[i]Trenton Doyle Hancock," In the Beginning There Was the End, In the End There Was the Beginning", Mixed media installation[/i]

Per inaugurare il nuovo polo museale progettato da [b]Daniel Libeskind[/b], il [b]Museo Ebraico Contemporaneo di San Francisco[/b] ha allestito la mostra [b]In principio. Gli artisti rispondono alla Genesi[/b], che proseguirà fino al [b]4 gennaio 2008[/b], un'irripetibile e straordinaria collezione di opere d'arte storiche, contemporanee e moderne estesa lungo tutto il secondo piano dell'edificio.

Addentrandosi tra le rivelazioni della Creazione, descritte [b]nel primo capitolo della Genesi[/b], il Museo ha chiesto a 7 importanti artisti contemporanei di realizzare un'opera che[b] interpretasse e rappresentasse questo difficile tema[/b], inserendo i lavori realizzati, installazioni multimediali, video, sculture sonore, animazioni digitali, graffiti, in un singolare "dialogo" con opere storiche estremamente rare e mai mostrate al pubblico in un'unica esposizione.

Il testo della Genesi è ricco di riferimenti storici, spirituali, scientifici, letterari e, fin dai tempi antichi, viene continuamente interpretato dagli studiosi che, secondo la tradizione ebraica, hanno elaborati nel corso del tempo numerosi "commenti". Ispirandosi proprio a questa antica pratica rabbinica, il Museo ha chiesto ai sette artisti di realizzare, nella tecnica espressiva voluta, il loro personale commento al testo sacro, dando vita ad una eterogena, sorprendente, e spesso provocatoria, sua rilettura.

La scultura sonora di [b]Ben Rubin[/b], artista multimediale newyorkese, ricostruisce la teoria del Big Ben relazionandola alla narrativa biblica, e l'installazione multimediale e interattiva del pittore inglese [b]Mattew Ritchie[/b] accompagna i visitatori attraverso l'esperienza della formazione dell'universo. Su di una struttura simile ad un vortice d'acqua realizzata da [b]Shirley Shor[/b], artista americana nata in Israele, scorrono frammenti di testo in inglese ed ebraico a dimostrare come il linguaggio biblico si manifesti nelle parole di ogni giorno, mentre [b]Alan Berliner[/b], cineasta di New York, invita il pubblico a "giocare a Dio" attraverso una straordinaria slot machine composta da 7 schermi animati da un eccezionale archivio cinematografico. Nel suo graffito psichedelico, [b]Trenton Doyle Hancoc[/b]k, pittore e artista tessile americano, immagina un nuovo capitolo della storia della creazione,[b] Mierle Laderman Ukele[/b], newyorchese, invita i visitatori a compiere un atto di "tikkun olam" (riparazione del mondo) tramite la sua installazione ispirata dall'interpretazione cabalistica della Genesi, e infine [b]Kay Rosen[/b], artista americana, è riuscita ad estrarre dal testo biblico una coinvolgente critica verso il modo in cui l'umanità ha degradato l'opera della Creazione.

Fedele all'impegno del Museo di esplorare l'arte e le idee in essa contenute, la mostra [b]In Principio[/b] illustra ai visitatori come l'interpretazione della Creazione nell'arte sia mutata nel corso del tempo attraverso un percorso che mette a confronto le rappresentazioni storiche con le opere dei sette artisti contemporanei. Una serie di manoscritti medievali riccamente miniati in cui la figura di Dio benedice il globo terrestre sono affiancati a rarissime rappresentazioni ebraiche della Creazione ritrovate nelle Haggadot spagnole del XIV e XV secolo. Partendo da questo punto, la mostra indaga sui cambiamenti avvenuti dal Rinascimento in poi, quando le immagini di Michelangelo e, successivamente, di Tiepolo, Dorè e Tissot appaiono forti, drammatiche e, come la "Mano di Dio" di Auguste Rodin, enigmatiche. Giunti al XX secolo, le questioni filosofiche esistenziali sulla creazione e sull'essere appaiono negli astrattismi di Jacob Lawrence e Marc Chagall, fino ad arrivare a "Onemoment II", una serie di dipinti ad opera di Barnett Newman, in cui l'artista esplora la dualità dell'universo e dell'arte stessa.

Il percorso espositivo è strutturato per provocare un continuo confronto tra artisti, tecniche espressive, periodi differenti e differenti punti di vista verso la Creazione, sempre in interazione con il pubblico, offrendo un'occasione unica di mettere in relazione la storia e la contemporaneità dell'arte in un contesto mai visto prima.

Il nuovo polo museale del Museo Ebraico Contemporaneo di San Francisco, recente capitolo della sua ultraventennale storia, progettato dal noto architetto [b]Daniel Libeskind[/b] è stato concepito per divenire un centro attivo e punto di incontro dove un pubblico di ogni età e cultura avrà modo di condividere emozioni e idee attraverso l'esperienza dell'arte. L'edificio, la cui struttura si ispira all'espressione augurale ebraica "[b]L'Chaim[/b]" (alla vita) è una vera rappresentazione fisica della missione del Museo, di unire le forze di tradizione ed innovazione per esplorare l'esperienza ebraica del XXI secolo.

 

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