[b]Nave dirottata al porto di Ashdod
Via Twitter l'annuncio dell'abbordaggio. La conferma di Israele: «Non c'è stata alcuna violenza»[/b]

[b]Manovre israeliane nel porto di Ashdod (Reuters)MILANO -[/b]
La nave «Rachel Corrie» è stata catturata dalla marina israeliana, che l'ha costretta a dirigersi verso il porto israeliano di Ashdod. Lo ha riferito attraverso Twitter l'organizzazione pacifista Perdana, comproprietaria dell'imbarcazione. Tutti i passeggeri a bordo stanno bene. La nave è visibile da Gaza. Anche fonti dell'organizzazione Free Gaza hanno annunciato tramite il sito di microblogging la cattura della «Corrie».

L'esercito israeliano ha poi confermato che soldati delle forze speciali sono saliti a bordo della nave: «Le nostre forze sono salite a bordo della nave e ne hanno preso il controllo senza alcuna resistenza da parte dell’equipaggio e dei passeggeri. Tutto si è svolto senza violenza», ha affermato il portavoce dell’esercito. L’abbordaggio si è svolto in acque internazionali. I soldati sono giunti sulla nave via mare su piccole imbarcazioni e non si sono calati dagli elicotteri come era avvenuto lunedì sulla nave turca «Mavi Marmara», quando nel corso del blitz sono morte nove persone. Un portavoce dell'esercito ha detto che l'abbordaggio è avvenuto con l'assenso degli attivisti del Free Gaza Movement che si trovano a bordo. La nave irlandese, in navigazione verso la Striscia di Gaza, aveva ignorato le richieste della marina israeliana di cambiare rotta e dirigersi verso il porto Ashdod (sud di Israele).
«ISPEZIONE, POI GLI AIUTI» – «Israele – ha ripetuto il portavoce militare – non ha problemi a far attraccare la "Rachel Corrie" ad Ashdod e ad aiutare poi l'equipaggio a trasferire gli aiuti a Gaza» via terra. Ha tuttavia aggiunto che occorrerà prima «ispezionare il carico, per verificare che non vi siano esplosivi o munizioni». Israele ha imposto severe restrizioni attorno alla Striscia, fin dall'avvento al potere nell'enclave palestinese degli islamico-radicali di Hamas, nel 2007. Gli attivisti, tuttavia, considerano illegittimo tale blocco, la cui revoca è chiesta con crescente insistenza anche da diversi attori della comunità internazionale: tanto più dopo il sanguinoso blitz di lunedì.

«NESSUNA INTESA» – Venerdì sera il ministero degli Esteri irlandese e quello israeliano avevano delineato un'ipotesi di accordo affinchè l'ultima nave della Freedom Flotilla decisa a superare il blocco potesse attraccare ad Ashdod con la garanzia israeliana dell'apertura di un corridoio via terra attraverso il quale lo stesso equipaggio avrebbe potuto poi consegnare il suo carico di aiuti a Gaza, previ i controlli di sicurezza. Ma gli attivisti filo-palestinesi a bordo hanno fatto sapere di non volervi aderire. «Noi – ha dichiarato nella notte per telefono dalla nave uno dei pacifisti, John Graham – non abbiamo intenzione di accettare alcuna intesa che ci voglia coinvolgere legittimando l'assedio (navale israeliano) contro la Striscia di Gaza».

L'ONU: «BLOCCO ILLEGALE» – L'Alto commissario dell'Onu per i Diritti umani, Navi Pillay, ha detto sabato che il blocco israeliano della Striscia di Gaza è illegale e che va rimosso, e ha al contempo reiterato l'appello per una inchiesta sul blitz contro la nave dei pacifisti «Marmara». «La legge umanitaria internazionale vieta di affamare un popolo come arma di guerra… ed è proibito anche imporre ai civili punizioni collettive» ha detto Pillay. Secondo la responsabile dell'Onu vi sono numerosi Stati membri per i quali «il blocco è illegale e deve essere rimosso»; inoltre anche se la legge internazionale lo ritenesse legale, l'operazione militare israeliana di lunedì contro la flottiglia di pacifisti dovrebbe essere analizzata dal punto di vista degli obblighi di Israele di consentire l'accesso a Gaza degli aiuti umanitari.

ERDOGAN VALUTA SE MANDARE MARINA – Tayyip Recep Erdogan sta valutando se usare la sua Marina per rompere l'assedio di Gaza. Lo scrive Debkafile, un sito considerato vicino all'intelligence israeliana, che cita i servizi segreti turchi. Il premier turco starebbe addirittura pensando di salire a bordo egli stesso di un futura nave di attivisti filo-palestinesi, convinto che Israele non avrebbe il coraggio di intervenire per bloccarlo.

USA: «BLOCCO INSOSTENIBILE» – Secondo fonti di Debkafile ad Ankara, l'amministrazione di Obama è comunque in stretto contatto con il premier turco per cercare di raffreddare gli animi. A proposito del blocco su Gaza, Hammer ha detto che «la situazione attuale è insostenibile e deve essere cambiata». Gli Usa lavorano attivamente con Israele, l'Autorità Palestinese e altri partner internazionali, «per mettere a punto nuove procedure per la consegna di materiale e assistenza alla popolazione di Gaza, evitando nel contempo l'importazione di armi».

ATTIVISTI UCCISI A BRUCIAPELO -Intanto oggi il quotidiano britannico Guardian, citando le autopsie svolte in Turchia, scrive che i nove attivisti turchi uccisi dalle forze armate israeliane sono stati raggiunti da almeno una trentina di colpi d’arma da fuoco. Si tratterebbe di pallottole da 9 millimetri, sparate in molti casi da distanza ravvicinata; cinque delle vittime sono state colpite alla testa, scrive il medico legale turco, incaricato di effettuare le autopsie dal ministero della Giustizia di Ankara. In particolare, Ibrahim Bilgen, 60 anni, è stato colpito da 4 proiettili alla tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Un diciannovenne, Fulkan Dogan, con cittadinanza americana, è stato raggiunto da cinque colpi sparati da meno di 45 centimetri, alla faccia, alla nuca, due volte alle gambe e una alla schiena. Altri due uomini sono stati uccisi da almeno quatto colpi ciascuno e cinque delle vittime hanno ricevuto proiettili nella schiena, ha riportato Yalcin Buyuk, vice-presiente della commissione di medicina legale.

Redazione online
05 giugno 2010

 

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