[b]di Maurizio Molinari
La Stampa
6 maggio 2009[/b]
Fonte:

[b]«Ecco quali sono le nuove idee che in mente Benjamin Netanyahu».

Daniel Pipes, direttore del Middle East Forum, è fra gli esperti di Medio Oriente americani più al corrente degli umori di Gerusalemme e parla di «nuovo approccio al negoziato».

Di cosa si tratta?[/b]

«Netanyahu appartiene a quegli israeliani che non credono più alla soluzione dei due Stati, perché comporta la volontà da parte dei palestinesi di accettare Israele come Stato ebraico. I palestinesi hanno dimostrato di non averla, come anche di non essere in grado di creare tale Stato. Dunque Netanyahu è portatore, come il ministro degli Esteri Lieberman, di un approccio differente ».

[b]Differente sotto quale aspetto?[/b]

«Finora i governi israeliani hanno dato la priorità alla creazione politica dello Stato palestinese, negoziando su confini e forze di sicurezza, ora invece Netanyahu ritiene che la priorità debba essere il consolidamento, economico e sociale, di una società palestinese senza la quale uno Stato indipendente non può nascere. Per Netanyahu l'errore commesso dai governi israeliani precedenti, da Oslo in poi, è stato quello di dire "diamogli uno Stato e poi si pensa al resto", ma questo approccio non ha funzionato perché i palestinesi hanno dimostrato di non essere in grado di creare uno Stato indipendente, continuando invece a dedicare energie e risorse ad attaccare Israele».

[b]Può Barack Obama accettare questo nuovo approccio?[/b]

«No ed è per questo che Netanyahu ci arriverà per gradi. Quando arriverà a Washington si dirà in favore dei due Stati ma lo farà con un linguaggio sufficientemente ambiguo da lasciare la porta aperta ad altri tipi di soluzioni. Netanyahu non ha alcun interesse a entrare in contrasto con Obama, farà di tutto per evitarlo e dunque si concentrerà con lui a parlare di questioni tecniche, non di grandi principi. In maniera simile a come faceva il premier Yizhak Shamir quando veniva a Washington negli anni prima gli accordi di Oslo».

[b]Israele sta ripensando gli accordi di Oslo?[/b]

«La maggioranza degli israeliani, secondo i sondaggi, resta a favore della soluzione dei due Stati ma l'umore sta progressivamente cambiando. Oslo fu uno spartiacque perché da allora, nel 1993, Usa e Israele hanno condiviso un approccio al negoziato con i palestinesi fondato su progressive concessioni da parte di Israele al fine di far nascere lo Stato palestinese. Ma a 16 anni da allora possiamo dire che è stato un fallimento. Arafat a Camp David con Ehud Barack e poi Abu Mazen nel 2008 con Ehud Olmert hanno rifiutato di portare a compimento il processo di Oslo. Dunque ci avviamo a tornare alla fase pre-1993, quando c'era un disaccordo fra gli Stati Uniti, che premevano per ottenere concessioni da Gerusalemme, e Israele, che chiedeva prima di avere in cambio dei passi avanti da parte palestinese».

 

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