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[b][size=14]Dal CORRIERE della SERA dell'8 gennaio 2007, un intervento del presidente israeliano Shimon Peres, sulla minaccia rappresentata dal regime iraniano.
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B a'al Shem Tov, fondatore del giudaismo cassidico e illustre pensatore, era solito dire: «La paura erige muri che tolgono la luce».

Le nazioni pacifiche e democratiche del mondo non devono permettere che la paura, che l'attuale leadership dell'Iran oggi tenta di seminare nei loro cuori, possa coprire la luce della ragione e dell'analisi critica, né di dissuaderle dal proseguire sul cammino della libertà. L'odierno regime iraniano ha minacciato ripetutamente e senza mezzi termini di voler ostacolare la modernità, la democrazia e tutte quelle nazioni che accolgono i valori del pluralismo.

Nel compiere a più riprese i test missilistici a lunga gittata e nel dimostrarne le capacità, il governo di Teheran invia un messaggio chiaro e indiscusso: e cioè di essere in grado, grazie al suo vettore appena collaudato, lo Shahab-4, di attaccare qualsiasi nazione nel raggio di 4 mila chilometri dai suoi confini. Gli Stati europei, come pure la Russia, che rientrano in questo perimetro, sono a tutti gli effetti bersagli potenziali.
Tali capacità indubbiamente sollevano un interrogativo nei confronti delle affermazioni ufficiali iraniane che il loro programma nucleare mira esclusivamente a fini civili e pacifici. A che cosa servono allora razzi a lunga gittata, se l'Iran intende arricchire il plutonio a scopi civili? Inoltre, perché mai un Paese così ricco di petrolio come l'Iran pensa già a diversificare le sue fonti energetiche?
Al di là delle capacità militari iraniane, è impossibile continuare a ignorare le reiterate dichiarazioni del presidente Mahmoud Ahmadinejad, che non perde occasione per lanciare strali contro l'Occidente. E' lecito tollerare appelli così espliciti e martellanti per la distruzione di altri Paesi senza mai rispondere? Non abbiamo imparato nulla dal passato?
Tra le più preoccupanti conseguenze di un Iran nucleare vi è la potenziale proliferazione di materiale fissile verso entità non governative e cellule terroristiche. La comunità internazionale e le sue istituzioni avrebbero grosse difficoltà nel far fronte a uno scenario catastrofico come questo. Immaginiamo, per esempio, che Dio non voglia, se il tragico attentato terroristico dell'11 settembre fosse stato perpetrato con una bomba nucleare. La soluzione sta in uno sforzo concertato e coordinato, ragionevole ma deciso, da parte dell'intera comunità internazionale per sancire sanzioni economiche significative contro l'Iran. Siria, Bielorussia, Ucraina, Kazakistan, Sudafrica — e ora anche la Corea del Nord — sono alcuni esempi che dimostrano il grado relativo di successo che si può ottenere con il dialogo oppure con l'utilizzo di sanzioni economiche comprensive abbinate al dialogo. Certo, un tentativo svogliato o mal coordinato non otterrà alcun risultato nel caso dell'Iran.
Quest'anno mi piacerebbe vedere la nazione iraniana restituita alla luce. Mi auguro che i suoi cittadini possano beneficiare della libertà di espressione e delle meraviglie della modernità, e di non dover assistere al terrore, instillato dal regime, che soffoca le speranze e i sogni della gioventù iraniana.

 

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