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[b]Feriti una quarantina di agenti egiziani. Abu Mazen: «Hamas commette un crimine, basta lanci di razzi»[/b]
[b]Corriere della Sera > Esteri DOMENICA 27 gennaio 2008[/b]

GAZA – Un flusso ininterrotto di auto, ingorghi e scontri con la polizia egiziana. Questa la situazione al valico di Rafah, fra Egitto e Striscia di Gaza, dopo che militanti di Hamas aveva spianato il passaggio con i bulldozer per permettere il passaggio dei veicoli. Le forze egiziane hanno bloccato il passaggio. Decine di poliziotti in assetto antisommossa, spalleggiati da diversi veicoli blindati, hanno formato catene umane bloccando le due brecce. Negli scontri con i palestinesi almeno 40 agenti della sicurezza egiziana sono rimasti feriti, due dei quali in modo grave. «Queste provocazioni ci preoccupano e i nostri fratelli palestinesi dovrebbero notare che la decisione egiziana di accoglierli e alleviare le loro sofferenze non dovrebbe tradursi in una minaccia per le vite dei nostri figli nelle forze di sicurezza egiziane» ha dichiarato il ministro degli Esteri del Cairo, Ahmed Aboul Gheit.

IL FLUSSO – Centinaia di palestinesi continuano dunque a entrare in Egitto per rifornirsi di cibo, carburante e beni di prima necessità. Anche molti egiziani si stanno riversando nella Striscia grazie al crollo del muro che chiudeva il confine fin dal 1967. In gran parte sono commercianti, ma non mancano curiosi e turisti che approfittano della situazione di caos e dell'assenza di controlli. Le auto con targa egiziana si incrociano in un ingorgo con quelle palestinesi che viaggiano verso la cittadina di El-Arish, sul mare.

ABU MAZEN – La presa di potere di Hamas a Gaza viene definita dal presidente palestinese Abu Mazen «un crimine», per questo il dialogo con il movimento radicale è interrotto. Il presidente ha esortato i gruppi armati palestinesi a cessare i tiri di razzi Qassam su Israele e ha accusato quest'ultimo di infliggere una «punizione collettiva» alla popolazione della Striscia. Abu Mazen non ha fatto alcun riferimento all’offerta avanzata dal presidente egiziano Hosni Mubarak di un incontro al Cairo tra i rappresentanti di Fatah e Hamas, al fine di ricomporre le divisioni. Domenica Abu Mazen si incontrerà invece a Gerusalemme con il premier israeliano Ehud Olmert. Al centro del colloquio la situazione a Gaza e il processo di pace. Abu Mazen chiederà a Olmert la fine dell'assedio e si offrirà di assumere il controllo dei valichi di confine. Chiederà inoltre la fine delle restrizioni ai movimenti di merci e persone in Cisgiordania.

SICUREZZA – Intanto Israele ha chiuso le strade e i siti turistici adiacenti al confine per timore di infiltrazioni di estremisti palestinesi. Un portavoce militare ha detto che sono stati chiusi larghi tratti della zona di frontiera con l'Egitto e che sono state rafforzate le misure di sicurezza in centri abitati e località turistiche. Due giorni fa Israele aveva chiesto a tutti i suoi cittadini di non entrare nel Sinai e a quelli che già vi si trovavano di ritornare subito in patria nel timore di attacchi terroristici.

PACIFISTI – Ma c'è anche chi chiede di tornare a una situazione di relativa normalità. Centinaia di pacifisti appartenenti a una ventina di associazioni israeliane, accompagnati da attivisti di molti Paesi, tra cui italiani, hanno manifestato al valico di Erez per chiedere la fine del blocco israeliano. Sull’altro versante del valico di Erez si sono radunati contemporaneamente centinaia di pacifisti palestinesi guidati dall’attivista dei diritti umani, Eyad Sarraj. Tra i pacifisti israeliani presenti l’ex ministro dell’istruzione Shulamit Aloni, il giornalista e saggista Uri Avnery, il deputato Issam Makhoul e la docente universitaria Nurit Peled-Elhanan che quattro anni fa ha perso la figlia in un attentato suicida palestinese a Gerusalemme. Manifestazioni e sit-in in sostegno dei civili di Gaza anche in una trentina di città di tutto il mondo tra cui Parigi, Boston, New York, San Francisco, Londra e le italiane Roma, Modena, Bologna, Grosseto, Napoli e Milano.

 

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