Fonte:

[b]Accuse a Tzahal: si basavano solo su voci
Ma i quotidiani le hanno prese per lo scoop del secolo

Testata: L'Opinione
Data: 01 aprile 2009
Pagina: 6
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «I crimini a Gaza sono una menzogna, ma il danno è fatto»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 01/04/2009, la cronaca di Dimitri Buffa dal titolo " I crimini a Gaza sono una menzogna, ma il danno è fatto ".[/b]

Tutte le bugie hanno le gambe corte dice il proverbio. E anche le falsità mosse di recente a soldati israeliani (cioè di avere deliberatamente sparato e ucciso civili palestinesi durante l’operazione “piombo fuso”, quella fatta contro Hamas nello scorso gennaio all’interno della striscia di Gaza) hanno subito questo destino. L’ inchiesta interna immediatamente condotta dalle forze armate è ormai quasi completata ma già da giorni il Jerusalem Post, citando una fonte interna all’Idf, ne ha anticipato le conclusioni. Naturalmente i giornali europei o non hanno ancora dato la notizia o l’hanno pubblicata tentando di nasconderla nelle pagine interne. Con ben altro rilievo delle sparate in prima pagina di “Repubblica”, del “Corriere” e de “L’Unità”, solo per citare esempi di casa nostra, ma anche di “The independent”, per citare esempi di casa altrui.

Gli investigatori hanno esaminato le accuse mosse da giovani ex-allievi del corso pre-militare “Rabin” durante una sessione di gruppo tenuta in febbraio, poi trascritte e pubblicate su un bollettino interno dell’accademia. Le testimonianze sono state successivamente riprese e rilanciate, come se fossero già provate, da “Haaretz”, che in Israele è considerato fazioso come “la Repubblica” in Italia, per poi finire sulle prime pagine dei mass-media di tutto il mondo. Durante la sessione di gruppo tenuta all’accademia, un soldato in particolare aveva accusato un tiratore scelto d’aver aperto il fuoco contro una madre palestinese e i suoi due bambini nella piena consapevolezza che si trattasse di civili. E questo dopo che il comandante dell’unità aveva detto loro di dirigersi verso una zona off-limits. “Tutti i soldati che hanno partecipato a quella sessione di gruppo sono stati sentiti – ha spiegato la fonte militare al Post –per capire se avessero assistito personalmente ai fatti che riferivano. Da tutte le testimonianze che abbiamo raccolto possiamo concludere con certezza che nessuno dei soldati che hanno mosso le accuse ha assistito di persona ai fatti che ha poi raccontato. Era tutto fondato su voci e sentito dire.” Un esempio? “Nel caso dei supposti spari contro la madre coi bambini – ha sostenuto la fonte del Jpost – ciò che è realmente accaduto è che un tiratore scelto ha sparato dei colpi d’avvertimento per avvertirla che stavano entrando nella zona off-limits. Lo sparo non era nemmeno rivolto nella loro direzione. A quel punto il comandante della squadra è corso su per le scale dell’edificio palestinese, ha raggiunto il tetto e ha chiesto al tiratore perché diavolo sparasse ai civili. Il tiratore ha risposto di non aver sparato su civili, ma i soldati al primo piano dell’edificio hanno sentito solo la domanda gridata dal comandante. Da lì ha preso il via la diceria, che poi si è andata spargendo.” “Possiamo perciò affermare con la massima certezza – dice sempre la fonte del Post – che il tiratore non sparò contro la donna e i suoi figli. Più tardi, il comandante della compagnia ha parlato con il tiratore e con il suo superiore. Dunque sappiamo per certo che quel ‘crimine’ semplicemente non è mai avvenuto”. Falsa sarebbe risultata anche una seconda accusa di spari contro civili, ma l’infrmatore non ha voluto dire di più al Post perché le indagini sarebbero ancora in corso. “Stiamo indagando tutte le denunce – sottolinea la fonte – per verificare se si tratta di incidenti che hanno effettivamente avuto luogo, e trarre le necessarie conclusioni. Purtroppo, pur di accaparrarsi una specie di scoop, certi organi di stampa hanno ripreso e rilanciato queste storie senza alcuna verifica. È disdicevole che dei mass-media si facciano portavoce in tutto il mondo di questo genere di deformazioni”. Il danno all’immagine d’Israele causato dalle accuse, aggiunge l’ufficiale, difficilmente potrà essere riparato, a prescindere dai risultati delle indagini. Poi aggiunge: “E’ disdicevole che dei mass-media si lascino usare in questo modo per diffondere le manipolazioni della propaganda palestinese. Basterebbe ricordare l’accusa a Israele d’aver ucciso 48 civili in una scuola Onu di Gaza: in realtà morirono sette persone, di cui quattro erano terroristi armati, ed erano tutte all’esterno dell’edificio scolastico. Anche l’Onu ha ritirato l’accusa e si è scusato, ma ormai il danno è fatto e rimane”.

 

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