I nemici di Israele non perdono mai occasione di gettare fango sullo Stato di Israele, criticano l’unica democrazia in Medio Oriente, negli ultimi anni attraverso il movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni).
Non solo, Alcuni giorni fa, la morte di Shira Banki, accoltellata da un ultra ortodosso ebreo durante la parata Gay Pride di Gerusalemme, ha dato modo al movimento Pinkwashing di diffamare Israele in un articolo comparso sul giornale online Daily Life (http://www.jewishnews.net.au/israel-pinkwashing-article-slammed/49324: titolato“Come Israele sta approfittando della sua immagine pro-gay”.
L’editorialista Ruby Hamad scrive che “il governo israeliano cerca di ripulire la propria immagine a livello internazionale mettendo in evidenza i diritti che godono le persone Lgbt”.
Ruby Hamad cita il Pinkwashing come tattica che Israele userebbe per contrastare le opinioni negative che lo descrivono come uno stato militare aggressivo e/o uno stato ultra- religioso.
Inoltre scrive che “i gay palestinesi sono oppressi dall’occupazione israeliana così come lo sono anche le organizzazioni palestinesi LGBT”.
Volutamente ignorato – secondo lo stile tradizionale della diffamazione – è il fatto che nel West Bank palestinese gli omosessuali vivono in una condizione di assoluta repressione, e se dalla Cisgiordania ci spostiamo a Gaza, ci troviamo di fronte alla pena di morte. Per cui parlare di organizzazioni Lgbt in una società islamica è un falso plateale.
Una delle maggiori responsabili della diffamazione di Israele
Che cos’è e come nasce il termine “pinkwashing”? E’ un neologismo inventato dalla filosofa americana Judith Butler, membro dell’associazione J-Street. Questo termine viene usato dagli antisionisti Lgbt che accusano Israele di usare la condizione di rispetto e giustizia nella quale vivono gli omosessuali nello Stato ebraico per nascondere il trattamento dei palestinesi.
Ma li hanno mai conosciuti i gay palestinesi ?

 
In Israele i diritti civili sono garantiti a tutti i cittadini, che siano essi Lgbt, arabi, circassi, drusi etc. Le unioni civili sono legali e le coppie gay possono adottare figli. Lo stato garantisce alle famiglie Lgbt gli stessi diritti di cui godono le coppie eterosessuali.
E’ di qualche mese fa la notizia che il Ministero della Difesa ha deciso di permettere ai riservisti Lgbt che hanno figli di non essere richiamati entrambi in caso di necessità, questo per permettere ai figli di avere la presenza costante di uno dei genitori.
L’esercito di difesa israeliano è anche l’unico al mondo ad avere un codice di comportamento morale al quale sono tenute tutte le reclute al momento del servizio di leva. Fra questi obblighi vi è la condanna esplicita di qualsiasi atto di omofobia.
Sono poi le associazioni Lgbt in Israele ad aiutare i gay palestinesi quando vengono minacciati dalle loro famiglie proprio in quanto omosessuali.
Altro che depenalizzazione dell’omosessualità nel West Bank palestinese, come ha scritto Hamad. Ma questo l’editorialista non lo scrive altrimenti la sua propaganda antiisraeliana non avrebbe più senso.

E’ vergognoso vedere come alcune associazioni antisioniste Lgbt, legate a vecchi schemi terzomondisti delle sinistre nostalgiche, si schierino dalla parte degli aguzzini iraniani, palestinesi, arabi pur di dare addosso a Israele.
Del resto la storia non ha insegnato nulla a quegli omosessuali che amano sbandierare Che Guevara che di gay ne ha ammazzati a volontà, mentre a Cuba Fidel Castro riempiva le carceri di gay e dissidenti.

Nell’agosto 2013, Informazione Corretta, nella rubrica DOSSIER curata da Giovanni Quer, ha pubblicato una puntata dedicata ai “Diritti Lgbt in Israele”, intervistando Jonathan Danilowitz e David Ehrlich.http://www.informazionecorretta.com/dossier.php?l=it&d=15 Ne consigliamo la lettura, soprattutto a quanti, forse per mancanza di informazione o per disinformazione, non conoscono quanto Israele sia avanti a tutte le democrazie occidentali nel riconoscimento dei diritti delle persone Lgbt.

 

Astrit Sukni
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

 

One Response to Che cos’è e come nasce il termine “pinkwashing”?

  1. Claudio ha detto:

    La propaganda antiisraeliana sarebbe capace di andare contro l’evidenza e quindi non mi stupisco di quanto viene riportato in questo articolo. Nessuno nega che anche Israele abbia commesso degli sbagli, né più, né meno degli altri stati democratici. Però ho la medesima propensione a credere che Israele sia una nazione intollerante e l’Iran una democrazia, al pari della mia convinzione che il pianeta Venere sia abitato da esseri intelligenti.
    Consiglierei a tutti i gay come me di andare a vedere le fotografie degli omosessuali iraniani, fornite da Amnesty International, pronti per essere impiccati come animali a bracci di autogru. Le prove dell’intolleranza islamica contro gli omosessuali (e aggiungerei contro gli ebrei e in una certa misura contro i cristiani) sono ben note.
    Come gay, cristiano, non-ebreo ma filo-israeliano, mi sento quindi minacciato tre volte da certi “obiettivi” dell’islam che hanno strane analogie con il nazismo.
    Chissà perché mi ispira più fiducia una democrazia israeliana (per quanto imperfetta) piuttosto che fantastici “paradisi” islamici?! A certi “colleghi gay” consiglierei di organizzare un viaggetto in Iran o paesi analoghi, così… per un breve periodo di tempo…, fare (o meglio, subire) un’esperienza di persecuzione, e … chissà, alla fine cambiano idea.
    E già che cito il mondo cristiano: invece di fare tanto i compassionevoli con la causa palestinese (e, per carità, nessuno nega di dare ragione ai palestinesi se su singoli casi od aspetti hanno motivi per vantarla), vorrei che il mondo cattolico provasse ad aprire gli occhi ed accorgersi che se tanti cristiani possono recarsi liberamente a visitare luoghi santi e chiese in Israele e, volendo, viverci tranquillamente, come fece a suo tempo il cardinale Martini di Milano negli ultimi anni della sua vita, forse è proprio perché c’è una democrazia che tutela i diritti di tutti, inclusi quelli degli omosessuali palestinesi, dei cristiani, dei musulmani stessi. Se la chiesa gode della sua libertà in Israele oggi, sarà mica perché Israele è una DEMOCRAZIA?

    P.S.: mi piacerebbe molto trovare informazioni su prodotti provenienti da paesi arabi intolleranti e da Israele, così da poter boicottare ii primi e concentrarsi sull’acquisto dei secondi.

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