alle olimpiadi di Monaco del 1972, l’attento all’Achille Lauro del 1985, ha l’abitudine di offrire al mondo una comunicazione “biforcuta” : in inglese, nelle occasioni ufficiali, condanna lo sterminio operato dai nazisti contro gli ebrei, nella comunicazione interna, sui libri che scrive (come la sua tesi di laurea), nel materiale utilizzato per “educare” la sua gente, in arabo, dice il contrario. Questo tipo di “comportamento” è, all’interno del mondo islamico, considerato giusto e normale, perché per raggiungere il proprio scopo, agli infedeli si può, anzi si deve, mentire!
Se avessero davvero a cuore la vita delle persone uscirebbero dagli schemi consegnati loro dall’URSS molti decenni fa e già di dubbio senso allora, e comprenderebbero che la lotta panaraba non ha nulla a che fare con la “liberazione dei popoli”, ha a che fare con la sottomissione delle masse alla dittatura islamica. E riconoscerebbero che l’unico vera realizzazione di un socialismo in cui l’adesione è stata totalmente volontaria è quello vissuto dai kibbutzimer in Israele.
Quelli che ancora vengono da questi considerati nostalgicamente “compagni” non lo sono mai stati, perché quando hanno avuto la possibilità di schierarsi a favore o contro il nazismo si sono schierati a favore ed hanno combattuto nelle Waffen SS, non c’è nulla di pretestuale in questo, si tratta solo di conoscere la storia.
Occorre guardare alla storia, fare autocritica, rendersi conto che la cultura araba è differente da quella occidentale e che la visione della sinistra internazionalista non ha più senso di essere, soprattutto se non impara a guardare al mondo per quello che è. Ma se volesse essere realmente estimatrice dell’Armata Rossa ammetterebbe con gioia che l’ultimo monumento eretto in ricordo di questa si trova a Netanya, in Israele, ed è stato inaugurato da Netanyau.
Aveva ragione Brecht, il nazismo non è battuto, in Europa l’estremismo di destra si sta rafforzando ed in un certo senso si stanno ripresentando alcune delle dinamiche che hanno condotto Hitler e Mussolini al potere, guarda caso, una di queste dinamiche è l’aumento dell’antisemitismo. Oggi l’antisemitismo è sia di destra che di sinistra, si radica nella medesima profonda inettitudine, la mancanza di voglia di confrontarsi con la realtà, registrare i propri errori, personali e collettivi e cercare di lasciare il mondo migliore di come lo si sia trovato.
Invito il mio interlocutore e quanti la pensano come lui a riflettere sul fatto che prima di farsi carico delle sorti di popoli che non hanno neppure voglia di farsi carico di se stessi, sarebbe utile farsi carico di fare ed essere per quel che siamo chiamati a fare ed essere qui: persone che si assumono le proprie responsabilità!
12/4/20145
Ariel Shimona Edith Besozzi

 

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