Ancora un caso, ancora un motivo di imbarazzo per il Pd. L’ultimo episodio che riguarda la consigliera comunale Sumaya Abdel Qader è la partecipazione a un’iniziativa del «Bds», il movimento per il «Boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele».

Nel Bds militano dei filopalestinesi che arrivano ad assumere posizioni di aperta ostilità nei confronti dello Stato israeliano. La Abdel Qader, vicepresidente della commissione Cultura, e in passato responsabile cultura dei centri islamici milanesi, il 10 dicembre è intervenuta alla presentazione di un docufilm: «Palestina, Pace e Libertà». Nel suo intervento, fino a pochi giorni fa visibile sul profilo facebook del movimento, la consigliera Pd portava il suo saluto, con parole di circostanza molto apprezzate dai promotori, che avevano pubblicato le foto dell’incontro. La partecipazione stessa della consigliera Pd all’iniziativa di una sigla così controversa era destinata a suscitare reazioni, tenuto conto anche dei precedenti: le discusse dichiarazioni su Brigata ebraica e antisemitismo. La notizia dell’incontro col Bds è comparsa anche sul sito degli Amici di Israele. E il segretario degli «Adi», Davide Romano, al Giornale (che due giorni fa ha dato conto della vicenda) ha detto: «Auspico che Sumaya Abdel Qader colga l’occasione del 25 aprile per riconoscere chiaramente il valore di quei sionisti che sono venuti in Europa per combattere contro il nazifascismo e per la democrazia». Ora è la stessa Comunità ebraica che interviene. Prende atto «con favore delle dichiarazioni della consigliera comunale dove sottolinea di non fare parte del movimento Bds. Ma non basta» – avverte. Gli ebrei ricordano «che il Bds da tempo fa una politica che spicca per le posizioni di rancore anti-israeliano che spesso sfociano in vero e proprio antisemitismo». E visto che la Abdel Qader è vice-presidente della commissione Cultura, le chiedono «di chiarire la sua posizione in maniera forte e chiara contro chi -come il Bds – aizza lo scontro di civiltà e l’odio tra i popoli, invece che il dialogo e la fratellanza». «Lo chiediamo – conclude la comunità – perché vogliamo la conferma che la consigliera comunale della nostra città sia diversa da quelle persone intrise di rancore, e anche perché non riteniamo accettabile che la vice-presidente della commissione Cultura possa tacere davanti a chi muove campagne di odio non contro un governo, ma contro un intero popolo».

Alberto Giannoni, Il Giornale 06/04/2017

 

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