Schermata 09-2457637 alle 11.27.03La Giornata Europea della Cultura ebraica serve a costruire relazioni con la società civile, con le istituzioni, a far conoscere i valori dell’ebraismo e l’importanza della minoranza ebraica all’interno della realtà italiana. E su questi concetti che si sono mossi Davide Romano e Gadi Schoenheit, rispettivamente assessore e vice‐assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano, per realizzare il programma della Giornata nel capoluogo lombardo, quest’anno città capofila della rassegna organizzata per il 18 settembre.“Abbiamo voluto essere noi la città capofila – spiega Romano – perché quest’anno cade il 150enario della nostra Comunità e per cui abbiamo pensato fosse importante dare risalto a questo anniversario”. Un’iniziativa quindi dal valore internazionale ma che sottolinea anche un momento particolare della storia della Keillah meneghina. “Con la Giornata – sottolinea Schoenheit – continuiamo il programma avviato a inizio anno e poi proposto con forza durante il festival Jewish in the city (realizzato in città a fine maggio) diretto a coinvolgere attraverso la cultura diversi spaccati della nostra società”. Milano ha poi scelto di declinare il tema della giornata in modo diverso, parlando del “Potere della parola”. “A riguardo mi sembra significativo e simbolico il fatto che il ministro della Difesa Roberta Pinotti, ospite al Tempio di via Guastalla, venga a parlare di shalom, pace. Un modo per dare un messaggio positivo e dimostra come la cultura sia uno strumento importante per costruire appunto la pace”, sottolinea Schoenheit. Quest’ultimo, così come Romano, ricorda l’importanza poi dello stretto rapporto costruito con le istituzioni cittadine e con la regione, in particolare nel caso della Giornata con la disponibilità tangibile dimostrata dall’assessore alla Cultura del Comune Filippo Del Corno. L’impegno di Palazzo Marino, sottolineano Romano e Schoenheit, ha portato ad esempio alla concessione dello spazio del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, dove si svolge parte del programma.
In un momento come questo, rileva Romano, “il potere della parola ha poi una rilevanza ulteriore, visto come viene distorta dai radicalisti e per questo bisogna impegnarsi perché questa non venga utilizzata come arma distruttiva ma come strumento di conoscenza reciproca”. “Crediamo infatti che il tema della lingue ebraiche e della potenza e della forza della parola, sia stato spesso sottovalutato. – spiega Romano – Con essa, in famiglia e tra amici, possiamo litigare o fare la pace. Sempre attraverso essa, per esempio dallo psicologo, possiamo guarire. Quando poi i politici ne fanno pessimo uso – la storia insegna – possono addirittura scatenare odio e guerre. Proprio per questo crediamo che la parola – e quella ebraica in particolare – abbia un potenziale inesplorato di pace. In questa giornata vogliamo proprio illuminare e valorizzare tutto questo”.
“Chi ha fede – prosegue Romano – sa bene come le parole che l’Eterno pronunciò per creare l’universo furono pronunciate proprio in ebraico. E nella nostra tradizione le lettere ebraiche sono infatti depositarie della potenza divina. Ma anche i non credenti possono riconoscere l’importanza che hanno avuto nelle coscienze di tutti, quelle sole Dieci Parole (erroneamente tradotte come Dieci Comandamenti). Combattendo l’ignoranza e portando alla luce la ricchezza contenuta nella lingua e nelle scritture ebraiche, vorremmo portare a scoprire quanto una lingua e le sue parole possano fare la differenza tra il buio della ragione e la luce della conoscenza”.

moked.it/blog

 

 

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