Testata: Informazione Corretta Data: 28 ottobre 2012 Autore: Ugo Volli.

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli.
Cari amici,
conoscete per caso Hamad bin Khalifa al-Thani? Mai sentito nominare? Male. E’ un signore arabo, come dice il nome. Alto, piuttosto imponente, con due baffoni neri spioventi, qualche volta gli occhiali. Molto signore, molto arabo. Tanto arabo da avere sempre sulla testa il gutra, lungo telo di cotone bianco, tenuto fermo dall’igal, una doppia treccia di lana nera che incorona il capo e intorno al corpo il thobe, una lunga tonaca che arriva fino alle caviglie fatta di cotone bianco (o di lana in inverno). Tanto signore da aver “messo le mani su più d’un brand distintivo del consumo/ismo occidentale (la maison Valentino, i grandi magazzini Harrods, il 6% di Credit Suisse, il 10% di Porsche, il 17% di Volkswagen, il 10% di Lagardère, quasi il 2% di Lymh (Louis Vuitton), il 20% della Borsa londinese, una quota della Barcklays, la Miramax, il nuovo grattacielo di Renzo Piano The Shard e una rosa di squadre di calcio che va dal Paris Saint-Germain al Malaga).” Tanto signore insomma da essere un emiro, un capo di stato in quella cassaforte di ricchezze petrolifere sterminate che è il Golfo persico.
Avete capito quale stato? No? Forse avete ragione, perché si tratta davvero di uno staterello, di una tozza penisola nel Golfo persico lunga un centinaio di chilometri larga una sessantina(http://it.wikipedia.org/wiki/Qatar). Ha più o meno la superficie e gli abitanti dell’Abruzzo (11.000 km quadrati, 1,7 milioni di abitanti), solo che questi abitanti hanno il record mondiale del reddito pro capite con oltre 100.000 dollari a testa (per intenderci, il doppio della Svizzera: http://www.notiziariofarnesina.ilsole24ore.com/Mediterraneo%20e%20Medio%20Oriente/Mediterraneo%20e%20Medio%20Oriente_12767817020212.shtml). Non che abbiano un’industria o un’agricoltura particolarmente sviluppate, quel che succede è che se fate un buco per terra ne esce petrolio. Non devono neanche fare loro il buco o trasportarlo e venderlo loro: concedono gentilmente a qualcuno il permesso di farlo e sono subito ricchi. O meglio, è ricco lui, l’emiro, perché praticamente tutto gli appartiene e non vi sono vincoli democratici a trattenerli, dato che il Qatar è una monarchia assoluta, o meglio una proprietà privata retta con mano forte dal padrone di tutto.
Questo signor emiro Hamad però non è affatto un pigrone seduto sulle sue ricchezze, anzi. Come vi ho già accennato, reinveste il suo patrimonio in maniera molto attenta e lucida, comprando pezzi di industria di prima qualità. Si è anche inventato nel 1996 la prima televisione globale in lingua araba, Al Jazeera, che nel 2000 ha aperto l’edizione in lingua inglese. Non si tratta di un progetto economico, perché l’emittente non ha mai raggiunto  la parità di bilancio, ma di uno strumento politico per stabilire un’egemonia culturale del piccolo stato arabo sui suoi grandi vicini e per diffondere l’Islam sunnita come ideologia politica: lo riconosce perfino la cautissima Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Al_Jazeera). Per questo non solo Al Jazeera è stato il principale propagandista della “primavera araba” e della spinta dell’Islam rivoluzionario sunnita che ne è stata la sostanza (http://www.think-israel.org/rubin.sunniislamthreat.html, http://blogs.jpost.com/content/no-change-weather), appoggiando senza differenze la Fratellanza musulmana, Al Qaeda, i salafiti; ma il Qatar si è speso direttamente (o, diciamo pure, ha speso per pagare gli stipendi dei mercenari) in Libia e in Siria. In quest’ultimo caso è con la Turchia, il maggiore sostenitore dei ribelli (http://www.think-israel.org/lipkin.syriancivilwarline-up.html): potenza del denaro, se ci pensate, dato che la Siria è circa 15 volte più grande e popolosa. Il buon Hamad, peraltro, pochi giorni fa si è anche permesso di offrire aiuti alla Francia, che in popolazione è il doppio della Siria: naturalmente per le periferie abitate da immigrati del Maghreb e a patto che questi soldi fossero usati per fornir loro istruzione e istituzioni rigorosamente islamiche.
Perché parlare di questo paperone del golfo, aggressivamente danaroso o danarosamente aggressivo? Semplice, perché qualche giorno fa è andato in visita a Gaza (http://www.lastampa.it/2012/10/24/blogs/oridente/l-emiro-del-qatar-a-gaza-2Cig7niuBBWSAB7zmEihKO/pagina.html). Ne avete certamente letto, anche la notizia del Giornale riportata su IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=46563), ma forse non ci avete fatto caso. Il baffuto emiro è stato il primo capo di stato a entrare a Gaza, il che per la popolarità non guasta e si è fatto fotografare in affettuoso colloquio con il capo di Hamas (http://www.secondoprotocollo.org/wp-content/uploads/2012/10/gaza-emiro-qatar.jpg).   Ha anche messo mano al portafoglio, promettendo 250 (o forse 400) milioni di dollari, il che non è certo uno sforzo gigantesco per un paese che ogni anno guadagna181.7 miliardi  di dollari cioè poco meno di mille volte tanto (http://www.indexmundi.com/it/qatar/economia_profilo.html)... Ma tanto basta per dare “un colpo mortale” all’ANP (http://www.secondoprotocollo.org/gaza-emiro-del-qatar-riconosce-hamas-un-colpo-mortale-alla-anp-e-ad-abu-mazen/) e in sostanza per comprarsi la “causa palestinese”.
In che senso vada questo acquisto, è chiarissimo da quello che è accaduto subito dopo la visita dello zio paperone (che deve aver dato le sue disposizione ai paperini di Hamas):  decine di razzi sono partiti da Gaza su Israele (http://www.focusonisrael.org/2012/10/24/razzi-gaza-israele-hamas-terrorismo-palestinese/, http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-fff18b7e-54e4-4764-a6f8-0fa021954448.html). Per chi vuole confrontare questa situazione sui due lati dalla barriera, guardate come Hamas presenta il suo bombardamento (http://www.youtube.com/watch?v=agH_cmNHY1g&feature=player_embedded) e come questo è visto da chi si riceve sulla testa i regalini ormai di proprietà Hamad (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=iymQx6SV8gM).
Insomma a Gaza come in Siria e come in Francia (http://louyehi.wordpress.com/2012/10/25/alors-quen-israel-larmee-a-neutralise-les-arabes-en-france-lintifada-continue/) l’impeccabile emiro di bianco vestito e la sua “bellissima” moglie non portano la pace ma la guerra. Non un Carneade ma uno dei più potenti nemici dell’Occidente e senza dubbio di Israele. Per questo è opportuno ricordarne il nome: avversario dell’Iran sì, in quanto sunnita; ma per molti versi simile.


Ugo Volli
PS: L’emiro Hamad è entrato a Gaza con moglie e seguito, anche col suo libretto degli assegni, senza nessun rischio e nessun fastidio, accolto su un tappeto rosso come le starlet di Cannes. Come la mettiamo con il terribile assedio cui sarebbe sottoposta la povera striscia?

 

Comments are closed.

Set your Twitter account name in your settings to use the TwitterBar Section.