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[b]Secondo un antico calcolo della tradizione rabbinica, la sera di martedì 7 aprile 2009 il sole verrà a trovarsi nella stessa posizione in cui stava all’inizio della creazione. Il mattino successivo, mercoledì 8 aprile, entro le prime tre ore dall’alba, i fedeli, terminata la preghiera mattutina di Shachrìt, usciranno dalle Sinagoghe e davanti al sole reciteranno una preghiera speciale. Questo strano rito, detto Birkàt ha-chammà (benedizione del sole), si ripete nel calendario ebraico molto raramente: una volta ogni ventotto anni, perché appunto solo ogni ventotto anni il sole torna nella posizione iniziale del suo ciclo. [/b]

Tutto questo ha uno strano aspetto di mistero, ma in realtà ogni particolare può essere spiegato; bisogna seguire un ragionamento un po’ complicato, che si cercherà di rendere il più chiaro possibile. Queste note ci introdurranno alla comprensione di quello che oggi è il più raro e probabilmente meno conosciuto dei riti ebraici.
Un evento che accade ad una certa ora del giorno, in un giorno della settimana e del mese, corrisponde a una determinata posizione sole-terra. La terra gira intorno al sole (un tempo si pensava il contrario) e impiega un anno per tornare nella stessa posizione in cui si era verificato l’evento. Sarà nello stesso giorno del mese, ma a che ora e in che giorno della settimana? Tra i Maestri del Talmùd c’erano due opinioni sulla durata dell’anno solare: quella di Mar Shemuel (la stessa alla base del calendario Giuliano) per cui l’anno è di 365 giorni e sei ore, e quella di Rav Adà bar Ahava che dava una misura lievemente inferiore, che più si avvicina ai calcoli attuali. Seguendo Mar Shemuel l’anno comprende 52 settimane e un piccolo resto di un giorno e un quarto, trenta ore. Che cosa comporta questa differenza? Che l’evento viene spostato di anno in anno, rispetto al conto della settimana, di 30 ore. Se, per esempio, un bambino è nato alle 6 di mattina di giovedi 1 gennaio 2009, l’anno dopo (che non è bisestile) sole e terra torneranno nella stessa posizione reciproca che avevano al momento della nascita il primo gennaio 2010, venerdi alle ore 12. La differenza aumenta di anno in anno (sabato 1 gennaio 2011 alle 18, ecc.); dopo quattro anni sarà diventata di cinque giorni; l’evento che si considera accadrà allora nella stessa ora del primo anno, ma in un giorno diverso della settimana. Si è compiuto quello che viene chiamato il «piccolo ciclo» del Sole. Ogni quattro anni cambierà il giorno della settimana e saranno pertanto necessari 7 cicli di quattro anni perché l’evento accada nuovamente nello stesso giorno della settimana, alla stessa ora.
Ecco dunque spiegato il misterioso numero 28: sette piccoli cicli di quattro anni fanno un «grande ciclo» di ventotto anni. Ma quale è l’evento astronomico che si considera? Secondo l’opinione prevalente è ciò che la tradizione chiama tequfàt Nisàn. L’anno è diviso in quattro stagioni, tequfòt; il termine tequfà (la cui radice indica il concetto di «girare intorno») si applica più precisamente al momento di inizio della stagione: quindi la tequfàt Nisàn è il momento di inizio della primavera, corrispondente all’incirca all’equinozio primaverile. Qual è il giorno prescelto nel calendario ebraico lunare, ai fini del rito che stiamo discutendo? Per stabilirlo dobbiamo rifarci al racconto della Genesi, e alle interpretazioni rabbiniche ad esso collegate. Nel primo capitolo della storia della creazione dell’universo, il sole e le altre sorgenti di luce furono creati nel quarto giorno della settimana, quindi dopo il «tramonto» del martedì. Che mese era? Su questo i rabbini sono divisi; una corrente, che poi ha avuto la prevalenza, sostiene che il mese era Nisàn. Dunque le prime ore del quarto giorno di Nisàn, il martedì sera, corrispondono all’inizio del ciclo solare nella creazione; di qui si conta la tequfà, perché quello è il momento in cui il sole ha cominciato a «girare»1. Come si è detto prima, affinché la tequfà torni ad essere esattamente nella stessa ora e nello stesso giorno della creazione, devono passare 28 anni. Ma come si fa a sapere quale è l’anno in cui si comincia il conto? La risposta è molto semplice: il numero degli anni del calendario ebraico viene fatto risalire alla creazione del mondo. Quindi basta dividere il numero dell’anno per 28 e quando si ha un resto uguale ad uno, quello è l’anno che ci interessa; appunto come l’anno in corso, il 5769, in cui ha inizio il 207° ciclo. Ecco dunque chiariti tutti i particolari del conto rabbinico.
2 aprile 2009

 

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