Nella foto: il piemontese Guido Gobino che ha ottenuto la certificazione di kasherut da parte del rabbinato di Parigi.

 

 DA: moked/מוקד

Nella vita ci sono pochissime certezze. Ecco perché è così difficile trovare un argomento che metta tutti d’accordo. Uno di questi però è sicuramente il cioccolato. Perché anche se gli uomini potrebbero dividersi in almeno tre grandi partiti, quelli del cioccolato fondente, al latte e bianco, e se anche, forse, da qualche parte nel mondo può esistere qualche strano individuo a cui proprio non piace, nessuno potrà mai negare che sia una grandissima invenzione. Il dessert perfetto per una cena? Una bella torta al cioccolato. Conquistare la ragazza dei sogni? Cioccolatini. Un antidepressivo? Decisamente gelato al cioccolato. Ecco perché la notizia, che da poco il delizioso e raffinato cioccolato del piemontese Guido Gobino ha ottenuto la certificazione di kasherut da parte del rabbinato di Parigi, è così importante. Ieri sera a Milano, proprio accanto all’università Bocconi, presso la libreria Egea, la presentazione dei prodotti che hanno ottenuto il riconoscimento, nell’ambito di uno dei quattro dolci incontri organizzati dalla rivista Torte con grandi maestri della pasticceria, naturalmente con una degustazione. Guido Gobino si occupa di cioccolato da sempre, e la sua omonima azienda è una delle più importanti d’Italia. “In realtà il rabbino di Torino ha accertato la kasherut della mia cioccolata già da tempo”, ha raccontato Gobino. “Anni fa una signora ebrea torinese amava così tanto i miei gianduiotti che ne portava sempre in gran quantità alla casa di riposo della comunità ebraica, ritenendoli perfetti in quanto non contenevano latte. Così Rav Somekh già allora volle verificare di persona che fossero kasher”. La certificazione ufficiale da parte del rabbino di Parigi rappresenta un ulteriore passo in avanti. Non soltanto perché sono poche le aziende che si impegnano e riescono a sottostare a controlli tanto rigidi, che per altro vanno a incrementare l’igiene delle linee di produzione e la salubrità dei prodotti stessi. Ma anche perché in questo modo è possibile puntare sul mercato kasher internazionale: la Francia, New York, e ovviamente Israele, un paese sempre più attento alla qualità. Un’iniziativa importante non solo dal punto di vista commerciale però, ha voluto sottolineare Gobino, ma anche da quello culturale, per varie ragioni. Innanzi tutto perché il marchio di kasherut è ormai diventato sinonimo di prestigio e qualità anche al di fuori del mondo ebraico. Ne è la prova il fatto che la presentazione di ieri non fosse rivolta alla comunità ebraica e fra il pubblico pochi ne  facessero parte. E poi perché più in generale parlare di cioccolato non è soltanto parlare di cibo, ma di qualcosa di molto più complesso. “Il cioccolato non è un alimento tout court, bensì il risultato di ricerca e tradizione”, ha spiegato Gobino. In effetti partecipare alla degustazione, anche per una profana nel campo, non è stato semplicemente assaggiare cose buone, ma come fare un viaggio con i sensi guidati da una voce esperta. Infatti, probabilmente anche per merito delle mitiche endorfine liberate nel corpo dai cioccolatini appena gustati, oppure dello squisito Barolo Chinato sorseggiato per accompagnarli, al termine di quest’esperienza ci si sentiva di ottimo umore, rilassati e sorridenti. Più o meno la sensazione che si prova dopo aver visto un bel film.

Francesca Matalon

 

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