Con il mese di Nissan inizia l'anno religioso, In questo mese i nostri padri furono liberati dalla schiavitù dell'Egitto, nel mese di Nissan diventammo nazione. Nel mese di Nissan, quindi, inizia la festività di Pessach, memoriale di tutti questi eventi.

Durante tutto il mese – con un'unica eccezione – è vietato digiunare, pronunciare preghiere penitenziali, cantare lamentazioni. Durante lo shabbath che precede Pessach – lo chiamiamo Shabbat ha Gadol il grande Shabbath, per i grandi miracoli che avvennero in quel tempo -, il Rabbi dà alla comunità una catechesi sui precetti di Pessach e alla vigilia di Pessach i primogeniti digiunano in memoria del castigo che si abbatté sull'Egitto, la decima e più terribile delle dieci piaghe: la morte dei primogeniti. Israele ne fu risparmiato, non per i suoi meriti – non ne aveva – ma per l'amore infinito del Santo, benedetto sia. Per i ragazzi che non hanno ancora raggiunto i tredici anni, la Bar-Mitzvah, digiuna il padre; ma se lui stesso è un primogenito e deve quindi digiunare per se stesso, al posto del figlio digiuna la madre.

[b]Vivere la Pasqua[/b]

Pessach 1 non è una pia commemorazione di eventi lontani: è invece un'esperienza. La Pasqua invita ogni ebreo a partecipare oggi a un evento fondamentale per lui, per il suo popolo e per tutta l'umanità.

Celebrando la Pasqua l'ebreo collabora con Dio nella redenzione del mondo.

Ma com'è possibile partecipare oggi ad un evento che ebbe luogo più di tremila anni fa? La Torah chiama le grandi feste ebraiche Moadim (giorni di incontro con Dio). Ognuna delle grandi feste ebraiche trasmette un messaggio divino, radicato in un evento storico.

La Pasqua trasmette la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. È una meraviglia che quel messaggio non ci raggiunga da un passato remoto, ma che ci venga donato ogni anno di nuovo, celebrando un evento storico che diventa oggi una parola eterna di Dio per noi.

Per l'uomo occidentale questo è difficile da capire, perché egli considera il tempo come una linea diritta, che parte da un passato remoto e non tornerà mai più, dirigendosi verso un futuro imprevedibile che nessuno può conoscere. Spicca una sola certezza, quella della propria morte. Da questa l'uomo "occidentale" cerca di fuggire in molteplici faccende alienandosi dal proprio oggi.

Perciò gli eventi dell'Esodo dall'Egitto gli sembrano un lontano passato, senza alcun significato attuale.

Ma l'ebreo non vive il tempo in questa maniera: Dio è intervenuto nella sua storia e continua a intervenire, caricandola di un significato eterno e sempre attuale.

Mentre la storia avanza, l'ebreo non avanza su una linea diritta, lasciando il passato dietro a sé,: "Noi ci muoviamo in cerchio o, meglio, in una spirale, e perciò passiamo anno dopo anno attraverso le stesse stagioni, nelle quali avvennero gli interventi storici di Dio in favore dei nostri padri" 2

Per questo gli ebrei, quando ringraziano Dio per i miracoli che ha operato nella loro storia, non parlano dei grandi eventi dicendo "in quei giorni", ma dicono "in quei giorni, in questo nostro tempo"; ancora oggi ne sono partecipi.

Quando dunque un ebreo veglia durante l'inter notte di Shavuoth 3, scrutando la Torah, non commemora semplicemente il dono della Torah sul Sinai, ma si prepara oggi a riceverla di nuovo. Quando a Tisha be Av digiuna, cantando lamentazioni seduto tutto il giorno per terra, egli partecipa alla tragedia della distruzione del Tempio e la rivive. Quando, a Sukkoth, vive per otto gironi con tutta la famiglia in una capanna di frasche, attraverso la quale si deve intravedere il cielo, egli non si ricorda semplicemente dei suoi padri che, guidati da Dio, vissero per quaranta anni pellegrini nel deserto, ma proclama attraverso quel segno che anch'egli è pellegrino su questa terra e che la sua sola luce gli viene dal cielo, da dove aspetta la venuta del Messia.

