di Dimitri Buffa
04 dicembre 2015

Che gente erano i terroristi dell’Olp prima di convertirsi all’Islam? Le persone normali, quelle perbene che non trovano odiose ragioni per giustificare l’omicidio di ebrei ed israeliani in tutto il mondo, non avevano bisogno delle rivelazioni della signora Ileana Romano, vedova del lottatore olimpico Josef Romano, per darsi una risposta. Arafat, Abu Mazen e tutta la loro cricca erano semplicemente dei capi di una banda di assassini e mafiosi che hanno tenuto in ostaggio per quasi mezzo secolo due popoli e due stati: quello di Israele e quello della Palestina. Che a causa loro non è mai nato.

Gente che per avere visibilità, proprio come oggi fanno i vari califfi e pretoriani dell’Isis, non ha esitato a uccidere a sangue freddo, dopo averli torturati e in almeno un caso anche evirati, degli inermi atleti di una squadra olimpica. Uno neanche riesce a immaginarsi che violenza e che cinismo occorrano per compiere degli scempi simili sui corpi di due persone già ferite a morte durante un attacco terroristico.

Ecco oggi, dopo oltre quaranta anni, due coraggiose vedove israeliane, che hanno dovuto lottare fino al 1992 contro la burocrazia dei servizi segreti tedeschi (evidentemente imbarazzati a morte per quel che era successo sul territorio che avrebbero dovuto presidiare in occasione di un evento come le prime Olimpiadi tenutesi in Germania dopo la fine della Seconda guerra mondiale) per vedere le foto classificate dell’agguato del 5 settembre 1972, rivelano cosa è successo in quegli spogliatoi del villaggio olimpico di Monaco.

E questa notizia arriva in concomitanza con un rapporto Onu ancora segreto che chiede conto all’attuale Anp di Abu Mazen (che era il finanziatore dell’organizzazione che portò al massacro di Monaco) di quasi dieci miliardi di euro di aiuti scomparsi . Soldi non solo europei. Se è vero come dice Putin, e nega Obama, che la Turchia aiuta sottobanco l’Isis è altrettanto vero che l’Europa, l’America e gran parte dei paesi arabi sunniti continuano ufficialmente a rifornire di soldi i capi mafia dell’Anp e quelli di hamas.

Con il lodevole intento di finanziare il “povero popolo palestinese” e la sua “nobile causa.” Che è un po’ come finanziare i corleonesi, Totò Riina e Matteo Messina Denaro, sperando di risollevare le sorti della sottosviluppata Sicilia. Il mondo può sempre fare finta di non vedere. E i ben pensanti che vivono nei talk show potranno dire che “l’islam non c’entra”.

E, paradossalmente, questa volta in effetti non c’entra per davvero: i capi palestinesi che odiavano Israele per professione e li uccidevano per vocazione non avevano neanche bisogno della nota “religione di pace” per trovare uno scudo dietro cui riparare la propria ferocia e le proprie azioni. Evidentemente erano già di quella indole al naturale.

@buffadimitri

opinione.it

 

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