Testata: Informazione Corretta Data: 25 ottobre 2012 Pagina: 1 Autore: Giovanni Quer.

Giovanni Quer     

Salam Fayyad

Il Primo Ministro palestinese Salam Fayyad aveva dichiarato nel dicembre 2011 che “Gesù era palestinese” e che il Natale “è un’occasione per celebrare l’identità palestinese di Gesù Cristo” (http://www.israeltoday.co.il/NewsItem/tabid/178/nid/23053/Default.aspx). Per una tradizione stabilita con Arafat, il presidente dell’ANP partecipa alla Messa di Natale, in segno di istituzionale rispetto e amicizia verso la comunità cristiana. Tuttavia, la realtà si mostra ben diversa dalle convenzioni diplomatiche, con una comunità cristiana agonizzante a causa dell’intolleranza della comunità islamica (http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704304504574610022765965390.html). Grazie al silenzio sulla persecuzione della comunità cristiana in Palestina, si sta affermando una teologia della delegittimazione di Israele che, da un punto di vista ideologico, “ruba” Gesù al contesto ebraico per farne un martire palestinese, mentre da un punto di vista politico, sfrutta la religione cristiana, ed in particolare la festa del Natale, per demonizzare Israele.

Gesù palestinese La moderna teologia della sostituzione, che sradicava Gesù dal contesto ebraico in cui è nato e vissuto per fare della comunità cristiana la nuova e vera Israele, passa per la delegittimazione e la demonizzazione di Israele. L’operazione politico-teologica si basa su due argomentazioni: “Gesù era palestinese”, de-ebraicizzando la sua figura, e “Gesù ha sofferto come soffrono il palestinesi”. La de-ebraicizzazione della figura di Gesù è funzionale alla lotta politica di delegittimazione e demonizzazione di Israele poiché ripropone la retorica cristiana (antisemita) della sofferenza di Gesù per mano degli ebrei in chiave contemporanea attraverso un semplice sillogismo: Gesù era palestinese, gli ebrei hanno perseguitato Gesù, gli ebrei perseguitano i palestinesi. Su questo punto esiste già una cospicua letteratura e una consolidata attività giornalistica. Si può citare, ad esempio, “Christianity and Its Connection to Islam” di Samih Ghanadreh, che durante un’intervista sulla TV dell’ANP aveva ripreso le parole di Arafat definendo Gesù un martire – shahid (http://www.palwatch.org/site/modules/print/preview.aspx?fi=157&doc_id=4038). In italiano si può citare “Un palestinese porta la croce” di Geres Sa’ed Khoury, che propone una teologia palestinese incentrata sulla sofferenza del suo popolo sotto l’occupazione israeliana (http://www.gvonline.it/public/articolo.php?id=5295). Infine, a livello giornalistico l’agenzia di notizie sulla Palestina “Maan” si distingue per la pubblicazione di articoli che tentano di spiegare l’identità palestinese di Gesù (http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=345198). La mistificazione della figura storica di Gesù si concretizza in precise azioni di delegittimazione che colgono la retorica cristiana in chiave demonizzatrice.

L’occupazione nella retorica natalizia Le organizzazioni attive nel movimento BDS (Boicottaggio, Delegittimazione e Sanzioni) usano sempre più le festività cristiane per costruire campagne di demonizzazione contro Israele. In particolare, le campagne di demonizzazione anti-israeliana usano il Natale per assicurarsi ampia propagazione mediatica, sfruttando una diffusa retorica della bontà. Il movimento di solidarietà Palestina-Irlanda (Irland-Palestine Solidarity Campaign) vende delle cartoline natalizie in cui il velo di Maria nell’immagine della Madonna col Bambino diviene una bandiera palestinese. Così altre raffigurazioni demonizzanti compongono gli “auguri natalizi”, come i Re Magi fermi bloccati dal muro di separazione, i soldati israeliani che perquisiscono Giuseppe mentre Maria sull’asino si mostra sofferente col pancione. Nei blog della delegittimazione si leggono titoli e frasi dal profondo valore demonizzante. Tra queste: “Cristo sotto occupazione” – “Christ Under Occupation”, dal blog “uprootedpalestinians” (http://uprootedpalestinians.blogspot.it/2011/12/christ-under-occupation-christmas-in.html); “la comunità cristiana in estinzione nella Terra Santa occupata”, dal sito “gulfnews” (http://m.gulfnews.com/news/region/palestinian-territories/the-disappearing-christians-of-the-occupied-holy-land-1.956437); nel sito “mondoweiss”, che si propone di esporre la prospettiva ebraica liberal sul Israele, si può vedere un video con un albero di Natale che viene tagliato da una motosega per ogni occasione in cui Israele avrebbe inflitto sofferenza nei palestinesi (http://mondoweiss.net/2011/12/christmas-greeting-from-palestine-2011.html). In inglese questa operazione teologico-politica è definita “stealing Christmas”. In Italia si organizzano vari eventi di “solidarietà” in occasione del Natale, che spesso coinvolgono la Palestina come esempio di luogo di sofferenza verso cui dimostrarsi solidali nella festività in cui la retorica della “bontà e della speranza” è facilmente riciclabile dalla propaganda emotiva.

La teologia della delegittimazione affonda le proprie radici nella teologia della sostituzione, superata da Giovanni XXIII e da Giovanni Paolo II che hanno fatto del dialogo ebraico-cristiano il forum di conciliazione dopo secoli di persecuzioni antiebraiche e odio antisemita. La riformulazione dei principi base di questa teologia in chiave politica da parte del movimento BDS è l’ennesima manifestazione dell’antisemitismo travestito da antisionismo, che sfrutta la propaganda emotiva usando linguaggio e simboli delle festività cristiane per demonizzare Israele. L’impegno nel mistificare la storia è cieco di fronte alla sofferenza delle comunità cristiane perseguitate dal montante islamismo.

 

Comments are closed.

Set your Twitter account name in your settings to use the TwitterBar Section.