Tutto questo lo riassume molto bene Moshe Chaim Luzzato, rabbino e qabbalista italiano: " Ogni impresa operata da Dio, ogni luce che brillò in un certo tempo della nostra storia, quando questo tempo ci raggiunge attraverso la memoria, lo splendore di questa luce brilla di nuovo e i frutti di quell'impresa possono essere mietuti da chiunque è presente per raccoglierli "4.

Ogni festa dell'anno liturgico ebraico contiene dunque la propria specifica e unica emanazione di santità, e l'ebreo può così rivivere i grandi avvenimenti della sua storia e, entrando nel loro spirito, attingere forza e ispirazione per il suo cammino 5.

La prima e principale festa dell'anno Рprincipale perch̩ segna gli inizi del popolo ebraico ed ̬ quindi madre di tutte le feste dell'anno liturgico, anche dello Shabbath Р̬ Pessach, la Pasqua, che gli ebrei chiamano " il tempo della nostra liberazione ".

Questa liberazione cade sempre di primavera, nel mese di Nissan. Ma questo non è, il mese della liberazione perché in esso avvennero i prodigi dell'esodo: i prodigi dell'esodo avvennero invece in quel mese perché così Dio l'aveva preordinato per manifestarsi e per liberare, innestando la liberazione spirituale in un fenomeno naturale di vita, festeggiato ciclicamente da tutti i popoli: la primavera.

È la stagione nella quale la natura, libera dalle catene dell'inverno, si rinnova e si riveste di nuovo splendore. Questa è la stagione della libertà nella quale risuona la voce dell'amato: " Alzati, amica mia, vieni, mia bella, mettiti in cammino. Ecco l'inverno [della schiavitù] è passato 6.

Questa è la stagione nella quale sono state aperte le sorgenti della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto; liberazione per poter servire ed amare Dio. Queste sorgenti che si aprono nuovamente ogni anno zampillano con tutta la loro forza ogni mese di Nissan.

La schiavitù e la liberazione dall'Egitto costituiscono la pietra di fondazione di Israele; su di esse poggia tutta la sua storia. Per questo i saggi di Israele possono dire: " Ogni periodo di esilio nella storia del nostro popolo fu prefigurato dalla schiavitù d'Egitto e ogni atto di liberazione, fino a quando giungerà quello definitivo, l’ avvento del Messia, ha le sue radici in questa redenzione originale, che avvenne durante l'eterna stagione della nostra liberazione dall'Egitto ".

Ecco perché l'ebreo nella notte di Pessach diventa partecipe di quell'intervento fondante attraverso il quale Dio stesso si scelse un popolo, lo adottò e lo strappò dal potere di un altro, dimostrando così che egli è il Signore della storia.

Entrando in questa esperienza e assorbendone gli insegnamenti, l'ebreo prepara il mondo per la venuta del Messia, aspettando l'ultima manifestazione della gloria di Dio e la liberazione definitiva del suo popolo e dell'umanità.

Come avviene questo? Quando giunge questa notte gli ebrei si siedono, famiglia per famiglia, comunità per comunità, come fecero i loro padri, attorno a una mensa addobbata con i segni della redenzione e proclamano le meraviglie che Dio ha operato per loro; poi mangiano e bevono (consumando si partecipa) i segni della loro salvezza, la loro stessa liberazione.

il Seder pasquale è quindi un dono di Dio, un'opportunità che Dio offre per rivivere e non soltanto per ricordare l'esodo dall'Egitto.

