Mercoledi 21 febbraio dalle 20.45 Beth Shlomo (Corso Lodi 8/C) MM3 Porta Romana

“Le radici ebraiche della musica” 
 
Relatori: Lydia Cevidalli,  Roberto Zadik e Davide Romano
 
Si parla spesso e volentieri di musica ebraica e nella tradizione e nella religione il canto, la musica, la preghiera ricoprono un ruolo centrale. Ma cosa è la musica ebraica? Cosa ne caratterizza andamenti, messaggi e ispirazioni? A questo proposito la musicista Lydia Cevidalli ci porterà in un viaggio fra ritmi, composizioni e storia musicale degli ebrei ashkenaziti, italiani e sefardita con tante curiosità, notizie.
Oggetto della serata saranno le musiche ebraiche, dal Klezmer, al periodo fra il 500 e il 700, fino ai grandi violinisti del 900 da Isaac Stern a Yehudi Menuhin, Shlomo Mintz, Itzhak Perlman.
Serata organizzata da Adi, Associazione Amici di Israele
ingresso libero e piccolo buffet 
 

2 Responses to Conferenza Le radici ebraiche della musica

  1. ennio ha detto:

    Grazie per la serata, mi ha fatto venire alla memoria i racconti di papà quando lui suonava il clarinetto mentre suo fratello il violino a Passaic (NJ)prima di rientrare in Italia e non poter ri tornare negli USA per via delle leggi italiane dell’ante guerra quando vennero chiuse le frontiere.

    • Claudio (Torino) ha detto:

      E’ bello sentire il desiderio di cultura (anche musicale) di un mondo (in questo caso ebraico) tra le persone della propria famiglia.
      Purtroppo, (senza nulla togliere a quanto c’è stato di positivo e senza escludere la buona fede), a diversità di tanti nuclei familiari ebraici, io sono vissuto in una di quelle famiglie italiane del passato che hanno sperimentato lo squallido periodo fascista ed hanno portato con sé un po’ di quel retaggio razzista instillato nella scuola dal regime (sicuramente senza rendersene conto e per ragioni di ignoranza – la quale però non può sempre essere giustificata). Tra gli “insulti” rivolti a noi figli per rimproverarci, c’era sovente un “giudeo”, naturalmente in dialetto “giudé”. E questo non era certo un segnale rivelatore di un livello culturale elevato, né di una capacità di forgiare una coscienza propria e corretta.

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