le chiede l'Anti Defamation League a Benedetto XVI

[b]Testata: Il Riformista
Data: 15 aprile 2008
Pagina: 11
Autore: Gianna Pontecorboli
Titolo: «So che il Papa è una persona sensibile noi ebrei gli chiediamo correzioni»[/b]

Da Il RIFORMISTA del 15 aprile 2008

[b]New York[/b]. «Quando gli ho raccontato la storia della balia cattolica che ha salvato la mia vita in Polonia, il Papa mi ha preso la mano e mi ha detto: hai toccato il mio cuore, grazie» Del suo incontro romano con Joseph Ratzinger, Abraham Foxman, direttore della Anti-defamation League (Adl) ha un ricordo quasi commosso. «Mi ha dato l'impressione di essere un uomo sensibile, non della persona rigida descritta qualche volta dalla stampa» racconta al Riformista . E l'opinione di Foxman pesa parecchio visto che la Adl è la più autorevole e influente organizzazione impegnata nella lotta contro l'antisemitismo.

E durante la sua visita negli Stati Uniti, Papa Benedetto XVI dedicherà un'attenzione particolare alla comunità ebraiche. Mantenendo la promessa fatta due anni fa al rabbino Arthur Schneier, particolarmente impegnato nel dialogo inter-religioso, il Papa visiterà la Park Avenue Synagogue. Sarà la terza visita di un Papa a una sinagoga e la prima negli Stati Uniti.
«Vedrò il Papa almeno una volta, mercoledì a Washington, e forse venerdì a New York» conferma Foxman. L'incontro tra il Pontefice e i rappresentanti del frammentato e vivace universo ebraico americano, tuttavia, non sarà del tutto privo di tensioni. Poco prima dell'inizio del viaggio americano, infatti, il Vaticano ha cercato di gettare acqua sul fuoco della polemica sulla reintroduzione, durante il rito in latino del venerdì santo, della preghiera che chiede la conversione degli ebrei, una preghiera che troppo spesso nella storia ha suscitato violenze e tensioni e che conteneva in passato la definizione di «perfidi giudei». Abolita negli anni 60 e ora ripristinata, la preghiera ancora si augura, sia pure con parole diverse, l'accettazione di Gesù Cristo da parte degli ebrei. Il nuovo testo ha diviso e confuso il mondo ebraico ed è stato criticato con decisione dal rabbino capo di Roma e da alcuni rabbini tedeschi, con più sfumature da altri. Nel nuovo testo non c'è nessuna intenzione, ha spiegato la Santa Sede «di mostrare un cambiamento di attitudine nei confronti degli ebrei». E Il Vaticano ha confermato che «ripudia con fermezza ogni forma di antisemitismo».
Per Foxman e per una larga parte dell'ebraismo americano, il comunicato ha chiarito qualcosa, ma non tutto. «La buona notizia è che il Vaticano risponde, la cattiva notizia è che non risponde completamente» precisa al Riformista . «Sono andati due passi avanti e tre passi indietro, hanno corretto il linguaggio offensivo, ma il testo lascia ancora l'impressione che la Chiesa si auguri la conversione degli ebrei. E questo è contrario allo spirito dell'enciclica Nostra Aetate e allo spirito della visita in sinagoga. Quando Giovanni Paolo II andò alla sinagoga di Roma, disse che l'ebraismo ha una sua validità e non è stato sostituito dal cattolicesimo. Quando un Papa va in sinagoga accetta che gli ebrei preghino nella loro religione per la loro salvezza. Non si risolve la questione senza dire espressamente nella preghiera che non si vuole la conversione».
Per allentare una tensione che sta turbando l'intero mondo ebraico, d'altra parte, il leader dell'organizzazione ebraica ha una ricetta basata soprattutto sulla diplomazia. «Crediamo che sia necessario continuare il dialogo per vedere se è possibile ritornare non solo allo spirito di Nostra Aetate , ma anche al suo linguaggio, che respingeva in ogni modo il proselitismo nella comunità ebraica. Dobbiamo continuare a sensibilizzare il Vaticano per convincerlo che occorrono ancora delle correzioni. Cercheremo di farlo nei prossimi giorni. Speriamo che sia possibile parlarne durante l'incontro a Washington più che durante la visita alla sinagoga, che ha un valore soprattutto simbolico».
Già nel passato Papa Ratzinger ha dimostrato di essere disposto ad ascoltare. «Ho incontrato il Pontefice due volte l'anno scorso e l'ho trovato molto deciso a combattere l'antisemitismo» racconta Foxman. «E non ho avuto affatto l'impressione che sia rigido, anzi il contrario. È una persona che sta a sentire. Nel suo primo viaggio a Auschwitz per esempio, aveva parlato dell'antisemitismo in un modo che aveva turbato gli ebrei. Ma pochi giorni dopo, tornato a Roma, si è corretto, e ha detto le cose giuste. Quindi sono ottimista. Spero che ci starà a sentire anche questa volta».

 

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