Rabbi Yitzchaq Luria, il grande mistico e qabbalista 7, dice: " Quando la Pasqua è preparata e celebrata come si deve le forze spirituali che si manifestarono durante la prima Pasqua agiscono nuovamente. Per questo il Talmud dice: "In ogni generazione uno si deve considerare come se lui stesso uscisse dall'Egitto". Ecco perché la preparazione della Pasqua è una condizione essenziale per poter riviverla " 8

Dice il Maharal 9: " Ognuno si applichi con riverenza a seguire le indicazioni dei saggi che hanno fissato nella Haggadah lo svolgersi dei riti del Seder. Nessun dettaglio ci sembri di troppo, anche se ci sono molte cose attorno alla Pasqua che ci potrebbero sembrare superflue. Neanche il minimo segno, il minimo gesto è senza significato ed efficacia ".

Il Sefer Hachinuch10 aggiunge: " Una persona è motivata per le sue azioni ".

L’esperienza del proprio esodo non può essere un esercizio intellettuale, un pio sentimento o una decisione della nostra buona volontà. Bisogna preparare e lavorare per creare un ambiente e un clima nei quali l'esodo sia evocato attraverso segni evidenti.

Questo è lo scopo del Seder pasquale. Le sue parole e i suoi segni sono intesi a provocare un'esperienza personale e comunitaria di liberazione dalla schiavitù. Perciò ogni pur minimo segno e dettaglio usato durante la notte devono essere considerati come strumenti che aiutano a raggiungere questo scopo spirituale: sono come tessere di un mosaico, indispensabili perché Dio possa comporre per l'uomo l'insieme di un disegno.

I riti del Seder e i minimi dettagli del testo della Haggadah sono stati composti con uno scopo ben preciso: aiutare a ri-sperimentare la redenzione dall'Egitto. Questo viene anche significato dal nome " Seder di Pasqua ", cioè ordine di Pasqua: ogni minimo dettaglio della notte pasquale fa parte di un progetto unico. Perciò una serie di segni scandisce ogni tappa della notte di Pasqua. Chi è presente in questa notte viene condotto dall'esperienza di schiavitù alla gioia della libertà.

il Maharal afferma ancora: – Seguendo tappa per tappa il modello tracciato dai padri, prepariamo l'avvento della redenzione finale perché, come si è già detto, ogni Pasqua fa rivivere l'esperienza della prima liberazione e fa presagire quella successiva, fino all'ultima e definitiva liberazione ".

Quali sono i principali elementi che devono precedere il Seder pasquale?

L'annuncio della Pasqua;
La preparazione della Pasqua.
Tutta la vita dell'uomo è preparazione. La storia prepara l'umanità per il regno di Dio, per la venuta del Messia e per la risurrezione dai morti. La vita di ogni singolo individuo lo prepara per la vita eterna. Anche nella vita quotidiana dell'uomo, ogni passo importante, ogni decisione che inciderà sul futuro devono essere preparati.

Così non stupisce che prima di uscire dall'Egitto e poi, di nuovo, prima del dono della Torah, sia stato comandato agli ebrei di prepararsi per quei grandi eventi.

L’ebreo si prepara attraverso il proprio vissuto a uscire da se stesso. Quando si alza al mattino proclama: " Preparati, Israele, all’incontro con il tuo Dio "11. E così, di comandamento in comandamento, si prepara. Quando si alza al mattino, si lava per prepararsi alla preghiera mattutina, poi prega per prepararsi alla storia che lo aspetta lungo la giornata. Ogni giorno della settimana è preparazione per lo Shabbath. I saggi dicono: " Chi ha lavorato prima dello Shabbath, avrà qualcosa da mangiare il giorno dello Shabbath". Durante lo Shabbath l'ebreo si prepara per la vita eterna. Ma in nessuna occasione la preparazione viene così insistentemente sottolineata dalla Torah come a Pessach, perché a Pasqua si esce dalla schiavitù. Questa preparazione ha il suo centro attorno a un segno.

da: www.nostreradici.it

 

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