Nel comune di San Colombano al Lambro, a causa delle contestazioni di alcuni manifestanti filo palestinesi, il sindaco ha deciso di impedire agli espositori israeliani di partecipare alla sagra dell’uva

Sarebbe surreale, se non fosse infelicemente vero quanto successo nel comune di San Colombano al Lambro, dove l’amministrazione comunale ha deciso di proibire ai viticoltori israeliani di avere un proprio stand per far degustare i vini della terra d’Israele, durante la tradizionale Festa dell’Uva che questa domenica andrà in scena nel paese collinare tra Lodi, Pavia e Milano.

E la decisione stupisce poiché a inserire la presenza degli espositori israeliani nella rassegna era stata l’amministrazione stessa, che però ha preferito far marcia indietro dopo che un gruppo di contestatori filo palestinesi è intervenuto durante la presentazione della mostra Israele Oggi, inaugurata in paese venerdì sera.

Andando con ordine. L’amministrazione di San Colombano, guidata dal sindaco della lista civica Rinascita Banina Pasqualino Belloni, aveva inserito nel cartellone della Sagra dell’Uva la possibilità di acquistare e degustare vini israeliani. Una scelta dettata dal fatto che in paese, una settimana prima dell’evento, era allestita la mostra “Israele Oggi” e si era quindi manifestata la possibilità per gli organizzatori di introdurre all’interno della festa tradizionale una Nazione ospite che, tra le altre ricchezze, vanta anche quella di una storica tradizione vinicola.

Venerdì sera però l’imprevisto. Durante il taglio del nastro dell’esposizione, alla quale era presente anche Avital Kotzer Adari, direttrice dell’Ufficio nazionale israeliano del turismo, un gruppo di contestatori è intervenuto rivolgendosi agli ospiti israeliani al grido “assassini,assassini!”. Poi sono state esposte le bandiere della Palestina e Vittorio Fera, l’attivista dell’International Solidarity Movement arrestato in Cisgiordania mentre filmava il fermo di un ragazzino palestinese, ha chiesto di poter rivolgere delle domande, prima di venire allontanato dallo spazio inaugurale. ” Volevo porgere delle domande, ma una normale manifestazione democratica di dissenso è stata tratta come un’azione violenta”, sono state le dichiarazione del dimostrante rilasciate alla stampa locale in seguito a quanto avvenuto.

Ma quello che sembrava un episodio spiacevolmente consuetudinario quando si tratta di eventi che riguardano lo stato d’Israele, all’indomani però ha creato non pochi timori anche ai politici del borgo. Il consigliere di minoranza Lorenzo Brusati ha presentato infatti una richiesta all’amministrazione e ai carabinieri del paese per annullare la degustazione di vini israeliani. ”Non si tratta di un argomento troppo delicato e politicamente esposto per essere trattato in una sede quale un piccolo comune e la sua festa più partecipata, che può mettere la cittadinanza e i vari visitatori in una situazione di rischio facilmente evitabile?”, scrive il consigliere nella sua lettera e poi oltre ai motivi legati all’ ordine pubblico, Brusati adduce nel testo anche al fatto che i vini israeliani sono ”poco attinenti rispetto alla natura delle festa, da sempre volta a celebrare e promuovere i prodotti locali”.

Non sono trascorse molte ore che anche anche il sindaco ha fatto la sua scelta: proibire la vendita dei vini israeliani. Lunedì sera infatti il primo cittadino ha firmato una lettera in cui negava la vendita e il permesso di esporre vini d’Israele e in un’intervista rilasciata al quotidiano locale Il Cittadino ha spiegato: ” io non entro nel merito della questione israelo palestinese, ma nemmeno mi esprimo se sia giusto o meno sospendere l’iniziativa. Io faccio solo una valutazione di tipo organizzativo, e non si può rischiare di accendere una sigaretta vicino a una tanica di benzina”. E poi in conclusione ”la mia è solo una scelta di buon senso, da questa vicenda non esce vincitore nessuno”.

Ma ne siamo proprio sicuri?

 

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